La corruzione in Italia e nel mondo. Cosa dicono (e non dicono) i dati

Ci sono aree del mondo che sono più libere dalla corruzione. E altre in cui imperversa come una piaga. Ci sono poi paesi in mezzo al guado. Dove si è fatto bene negli ultimi anni ma si potrebbe migliorare ancora. L’Italia è fra questi. Ed è bene ricordarlo il 9 dicembre, quando si celebra la Giornata internazionale contro la corruzione, che è anche l’occasione giusta per provare a capire che cosa sappiamo sulla diffusione di questo fenomeno a livello globale e italiano . La corruzione nel mondo La corruzione è ovunque. Ma, si diceva, non penetra dappertutto alla stessa profondità. O almeno così pare a chi ci vive. Perché una delle risorse migliori a nostra disposizione per avere un’idea sul fenomeno in un dato luogo è proprio la percezione dei residenti. Ed è questa la prospettiva che ci offre la mappa realizzata con i dati del Corruption perception index dell’organizzazione non governativa Transparency International. Il mondo non è colorato uniformemente. E dove la scala di rosso è più intensa, là le persone che ci abitano ritengono che la corruzione sia più diffusa. Dove dunque? In gran parte dell’Asia, in quasi tutta l’Africa e l’America Latina. Va meglio, invece, in Oceania, nell’America settentrionale e in Europa. I punteggi più bassi, e dunque peggiori, si riscontrano in Somalia, in Africa orientale, in Siria, Paese martoriato da una guerra forse alla fine, in Venezuela, dove crisi sociale, economica e politica si intrecciano da tempo. Ma attenzione: anche all’interno delle macro-aree più felici ci sono differenze. L’Europa, per esempio, ospita alcuni dei Paesi con il punteggio più alto, il che significa minore corruzione percepita. Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia si piazzano tutte nelle prime sei posizioni della classifica. Germania, Paesi Bassi e Irlanda sono poco lontane. Come dire, la Scandinavia e il nord del continente in generale risultano più virtuosi. Diverso il discorso per l’est e per l’area mediterranea. Qui i livelli di corruzione non sono altissimi se confrontati con altre zone del pianeta ma non si collocano certo allo stesso livello dei Paesi nordici. La situazione dell'Italia In questa terra di mezzo c’è anche l’Italia. Il cui punteggio negli ultimi anni è comunque in miglioramento. Si è passati dai 42 punti del CPI 2012 ai 56 del 2023, sono 14 punti in un decennio . La tendenza alla diminuzione della corruzione fotografata dall’indice di Transparency International è confermata anche dalle indagini nazionali. Secondo l’Istat, che all’inizio dell’estate ha pubblicato un aggiornamento della sua analisi in merito, la situazione rilevata nel triennio 2020-2023 è complessivamente migliore rispetto a quella del periodo 2013-2016: si è passati dal 2,7% delle famiglie che hanno subito almeno una richiesta di denaro, regali o altro, all’1,3%. Certo, nel frattempo c’è stata la pandemia che, come conferma la stessa Istat, potrebbe avere influito sui dati. Ma fino a prova contraria il miglioramento resta. Quanto alle diverse aree del Paese, è il Centro quella dove la corruzione appare più diffusa. Qui il 6.8% delle famiglie, intervistate tra il 2022 e il 2023, dichiara di avere ricevuto almeno una richiesta di denaro, favori o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi nel corso della vita. Il valore più basso, 3,6%, si registra invece nelle Isole. Nella maggior parte dei casi - secondo Istat - c’è stata una richiesta esplicita da parte del diretto interessato o questi lo ha fatto capire . In quasi un quarto degli episodi è intervenuto un intermediario . I costi della corruzione Ma quanto costa la corruzione? Le stime sono varie. Qualche fonte autorevole, per esempio rappresentanti delle Nazioni Unite o dell’Ocse durante interventi pubblici, ha parlato di mille miliardi di dollari a livello globale. Il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in un’occasione ha menzionato 2.600 miliardi di fondi pubblici sottratti ogni anno nel mondo a causa della corruzione. Altri hanno sostenuto che il 5% del Pil globale se va in fumo ogni anno a causa di mazzette, richieste indebite, favori non dovuti. Infine, secondo altri ancora, una quota compresa tra il 10 e il 25% degli appalti pubblici verrebbe erosa dalla corruzione. Tutte queste cifre, che sono state più volte citate, hanno una caratteristica comune, secondo gli studiosi Cecilie Wathne del centro norvegese U4 e Matthew C. Stephenson della Harvard Law School: sono problematiche nel migliore dei casi o del tutto infondate nel peggiore. E per la maggior parte sono anche basate su dati ormai invecchiati. I due ricercatori hanno sottoposto dieci delle più citate stime sui costi della corruzione ad una analisi per accertarne l’accuratezza. E il risultato è che nessuna di questa supera un test accettabile di rigore. Insomma, sappiamo che la corruzione costa. E pure tanto. Non siamo in grado però di sapere, con un livello di esattezza accettabile, quanto. E su questo vuoto di conoscenza, dicono i due ricercatori, bisogna intervenire.

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