E se agli studenti piacesse la riforma del voto in condotta? Il sondaggio

La riforma del sistema scolastico italiano, recentemente approvata con 154 voti a favore, 97 contrari e 7 astenuti, introduce cambiamenti significativi soprattutto in merito alla valutazione del comportamento degli studenti. Promossa dal ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, esponente della Lega, la legge si impone come uno dei più rilevanti e dibattuti interventi dell'esecutivo Meloni nel settore dell'istruzione. Tra i punti più controversi spicca la reintroduzione di un voto in condotta più severo, che torna a giocare un ruolo decisivo nel percorso scolastico sia per le scuole medie, dove era stato eliminato nel 2017, che per le superiori. Cosa prevede la riforma Nello specifico, se il voto in condotta scende al di sotto di 6 , lo studente rischia di essere bocciato o di non essere ammesso agli esami di terza media o di maturità. Nel caso in cui il voto sia invece pari a 6, è obbligatorio superare una prova di educazione civica, che consiste nella redazione di un elaborato critico su temi relativi alla cittadinanza attiva. Se l’esito dell’esame è insufficiente, lo studente potrebbe anche in questo caso non essere ammesso all’anno successivo o alla prova finale. Una dimensione punitiva, secondo molti insegnanti e pedagogisti, troppo autoritaria e poco funzionale agli obiettivi educativi, e che potrebbe piuttosto avere effetti negativi sul benessere e sulla motivazione degli alunni anziché favorire l’apprendimento e la crescita degli studenti. Cosa ne pensano i ragazzi, veri protagonisti, della novità? Secondo un sondaggio condotto da Scuolazoo, che su Instagram conta una community di oltre 4 milioni di ragazzi e ragazze della Gen Z, bocciare uno studente per insufficienza in condotta può effettivamente migliorare la disciplina , a patto però che si applichi solo in casi estremi. Di diverso avviso invece un gruppo più ridotto di ragazzi, che considera la misura inutile o eccessiva . Sentimento comune tra gli studenti, d’accordo o meno sulla bontà della riforma, è l'uso parsimonioso del provvedimento, che dovrebbe essere riservato solo “ad alcune classi problematiche”. La metà degli intervistati lo considera infatti in generale inefficace nella propria classe per migliorare l'ambiente scolastico, principalmente perché non affronta il problema alla radice . Le opinioni dei ragazzi, fino ad ora piuttosto equilibrate, si polarizzano però maggiormente di fronte alla domanda: “Secondo te, come reagiranno gli studenti a questa nuova regola?”. Per la metà dei partecipanti non cambierà nulla, mentre il 20% prevede una ribellione e il 19% crede che il rispetto della norma sarà solo temporaneo. Una sfiducia generale legata al pensiero condiviso per cui un approccio così impositivo possa non risultare efficace. La metà degli studenti crede infatti che il rapporto con i professori possa migliorare solo attraverso il dialogo, con il 27% convinto che una risposta “troppo drastica” non sia quello di cui la scuola ha bisogno per migliorare. Sulla stessa scia il restante 20%, che considera eccessivamente severi i provvedimenti in rapporto alla rarità degli episodi problematici.