Come si diventa italiani: lo Stivale e il record di cittadinanze

Italiani si nasce, per lo più. Ma alcuni lo diventano. Nel 2023 è capitato a oltre 200mila persone, più o meno la popolazione di una città come Padova. La cifra è, insieme a quella del 2022, la più alta dell’ultimo decennio, e pure la più alta d’Europa. Tanto che qualcuno, anche in vista del possibile referendum che propone di dimezzare i tempi di attesa per poter chiedere di diventare cittadini del nostro Paese, ha definito la nostra legislazione in materia molto generosa. Ma è davvero così? Proviamo a capirlo dando un’occhiata ai dati. Pandemia e flussi Partiamo dai totali. I 213.567 nuovi cittadini italiani del 2023 rappresentano praticamente lo stesso numero dell’anno precedente . Si tratta, come si diceva, delle due cifre più elevate registrate dal 2013 in poi. Il precedente picco risaliva al 2016 quando si superarono di poco le 200mila unità. Ma perché questo exploit nell’ultimo biennio? In parte, ha spiegato Istat nell’ultimo rapporto su questo argomento, i numeri record dipendono dalla necessità di recuperare i procedimenti rimasti in sospeso nel periodo della pandemia quando ci fu un rallentamento delle acquisizioni. È anche colpa del Covid, insomma. Ma questa è solo una porzione della storia e probabilmente non la più importante. Per chi studia questi fenomeni, dietro al rialzo degli ultimi due anni ci sono infatti soprattutto fattori legati ai flussi migratori e alla loro tempistica. “Una parte importante delle persone immigrate che sono ora in Italia sono arrivate all'inizio degli anni 2000 e hanno finalmente maturato i requisiti per chiedere la naturalizzazione”, Livia Ortensi, professoressa di Demografia presso l’Università di Bologna. I dati confermano. La quota più ampia di cittadinanze del 2023 - circa 85mila, pari al 40% del totale - è scaturita proprio dalla residenza. Vale a dire che nella maggioranza dei casi i nuovi italiani sono stranieri che hanno risieduto sul suolo italico per almeno un decennio, periodo dopo il quale la legge prevede si possa far richiesta di cittadinanza . Discorso analogo per l’altra grande fetta di cittadinanze concesse nell’anno 2023. Tra i nuovi italiani del 2023 ci sono infatti quasi 63mila minori ai quali è stata esteso lo status di cittadino Stivale acquisito nel frattempo dal genitore con il quale convivevano in modo stabile. Complessivamente, residenze e minori rappresentano quasi il 70% delle acquisizioni avvenute nel corso del 2023. L’importanza del sangue Più bassi i numeri per le altre procedure. Quasi 25mila persone hanno beneficiato di un matrimonio con un cittadino del Belpaese. Mentre 14mila sono stati gli stranieri nati in Italia che al compimento del diciottesimo anno di età hanno richiesto e ottenuto, come loro diritto, la cittadinanza tricolore. Infine, sempre secondo Istat, ammontano a 26mila coloro che sono divenuti italiani tramite la procedura definita “ius sanguinis”. Se guardiamo all’andamento nel tempo delle varie forme di acquisizione, proprio questa ha fatto registrare l’incremento maggiore negli ultimi anni . Chi sono? Si tratta per lo più di stranieri che dimostrano di avere avi italiani. Nel 2023 la maggior parte di questi, circa 16mila, erano argentini. “L'ipotesi più probabile - spiega sempre Ortensi - è che si tratti di una risposta alle molte incognite sul piano economico che il paese sudamericano sta attraversando. Del resto la legge italiana è ancora pensata con la logica di un paese di emigrazione: tutela i discendenti degli emigrati italiani che lasciarono il nostro paese anche molto tempo fa e che oggi si trovano ad avere un notevole vantaggio sugli altri, potendo contare su uno dei più forti passaporti al mondo, quello Italiano”. Cittadinanza generosa? Complessivamente, si diceva, oltre duecentomila nuove cittadinanze nel 2023. La cifra, secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, è la più alta tra tutti i Paesi Ue, superiore anche a Francia e Germania che pure hanno una popolazione maggiore della nostra. Come si spiega questo primato? Di nuovo, è questione di flussi. I numeri italiani di questi ultimi anni sono alimentati dagli immigrati di uno o due decenni addietro che stanno maturando i requisiti per la cittadinanza. Questo non accade per quei Paesi che hanno una storia di immigrazoine più lunga. “Stati di più antica migrazione, come Francia e Germania, non hanno un ‘prima’ e un ‘dopo’ l'inizio dei flussi migratori come si è osservato per Italia, Spagna e Grecia a partire dagli anni '90 e ancora di più degli anni 2000”, conclude Ortensi. “Magari hanno meno acquisizioni di cittadinanza annue, ma hanno seconde, terze e quarte generazioni di immigrati. La nostra storia è molto recente al confronto”.

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