Viaggio negli ospedali calabresi, tra mancanza di personale e aggressioni

Ospedali vista mare e montagna, nuovi, vecchi e semi abbandonati: la sanità della Calabria commissariata dal 2009 prova a resistere a carenze che in forma diversa affliggono tutto il Paese. Mancanza di personale, liste d’attesa eterne, pronto soccorso affollati di codici bianchi, dove i dottori sono vittime di aggressioni. L’episodio più recente si è verificato a Lamezia Terme dove il primario Rosarino Procopio è stato colpito con un manganello. Il presidente della regione Roberto Occhiuto nel 2022 ha stretto un accordo con Cuba per sopperire all’assenza di medici: oggi sono 340 in Calabria gli specialisti in organico provenienti dall’isola caraibica. Molti reparti senza di loro non potrebbero funzionare, ce lo raccontano i dottori che lottano ogni giorno, gli amministratori che garantiscono passi avanti, e i sindacati. Montagna: Soveria Mannelli è un paese di poco più di 3000 abitanti, in provincia di Catanzaro. L’ospedale era il punto di riferimento per un territorio di circa 35.000 persone. Nato negli anni ‘70 con 120 posti letto ne restano 20, nel reparto di medicina. Ad accoglierci il sindaco, Michele Chiodo, che ci parla con orgoglio della storia dell’ospedale, un tempo famoso per il parto nell’acqua: “Fino ai primi anni del 2000 forniva un’assistenza completa, nel 2010 questo, come altri 18 ospedali della Calabria, è stato chiuso. È classificato - spiega - di zona disagiata montana, che non risponde alle esigenze di tutela della salute in un territorio vasto come questo. La sanità territoriale è venuta meno e la gente fa fatica”. Nelle stanze colorate della pediatria resta il vuoto, nel reparto si fanno le visite soltanto la mattina. La sala operatoria si usa quasi mai. Il dottor Ivan Potente è il direttore del reparto di patologia oltre che dirigente dell’area vasta della Cgil. Indica i porta bandiera sulla facciata principale: “C’erano il tricolore e la bandiera della comunità europea, sono rimasti - racconta - i monconi a testimoniare l’abbandono. C’è una carenza cronica di personale, c’è una drammatica carenza di medicina di base”. Al pronto soccorso lavorano 6 medici, 4 cubani e due italiani tra cui il dottor Ernesto Martinelli. Non ha mai lasciato la medicina d’urgenza, nonostante sia stato anche lui vittima di violenza da parte di un paziente anni fa: “In radiologia di notte non c’è il medico, c’è solo il tecnico ma nei festivi manca. Il laboratorio è fino alle 14, ci sono dei problemi, stiamo resistendo. La sanità in Calabria è messa male”. Il primario di medicina, Gerardo Mancuso, fa la spola con Lamezia Terme, spiega che nel mese di agosto nell’ospedale, prima dell’innesto dei cubani, le turnazioni erano impossibili: “In questi anni durante questo commissariamento lungo ed estenuante abbiamo avuto anche il blocco delle assunzioni, sono andati via circa 10.000 operatori del sistema sanitario regionale e facciamo fatica adesso a riprendere quella dotazione organica. Questo ha portato ad una carenza di personale, vuoi perché il sistema non è attrattivo, vuoi perché i giovani che intraprendono specializzazione per attività ospedaliere sono sempre di meno e anche perché tra nord e sud c’è differenza sotto il profilo economico”. Mare. L’ospedale di Soverato, Catanzaro, guarda una grande spiaggia. La cittadina con poco più di 8000 abitanti esplode d’estate con il turismo, il pronto soccorso viene preso d’assalto. 80 posti, manca il reparto d’ostetricia, ma senza il supporto dei medici cubani la situazione non sarebbe sostenibile. Al pronto soccorso è da poco arrivata la dottoressa Coralis Duvalier Bandera: “Non immaginavo che un Paese del primo mondo potesse avere carenza di medici, ma bene siamo arrivati qui, ci siamo resi conto che in questa regione del sud ha questa realtà e siamo qui per aiutare a superare questa sistuazione”. Il direttore sanitario dell’intero polo di Lamezia Terme, che comprende anche Soverato, Antonio Gallucci, guarda positivo al futuro, risolto a tempo determinato, il problema del personale con i nuovi innesti: “Abbiamo avuto dei problemi relativi al turnover, i colleghi che sono andati in pensione per motivi legati ad indicazioni nazionali non sono stati sostituiti. Non posso che essere contento anche perché dal punto di vista professionale i colleghi cubani sono altamente qualificati", conclude. Secondo i dati forniti dalla regione, in Calabria il turismo sanitario è costato 294 milioni di euro nel 2023. Dopo 14 anni di commissariamento il debito, fino al 2020, è stato quantificato a 862 milioni di euro ed è in fase di pagamento. Complicato rilevare i dati del passato poiché a lungo non sono esistiti. Dal dottor La Russa del sindacato dei medici e dirigenti italiani Anaao Assomed, la riflessione della memoria storica: “È una regione che si ritiene fuori dal contesto, dagli schemi, dalle regole nazionali con delle criticità importanti, ricordo i famosi bilanci orali o le fatture pagate due volte. Un contesto difficilissimo dove tutti i problemi sono acuiti”.

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