Le altre Caivano: un'alternativa per i ragazzi del Quarticciolo di Roma

Non c’è solo Caivano. Sono decine le periferie a rischio in Italia e, con il decreto che prende il nome dal Comune campano , il Governo ha deciso di riqualificarne sette, considerate ad “alta vulnerabilità sociale”. Fra queste, il Quarticciolo di Roma. Siamo nella periferia Est della Capitale dove, come in molte aree suburbane, si intrecciano disagi e soluzioni che nascono dal basso. I problemi hanno principalmente a che fare con la microcriminalità e con lo spaccio, in particolare del crack, in cui sono arruolati anche molti minori. Per loro, le alternative sono offerte perlopiù dall’associazionismo che provvede ai doposcuola, alla palestra popolare e a un ambulatorio. Ma dal 2025 il Governo promette fondi per finanziare opere pubbliche, scegliendo la via – la stessa impiegata in tutte le periferie individuate dal decreto Caivano Bis – del commissariamento. Cosa prevede il decreto Di fatto, il decreto Caivano Bis finanzia opere per la riqualificazione delle periferie. Si tratta di 180 milioni di euro in tre anni ripartiti in tutta Italia, di cui 100 stanziati solo per il 2025. Al Quarticciolo potrebbero arrivare quest’anno circa 10 milioni di euro. Tradotto: un’iniezione di denaro pubblico di circa 2500 euro per ogni abitante della borgata. In realtà, ancora non è stata ancora ufficializzata la cifra destinata al quartiere romano: “Dobbiamo ancora capire di quanti soldi parliamo – commenta Mauro Caliste, presidente del Municipio V – e dobbiamo farlo velocemente, altrimenti è inutile che facciamo la lista dei desideri per il Quarticciolo”. Trovati i soldi, però, restano da decidere le opere. E il compito, da decreto, sarà affidato a un commissario straordinario con cui il dialogo – non senza proteste – è cominciato prima ancora della nomina. “D’accordo col sindaco Gualtieri – spiega Caliste – abbiamo chiesto un coinvolgimento al Governo per gli interventi da compiere con i soldi del decreto, perché altre opere sono già state avviate nel frattempo”. Tra queste, anche un’area verde e una piscina comunale. L’ultima parola sulle iniziative da portare a termine, al momento, resta al futuro commissario ma le deputate Pd Michela di Biase e Debora Serracchiani hanno presentato un’interrogazione parlamentare indirizzata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per chiedere i “parametri oggettivi” dell’inserimento del Quarticciolo nel decreto Caivano Bis, definendolo come una scelta “non condivisa con i vertici di Roma Capitale”. Ma a preoccupare i residenti è anche l’estensione di alcune misure repressive, prevista dal decreto Caivano Bis, nei confronti dei minori coinvolti nella criminalità: Daspo, custodia cautelare in carcere e aumento delle pene per la detenzione e lo spaccio di armi e droga. “Una eccessiva militarizzazione del quartiere – commenta il presidente del Municipio V – significherebbe delegittimare il lavoro straordinario che stanno facendo le Forze dell’ordine, colpendo la criminalità alla testa e non alle gambe”. Cosa si fa già al Quarticciolo “Non vogliamo cattedrali nel deserto”, ripetono dalla borgata. “Quarticciolo non è un deserto, gli abitanti hanno costruito esperienze resistendo all’abbandono istituzionale e alla devastazione della vendita di crack”, rilancia in una nota l’associazione Quarticciolo Ribelle. In effetti, l’impegno della cittadinanza ha permesso negli anni la costruzione di alternative per i minori coinvolti nelle piazze di spaccio, in assenza di spazi pubblici di aggregazione e formazione. Una su tutte, la palestra popolare che da otto anni rende accessibile a tutti uno spazio, l’unico da tempo al Quarticciolo, per praticare sport gratuitamente. “Abbiamo anche un doposcuola, un teatro biblioteca e altri spazi mantenuti dal tessuto associativo – spiega Pietro Vicari, membro di Quarticciolo Ribelle – La situazione resta molto grave: non diciamo “no” al decreto perché sosteniamo che i problemi siano inventati. Ma non si tratta di una emergenza, è una condizione strutturale: lo spaccio ha sostituito qualsiasi forma di economia nel territorio e i servizi pubblici sono stati dismessi e abbandonati, così come le politiche sulla casa”. La richiesta della borgata, perciò, è che il decreto non finanzi nuove opere senza ascoltare le esigenze degli abitanti. Che sono ancora molte: “Il consultorio ormai è aperto un giorno solo a settimana, è un presidio fondamentale”, commenta il presidente del Municipio V. E ancora: “Ci sono molte cose da fare per dare alternative ai più piccoli – conclude Pietro Vicari – come la piscina comunale, che è stata abbandonata nel 2015. Ma dobbiamo pensare anche agli anziani: ad oggi sono un centinaio quelli chiusi e segregati dai terzi e quarti piani di casa, perché non possono fare le scale e non esistono neanche gli ascensori. Molti scappano dal Quarticciolo ma dobbiamo convincerli a spendere le proprie competenze nel quartiere, altrimenti non costruiremo mai un’altra strada allo spaccio per i ragazzi”.

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