“E1VVAI ! Un cammino superbo”: da Genova a Capo Nord a piedi, per beneficenza

6560 km, 234 giorni di cammino e 3 paia di scarpe. Tanto è servito a Massimo Pedersoli, 38enne genovese che ha scelto di unire la passione per i cammini alla solidarietà, per giungere a Capo Nord a piedi, partendo dalla provincia di Genova. “E1VVAI ! Un cammino superbo”, lo ha chiamato. Da una parte un chiaro riferimento alla “sua” Genova, la Superba, che proprio quest’anno è Capitale Europea dello Sport; dall’altra il rimando alla E1, il sentiero europeo a lunga percorrenza che da Capo Nord in Norvegia attraversa Svezia, Danimarca, Germania, Svizzera e Italia per terminare, dopo circa 7000 km, a Capo Passero, in Sicilia. La strada che ha scelto di percorrere Massimo, partito a gennaio 2024 munito di zaino e tanta tenacia, e giunto a destinazione il 25 settembre. Documentando quotidianamente ogni spostamento via Facebook e Instagram. E1VVAI ! Un cammino superbo si inserisce nel più ampio progetto benefico Walking for Charity, inaugurato dallo stesso Pedersoli nel 2019 in occasione del suo primo cammino solidale a sostegno dei bambini di Chernobyl. A motivarlo una grande voglia di aiutare gli altri, in questo caso alcuni bambini e ragazzi fragili di circa 40 famiglie del genovesato. Qual è il progetto solidale legato a E1VVAI ! Un cammino superbo? “Ad ogni mio cammino è associata una raccolta fondi condivisa su Rete del dono, la nota piattaforma di fundraising riservata alle iniziative delle organizzazioni no profit. Questa volta ho scelto di sostenere Goccia dopo Goccia, il progetto di psicomotricità a cura dell'associazione Il Cucciolo che si tiene alle piscine di Pra' a Genova, rivolto a 40 tra bambine e bambini fragili di età compresa tra i 2 e i 15 anni. Un progetto esteso anche ad Imperia dall'associazione L’Amore È. Ho scelto di sostenere le famiglie in questo percorso per poterle sgravare dai pesanti costi che hanno gli interventi riabilitativi, quasi totalmente a loro carico. Promuovere tale progetto nel 2024, credo sia un segno davvero importante, un modo di vedere lo sport come fenomeno inclusivo e per tutti, un passo in più verso l’uguaglianza”. Un ligure che incontra i popoli nordici. Come è andata? “I popoli del Nord sono molto accoglienti. Mi sono innamorato del popolo svedese, sono stati tutti gentili e ho potuto contare sul loro aiuto più di una volta. In generale, mi ha colpito profondamente l’unione dei popoli scandinavi. Ho visto un norvegese e uno svedese sedersi allo stesso tavolo parlando ognuno la propria lingua, in qualche modo capirsi e ridere insieme. Qualcosa di non così scontato dalle nostre parti”. Ricordi qualche incontro in particolare? “Sono stati molti gli incontri piacevoli. In Svezia ho incontrato un camminatore con qualche anno in meno di me, Christopher, con cui ho trascorso una settimana. Dopo esserci divisi, ci siamo ritrovati qualche tempo dopo e lui è stato così gentile da regalarmi un paio di scarpe nuove e una bella scorta di viveri. Nel mio viaggio di ritorno verso casa mi fermerò a salutarlo. Anche lui ha preso parte al mio progetto facendo la sua donazione”. La natura è stata il tuo grande compagno di viaggio “Esattamente. Ho riflettuto molto in questi mesi sul rapporto uomo-natura. Ho camminato attraverso queste vallate immense, isolate nella natura più selvaggia, mi sono trovato spesso faccia a faccia con delle renne, e di fronte a questo spettacolo mi sono sentito infinitamente piccolo. Tutto ciò mi ha ricordato che siamo ospiti di questo pianeta che stiamo piano piano distruggendo. Dovremmo ricordarlo tutti più spesso”. Le difficoltà più grandi che hai affrontato? “Spesso sono derivate proprio dalla natura. Il momento più difficile l’ho vissuto a un giorno dalla meta quando, a pochi chilometri da Capo Nord, ho percorso un vasto altopiano attraversato dal maltempo. Sono state tre ore di cammino con vento molto forte, pioggia e grandine, con temperature ormai piuttosto rigide. Ma sapevo che il giorno dopo sarei giunto a destinazione, questo mi ha aiutato”. E ora che sei giunto a Capo Nord? “Il cammino si è concluso, ma è importante che non che si spengano i riflettori. Fondamentale rimanere focalizzati su temi delicati come la disabilità e l’autismo. Non è necessario immergersi in un’avventura totalizzante come quella che ho scelto io, ma ognuno può fare la sua parte”.

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