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Com'eri vestita? A Milano una mostra contro i pregiudizi sulle donne abusate

Cronaca

Diletta Giuffrida

“Com’eri vestita?” è la mostra organizzata da Libere Sinergie al Palazzo di Giustizia di Milano che attraverso una riproduzione degli abiti che indossavano quel giorno, racconta le storie di 17 donne vittime di violenza sessuale, raccolte negli ultimi 5 anni da due psicologhe. Un’installazione che si ispira a quella ideata dall’Università del Kansas e che si propone di abbattere i pregiudizi e gli stereotipi

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Un paio di jeans e un maglioncino a collo alto, un pigiama, un tubino nero, un camice da lavoro, un tailleur grigio, una tuta. Dietro a ogni abito esposto fino all’11 novembre al palazzo di Giustizia di Milano, c’è la storia di una donna vittima di violenza sessuale. S’intitola “Com’eri vestita?” la mostra organizzata dall’Associazione Libere Sinergie che - riproducendo i vestiti indossati da 17 donne vittime di stupro - si propone di abbattere gli stereotipi e i pregiudizi che si nascondono dietro a domande del tipo: “Com’eri vestita?”

Vittimizzazione secondaria

“Com’eri vestita?” è infatti una domanda che ancora troppo spesso viene rivolta alle donne vittime di violenza sessuale, nelle stazioni di polizia, nelle aule di giustizia, persino in casa propria. Si chiama vittimizzazione secondaria e avviene ogni volta che si mette in relazione – anche involontariamente – la violenza subita con una qualche responsabilità – se non addirittura una colpa – della vittima stessa, per esempio facendo riferimento agli abiti che indossava. La mostra nasce dalle storie raccolte negli ultimi cinque anni da Silvia Cattafesta, counselor genitoriale, e Nadia Muscialini, psicoterapeuta, e non è un caso sia stata allestita nel salone centrale del palazzo di Giustizia di Milano. “Nei Tribunali non devono più entrare domande come quella da cui prende il titolo la mostra – spiega il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia – o “Quali erano i tuoi gusti sessuali? Come ti comportavi?” O addirittura “Ti è piaciuto?” ogni volta che si esamina in aula una vittima di violenza sessuale altrimenti anche questa diventa violenza. Una violenza istituzionale, secondaria, impattante per la vittima che nel processo penale dovrebbe trovare tutela, soddisfazione e che non sempre accade”. 

Dall’America all’Italia

“Com’eri vestita?” è l’adattamento italiano di “What Were You Wearing?” l’installazione ideata da Jen Brockman, direttrice del centro per la prevenzione e l’educazione sulle aggressioni sessuali presso l’Università del Kansas, e Mary A. Wyandt-Hiebert, direttrice delle iniziative di programmazione del Centro di educazione contro lo stupro presso l’Università dell’Arkansas. Negli Stati Uniti la prima esposizione si tenne il 31 marzo 2014: quattro anni dopo, con l’autorizzazione delle due ideatrici originarie, Libere Sinergie ha sviluppato il progetto italiano e realizzato la prima esposizione italiana. Da allora nel nostro paese sono state oltre 300 le tappe realizzate in sinergia con associazioni, scuole, università, enti territoriali, tribunali e tante altre realtà. “Com’eri vestita?” rientra tra le proposte educative rivolte alle scuole da Amnesty International Italia nell’ambito della campagna #iolochiedo che si propone di promuovere una cultura del consenso e del rispetto delle relazioni.