Il Bayesian e il tesoro inabissato. C’è davvero qualcosa di prezioso nelle casseforti?

Se tutto questo fosse uscito dalla penna di John Le Carrè sarebbe stato certamente un romanzo di enorme successo. Ma siamo di fronte ad un fatto realmente accaduto. Il Baesyan da più di un mese, dopo che il downbrust lo ha travolto il 19 agosto scorso, è adagiato a cinquanta metri di profondità nello specchio di mare davanti Porticello. Sorvegliato a vista dalle motovedette della guardia costiera italiana e della guardia di finanza. Nella pancia dello scafo potrebbe esserci, il condizionale per il momento rimane d’obbligo, un tesoro inestimabile. Ma non soldi o gioielli. Bensì informazioni. Preziosissime. Su sistemi di sicurezza informatici del Regno Unito e degli Stati Uniti d’America. E, forse, anche di altre nazioni. Il magnate Mike Lynch morto nel naufragio, proprietario del veliero, secondo la testimonianza di chi lo conosceva bene non si separava mai da due hard disk crittografati nei quali avrebbe custodito informazioni sensibili e che potrebbero fare gola a molte potenze straniere. Venirne in possesso vorrebbe dire, probabilmente, carpire segreti sulla sicurezza informatica delle più grandi potenze in un momento storico in cui la “guerra” si fa anche e soprattutto attraverso la rete. Queste però, stando alle risultanze dei magistrati della procura di Termini Imerese, sono soltanto delle ipotesi. Da spy-story stile guerra fredda. Quanto, o se, fantasiose non è ancora possibile stabilirlo. Gli inquirenti, guidati dal procuratore Ambrogio Cartosio, mantengono il più stretto riserbo. Nulla infatti è trapelato, per il momento, sui reperti che i sommozzatori sono riusciti a riportare a galla negli ultimi giorni. Tra questi ci sarebbe anche il sistema di video sorveglianza interno dei Bayesian ma non è certo che gli hard disk siano integri. Per questa ragione il materiale è stato inviato ad un centro specializzato per il recupero di eventuali file. Di certo c’è che la sicurezza attorno al relitto è stata rafforzata. Per giorni sono andati avanti i rilievi sottomarini per tracciare la mappa in 3d dei fondali attorno al veliero. Un lavoro fondamentale per iniziare le operazioni di recupero del relitto dal fondo del mare e che deve avere necessariamente il benestare da parte della procura che ha indagato per naufragio colposo ed omicidio colposo plurimo il comandante della nave, James Cutfield, l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton e il marinaio in turno in plancia la notte dell’incidente, Matthew Griffith. La loro condotta negligente e i loro errori di manovra, ritengono gli inquirenti, avrebbero causato l’inabissamento del veliero che, stando alle informazioni date da chi il Bayesian lo ha costruito, era in grado di superare tempeste ben più forti rispetto a quella che la ha fatto affondare. Nessuno degli indagati, è giusto ricordarlo, è stato sottoposto a test tossicologico. Quindi non siamo in grado di sapere se, quella sera, gli eventuali errori possano essere stati causati dalla poca lucidità. Probabilmente sarebbe stato uno dei primi accertamenti da fare ma l’equipaggio, hanno detto gli inquirenti, era in stato di choc. Resta il dubbio più importante ancora aperto. Le casseforti del veliero contengono davvero i preziosi hard disk dai quali Mike Lynch non si sarebbe mai separato? La risposta potremmo averla soltanto quando il veliero verrà tirato su dal fondo del mare. Una operazione in stile Concordia. I tempi, purtroppo, non sono ancora stati stabiliti. Ma più il veliero rimarrà sul fondo del mare, più i misteri continueranno.

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