In base a quanto emerso dagli atti della procura di Milano che ha predisposto il sequestro di 18 milioni di euro da parte del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza alla sua società, il broker con sede in Svizzera avrebbe attuato una presunta truffa finanziaria sugli investimenti, coinvolgendo tra gli altri anche Caterina Caselli, Giorgetto Giugiaro e il figlio ed ex presidente della Siea, Filippo Nicola Sugar, oltre a vari altri imprenditori
Daniele Migani, broker con base in Svizzera, risulta tra gli indagati di un'inchiesta condotta dalla procura di Milano che ha portato, nelle scorse ore, al sequestro di 18 milioni di euro da parte del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza. I reati a lui contestati, come ha fatto sapere la procura stessa, sono quelli di truffa, abusiva attività finanziaria svolta sul territorio dello Stato e omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Tra le vittime della presunta truffa finanziaria sugli investimenti, ci sono anche la cantante e produttrice discografica Caterina Caselli, il figlio ed ex presidente della Siea, Filippo Nicola Sugar, e una serie di imprenditori. Oltre al designer di auto Giorgetto Giugiaro.
Le presunte vittime
Il nome di Migani era finito al centro delle cronache già lo scorso marzo, quando era stato citato in giudizio, a Londra, da Luca Cordero di Montezemolo con la richiesta di un risarcimento pari a 50 milioni di euro. Il broker è fondatore del Gruppo Xy e, in base a quanto emerso dalle indagini, avrebbe messo in piedi "un sofisticato sistema societario, creato ad hoc al fine di collocare in Italia, attraverso una folta rete di agenti, diverse tipologie di prodotti finanziari", tra cui polizze assicurative sulla vita, strumenti finanziari derivati, servizi di investimento in un fondo lussemburghese, "in assenza delle prescritte autorizzazioni per operare fuori sede, nei confronti di imprenditori del Nord Italia in possesso di ingenti patrimoni mobiliari". Tra gli imprenditori a essere stati truffati ci sarebbero anche, tra gli altri, Luigi Filippo Orsi Mangelli Avera, membro di una famiglia dell'industria tessile, oltre a Federica Minozzi, imprenditrice di Iris Ceramica Group e protagonista anche di una docuserie televisiva.
La tesi della procura di Milano
Secondo la procura di Milano, le presunte vittime tra il 2020 e il 2024 hanno denunciato di essere state raggirate da Migani e dai suoi collaboratori, subendo "un danno patrimoniale complessivo nell'ordine di oltre 50 milioni di euro". Gli inquirenti, è emerso, hanno potuto “accertare come nella fase di procacciamento dei clienti venisse falsamente presentata l'attività finanziaria svolta dal gruppo come un servizio legittimamente erogato in Italia". Ma non solo, perché "i clienti venivano profilati come investitori professionali, seppur in assenza di specifiche competenze finanziarie, mediante la sottoscrizione della cosiddetta 'reverse enquiry', artatamente predisposta dagli agenti del gruppo societario in parola con il duplice intento di mascherare l'attività abusiva" e "l'operatività esercitata sul territorio nazionale". E il tutto senza che le società Xy Sa e Xy Eos Ticino Sa (anch’essa legata a Migani) “fossero autorizzate a svolgere attività in Italia e senza che alcune delle persone fisiche" fossero iscritte "nell'albo unico dei consulenti finanziari".
La replica
Migani e la sua società hanno replicato alle accuse. "Il gruppo societario si riserva ogni opportuna iniziativa a tutela dei propri diritti. Relativamente alle ipotesi di reato contestate e scritte nel comunicato, si evidenzia come siano tutte legate a tematiche di interpretazione della normativa regolatoria in materia di investimento finanziario". Questa la reazione dei legali Alessandro Pistochini e Raimondo Maggiore che assistono Migani e il gruppo societario Xy. La società, hanno spiegato ancora, "ribadisce con forza la legalità del proprio operato e la fiducia di potere chiarire la propria posizione al pubblico ministero. La società evidenzia inoltre di avere sempre assolto ai propri obblighi in materia fiscale e al correlato pagamento delle tasse nei paesi in cui ha residenza fiscale. In entrambi i casi - sostengono i difensori - le attività sono state erogate in regime di libera prestazione dei servizi, conformemente alle previsioni normative tempo per tempo dettate in materia dalla disciplina europea. Tutti gli investitori italiani erano peraltro ben consapevoli dei rischi connessi alla tipologia di strumenti finanziari oggetto di investimento come risulta dall'informativa e dalla contrattualistica controfirmata, secondo i requisiti della normativa in materia", hanno riferito. Spiegando che tutti i servizi di consulenza "a favore di grandi patrimoni" sono stati prestati in Italia, fino alla Brexit, "per il tramite di XY Ers Uk Ltd, impresa di investimento con sede a Londra, e, successivamente alla Brexit, per il tramite di XY Ers Deutschland GmbH, impresa di investimento con sede a Francoforte". Comunque, hanno concluso, tutti gli investitori italiani "erano peraltro ben consapevoli dei rischi connessi alla tipologia di strumenti finanziari oggetto di investimento come risulta dall'informativa e dalla contrattualistica controfirmata, secondo i requisiti della normativa in materia. XY ribadisce la piena fiducia nell'operato della procura del Tribunale di Milano".
Chi è Migani
Come emerge dagli atti, Migani viene descritto come un consulente strategico con oltre 15 anni di esperienza nella consulenza e nella gestione patrimoniale. Infatti, "dopo un’esperienza come fisico nucleare al Cern di Ginevra", si è dedicato al private banking in una banca svizzera prima di mettere in piedi, insieme a otto collaboratori, quella che è stata definita una presunta truffa che vede coinvolte decine di imprenditori del Nord Italia, di cui sei hanno denunciato,” fornendo servizi di consulenza finanziaria senza le necessarie abilitazioni, generando un profitto illecito pari a circa 17,765 milioni di euro”. Le vittime, è stato spiegato nel decreto di sequestro preventivo, sono state indotte in errore dalla "falsa convinzione che si trattasse di interlocutori professionali e autorizzati ad erogare servizi finanziari sul territorio nazionale", che li ha spinti a investire "circa 50 milioni di euro" nei comparti di un fondo generando "un danno coincidente con la perdita delle somme investite pari a 17 milioni per la famiglia Pellegrini; 19 milioni per Marco Mantovani, 12,5 milioni per Giorgetto Giugiaro". Nel provvedimento si fa cenno anche a un'inchiesta svizzera che cita tra i clienti danneggiati anche Matteo Cordero di Montezemolo.