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Raid collettivi a Statale Milano, colloquio Bernini-rettrice

Cronaca

A quanto si apprende, la ministra dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha sentito telefonicamente la rettrice della Statale di Milano, Marina Brambilla, per un confronto su quanto accaduto negli spazi dell'ateneo con l'interruzione del convegno 'Accogliere la vita - storia di libere scelte' da parte di alcuni collettivi studenteschi

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La ministra e la rettrice hanno espresso ferma condanna per i fatti. Bernini ha inoltre offerto tutto il supporto necessario affinchè l'Ateneo rimanga un libero luogo di confronto dove non possono trovare spazio violenze e prevaricazioni. Presso la sede dell'Università Statale di Via Celoria 20 a Milano, si è tenuto un incontro organizzato dalla lista Obiettivo Studenti dal titolo "Accogliere la vita - storia di libere scelte". L'inizio dell'evento è stato caratterizzato dalla rumorosa presenza di membri di associazioni studentesche e collettivi che nei giorni precedenti avevano minacciato di sabotare il convegno: Studenti Indipendenti, UDU, Rebelot, Cambiare Rotta e coloro che da settimane stanno occupando un edificio proprio in Città Studi. 

"Gli studenti hanno messo in atto comportamenti violenti"

I membri delle associazioni "sono entrati in aula dopo qualche minuto dall'inizio dell'incontro spingendo e facendo brutalmente cadere a terra un dirigente dell'Università degli studi di Milano", spiegano in un cominciato Pietro Piva, presidente del Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio - Obiettivo Studenti ed Elia Montani, Coordinatore di Obiettivo Studenti - Statale. "Una volta entrati, hanno messo in atto comportamenti molesti, come - proseguono - lanciare acqua agli organizzatori dell'incontro e staccare i microfoni e l'elettricità in aula, intonando cori minacciosi e offensivi nei confronti di chi ha organizzato l'incontro, urlando bestemmie e arrivando a minacciare personalmente una delle relatrici. Dopo 30 minuti in cui la situazione è rimasta invariata, sono stati costretti ad abbandonare l'aula più di trecento studentesse e studenti che durante l'intera aggressione sono rimasti dignitosamente in silenzio, in attesa di poter continuare il libero incontro senza minimamente reagire alle continue e brutali provocazioni ed invettive". Secondo i due rappresentanti studenteschi: "Per noi l'universita' è, e deve rimanere, un luogo di libertà e di ricerca della verita'. Ogni voce che voglia esprimersi, nel rispetto delle voci altrui, per noi è sempre stata un valore. Noi - continuano - vogliamo un'università che sia un luogo vivace di libertà per tutti, in un mondo in cui la libertà è tutto fuorchè scontata". Oggi "chi si autoproclama portavoce dei diritti di libertà ci impedisce di parlare con metodi totalitari. inaccettabile che ci sia qualcuno che, in modo autoritario e violento, decida chi può esprimersi in università  e chi no, cosa si puo' dire e cosa no, cosa non si deve pensare e cosa va censurato". Oggi, concludono, la libertà di espressione "è stata negata a noi, e così è stata fatta violenza non solo a noi e a tutte le studentesse e gli studenti che volevano partecipare all'incontro, ma anche alla natura stessa dell'università, che è di libertà e dialogo. Calpestare la libertà di espressione significa decretare la morte dell'universita' e della nostra società. Chiediamo pertanto che tutte le persone libere, in particolare se rivestono ruoli di rappresentanza negli organi istituzionali del nostro ateneo, prendano posizione su quanto accaduto, perchè oggi è stato negato, con violenza e prepotenza, un pezzo fondamentale di democrazia".