Alluvione in Emilia-Romagna e Marche, sono eventi imprevedibili? Il parere dell'esperto

Un incubo che ritorna per l’Emilia-Romagna e per le Marche, a poco più di un anno dall’alluvione che nel maggio 2023 devastò quelle zone d’Italia. Una nuova ondata di maltempo scatenata dal ciclone Boris, un vero e proprio evento estremo con piogge torrenziali, è tornata a colpire le due regioni dalla serata di martedì 17 settembre. Forlì, la provincia di Ravenna, diverse zone nel bolognese hanno dovuto fare i conti con acqua e fango . Fiumi esondati, frane e allagamenti hanno messo a dura prova la popolazione e i soccorritori, con la Protezione civile impegnata su un'ampia fetta del territorio. Oltre mille persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni. La triste esperienza del 2023 ha quantomeno aiutato i residenti di quelle zone, una consapevolezza maggiore rispetto ai comportamenti da adottare in casi estremi come questo che ha agevolato la macchina dei soccorsi. Ci si chiede ora perché, poco più di un anno dopo, si sia verificata una nuova alluvione negli stessi luoghi, quali siano le ragioni che hanno portato acqua, fango e frane a devastare ancora questi territori e se si possa parlare in questo caso di eventi estremi “imprevedibili”. Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Tedici, meteorologo responsabile media di iLMeteo. Cosa sta succedendo in Emilia-Romagna e nelle Marche? È purtroppo una replica dell’alluvione del maggio 2023, sempre in Emilia-Romagna, sempre con un ciclone. Ci sono piogge torrenziali, sono caduti oltre 300 millimetri in tre giorni, 200 in un giorno solo. Sono quantitativi che normalmente cadono in tutta la stagione autunnale. Ci sono delle alluvioni estese purtroppo, specie nelle zone pedemontane. La situazione è grave. Cosa dobbiamo aspettarci per le prossime ore, specie sul fronte esondazioni? Se dal punto di vista meteo, dopo la serata, le piogge dovrebbero cominciare ad attenuarsi, sul fronte delle esondazioni, piene fluviali, alluvioni e allagamenti la situazione si protrarrà ancora per diverse ore. Le piene dei fiumi hanno un tempo di corrivazione – così viene definito – legato anche all’ampiezza dei bacini, quindi magari per i fiumi più piccoli l’onda di piena arriva subito, per quelli grandi un po’ dopo. E comunque con le piogge forti di queste ore il rischio fluviale continuerà per tutta la giornata di venerdì 20. A questo si aggiunge il rischio dissesto idrogeologico, con frane e colate di fango, che persisterà anche due o tre giorni dopo la fine della perturbazione. Le frane ci possono essere anche con il sole. Perché si è verificata di nuovo un’alluvione proprio in queste zone? La realtà è che sono aumentati gli eventi estremi un po’ in tutto il mondo, anche in Italia, a causa del riscaldamento globale. Questo è un evento totalmente estremo, che va oltre ogni media, statistica e tempo di ritorno. Ma succede che un evento estremo che va a colpire un territorio, ad esempio l’Alto Piemonte, ha un effetto minore rispetto a uno che colpisce l’Emilia-Romagna in quanto territorio più fragile perché nei tempi passati non era abituato ad avere delle precipitazioni così abbondanti. È inoltre più soggetto ad allagamenti come struttura e conformazione del territorio. Ma l’aumento degli eventi estremi non riguarda solo l’Emilia-Romagna. Sono aumentati ovunque: in alcune zone fanno più danni, in altre meno, a seconda di vari fattori. Dunque alla base c’è un aumento di quegli eventi estremi che spesso sono entrati nelle cronache. Noi vediamo solo l’effetto finale, ma il cambiamento climatico e l’aumentare del riscaldamento globale fanno sì che questi eventi siano più frequenti. Qual è il meccanismo? Sostanzialmente, anche in questa situazione, la causa principale è stato il mare Adriatico molto caldo, che funziona come una sorta di vaporiera. Dal mare si sono levate enormi quantità di vapore acqueo, che poi si è trasformato in pioggia. Noi, se pensiamo al mare caldo a 30 gradi, immaginiamo di fare bei bagni nell’acqua caldissima, e pazienza il riscaldamento globale. E finisce lì. In realtà poi arriva settembre e vai a pagare il conto perché da un mare così caldo nascono questi “nuvoloni” giganteschi che si spostano per centinaia di chilometri e vanno a portare la pioggia non solo lungo la costa, ma anche sull’Appennino romagnolo. Le precipitazioni più intense infatti si concentrano lì. Il tema principale dunque è questo: un mare Adriatico caldissimo per il riscaldamento globale. A volte non succede nulla, a volte genera questi mostri di pioggia pazzeschi. Trecento millimetri di pioggia per l’Emilia-Romagna sono tantissimi, per il Piemonte e a tratti anche per la Liguria non lo sono, questo per una ragione morfologica ma anche storica. Ci sono quindi ragioni legate anche al territorio e all’urbanizzazione? L’Emilia Romagna non era soggetta a questi eventi dovuti al riscaldamento globale e quindi la morfologia del territorio si è adattata in modo diverso. È chiaro che se tu sei in un territorio dove arrivano dieci alluvioni l’anno, i fiumi si espandono e tu costruisci degli alvei più ampi ed è una storia diversa. Poi in alcune zone è stato costruito di più rispetto ad altre. È un discorso complesso. Alluvioni ci sono state anche in altre regioni, in altre zone dell’Italia. E un anno non basta per adeguare il territorio. Ipoteticamente, per adattarci ai cambiamenti climatici dovremmo tornare indietro a 50 anni fa, immaginare che sarebbe potuta succedere una cosa del genere e non costruire dove invece è stato costruito. Ci si basava su altri tipi di studi. Dovessi farlo alla luce degli studi degli ultimi 100 anni, in certe zone non avresti costruito un sottopassaggio o uno scantinato. Prima degli anni ’90 era diverso, ora è cambiato. Questi eventi estremi sono davvero così imprevedibili? No, questo evento estremo sull’Emilia-Romagna è stato previsto. Quelli “imprevedibili” sono i nubifragi, che impropriamente vengono chiamati bombe d’acqua. Durano magari due ore in un piccolo paesino o una città, come ad esempio quello accaduto recentemente in Puglia, nel foggiano, che ha allagato un torrente secondario. I temporali localizzati sono sempre difficili da prevedere con la modellistica meteo attuale. Ma per fortuna ad oggi si riescono a prevedere le piogge da 2-300 millimetri. Quelle sull’Emilia-Romagna erano previste già da lunedì, l’allerta era rossa. Purtroppo se il fiume si riempie, su quello si può far poco. Però le ondata di maltempo come questa le possiamo prevedere meglio rispetto a 30 anni fa per prevenire le vittime e la Protezione Civile funziona bene. Eventi come quelli subiti dall’Emilia-Romagna e dalle Marche l’anno scorso o quest’anno avrebbero fatto molte più vittime 40 anni fa. Nel ‘900 ci sono state alluvioni da 500 morti. Ora si possono fare evacuazioni, si chiudono i ponti, fai andare le persone ai piani alti, si possono andare a prendere le persone e portarle in luoghi sicuri. Purtroppo gran parte delle abitazioni in Italia siano in zone a dissesto idrogeologico, per alluvioni o per frane. Si è costruito dove non si doveva. Nelle pianure si arriva sicuramente meglio, ma sono state costruite case e industrie dove passavano i fiumi. Non sono i fiumi ad andare sulle case, sono le case che sono state fatte sul percorso dei fiumi.