TikTok ban da gennaio negli Usa, la reazione degli influencer fra grazie e arrivederci

Non è ancora detta l’ultima parola, ma il destino di TikTok negli Stati Uniti sembra appeso ad un filo. A decidere cosa ne sarà di questa piattaforma social sarà la Corte Suprema, chiamata a valutare una legge federale che entrerà in vigore il prossimo 19 gennaio vietando di fatto la popolare app su tutto il territorio statunitense, a meno che la proprietà cinese non decida di venderla ad una compagnia americana. I tempi sono stretti: la Corte prenderà in esame la contestazione di TikTok contro il “ban” il 10 gennaio, quindi solo una manciata di giorni prima che la legge sia definitiva. “TikTok abbiamo un problema” dice Lady Blue ai suoi parlando dal profilo ufficiale “presto molti dei miei spettatori non potranno più usare questa piattaforma ed è piuttosto triste dato che siamo una comunità di quasi un milione di persone”. Influencer che si occupa di moda dispensando consigli su come diventare donne eleganti senza essere schiave delle ultime tendenze, ha sviluppato un modello di business per cui vende guide per insegnare ad essere raffinati “se volete restare in contatto con me” suggerisce “sarò su Instagram e Youtube e se nasceranno altre piattaforme dopo il TikTok ban sarò anche lì”. Un messaggio, il suo, a metà strada fra l’addio e l’arrivederci altrove. Ciò che stanno cercando di fare gli influencer, e tutti coloro che hanno un’attività professionale interamente basata sui social o che sfrutta molto la piattaforma per promozione, marketing e vendite, è trovare luoghi virtuali alternativi dove lavorare senza perdere i contenuti fatti finora e soprattutto il seguito guadagnato in termini di follower. “Vogliamo dirvi grazie, TikTok ha completamente cambiato le nostre vite” dicono in un primo video messaggio Joe Mele e suo padre Frank, che solo qui hanno 29,9 milioni di follower “saremo sempre grati per le persone che abbiamo incontrato e le risate che abbiamo generato”. Per chi non li conoscesse, Joe è un giovane di Long Island che ha iniziato ad usare i social durante la pandemia, mentre era al college, e nel giro di due anni ha raggiunto una popolarità da star semplicemente postando sketch girati dentro casa insieme ai membri della sua famiglia, scene di vita quotidiana insomma, dove suo padre Frank è spesso coprotagonista. Un successo veloce e in costante crescita, che ha permesso loro di trasformare questo passatempo in un’attività remunerativa grazie a collaborazioni e sponsor. Poi un secondo video che inizia con il sorriso e lo stile tipico di padre e figlio: rassicurano tutti che senza TikTok staranno bene e potrebbero anche decidere… potrebbero dire…. E l’unica cosa che riescono a fare è chiedere fra le smorfie: “per favore! Non chiudete Tiktok!” Sì, la speranza generale è che succeda qualcosa che cambi quello che ormai sembra certo, la chiusura della piattaforma, perché per chi lo usa in modo professionale, non sembra esserci al momento un’alternativa altrettanto attraente, con un algoritmo in grado di proporre ad un pubblico tanto ampio un singolo contenuto e portarlo velocemente alla viralità. “Storicamente tutto quello che viene fatto dagli Stati Uniti tende ad essere imitato in Europa” spiega nel suo reel Nyomi, UGC creator con base ad Amsterdam “e parliamoci chiaro” prosegue “se il ban di TikTok diventerà realtà negli Usa, passerà pochissimo tempo prima che gli europei inizino a sentire la pressione di fare lo stesso, quindi noi content creator europei dobbiamo iniziare a metterci alla prova subito smettendo di fare affidamento solo ad una piattaforma”. Questa volta però pare che l’Europa stia addirittura superando in velocità gli Stati Uniti. È notizia di questi giorni infatti che Edi Rama in Albania ha deciso di bannare TikTok per un anno. Le motivazioni sono diverse da quelle che hanno spinto Biden e poi Trump, non si tratta di infatti di sicurezza nazionale ma di proteggere i più giovani: “TikTok sta prendendo in ostaggio i nostri figli” ha dichiarato Ogerta Manastirliu, la ministra dell’Istruzione a seguito di alcuni violenti episodi fra giovanissimi iniziati dopo schermaglie sui social, e così Tirana, dopo un giro di consultazioni con rappresentanti di insegnanti e genitori, bloccherà il social su tutto il territorio nazionale a partire dalle prime settimane del 2025. Si tratta dell'inizio della fine?

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