Università, quali corsi fanno lavorare (e guadagnare) di più?

Non tutte le lauree sono uguali. Almeno dal punto di vista delle prospettive lavorative e di guadagno. Occupazione dunque. E soldi. Che non devono necessariamente essere le motivazioni principali dietro la scelta di una facoltà o di un’altra, ma restano fattori che è sempre bene tenere in considerazione. Perché seguire la propria passione resta un’ottima idea per un giovane che sceglie l’università, ma farlo con cognizione del possibile approdo economico della strada che si desidera intraprendere, aggiunge il vantaggio della consapevolezza. Vediamo allora, proprio nelle settimane in cui gli universitari come i loro colleghi delle scuole primarie e secondarie, tornano nelle aule, quali sono gli indirizzi che, in media, danno maggiori probabilità di trovare un impiego a pochi anni dalla laurea. E quali garantiscono le paghe migliori, sempre in media. Ad aiutarci, una volta di più, le indagini e le analisi del consorzio interuniversitario Almalaurea. Troverò lavoro? Ingegneri, informatici, medici. Quando si tratta di opportunità di impiego, il discorso arriva inevitabilmente lì. Sono proprio gli indirizzi disciplinari da cui escono figure come queste infatti a garantire le maggiori percentuali di occupazione. A cinque anni dalla laurea oltre il 90% di coloro che hanno frequentato un corso in questi ambiti risulta avere trovato lavoro. Nel caso dei gruppi disciplinari Ingegneria industriale e dell'informazione e Informatica e Tecnologie ICT, 9 laureati su 10 sono occupati un anno dalla fine dell’Università . Le percentuali scendono fino al 79% a cinque anni per coloro che entrano nel mondo del lavoro con un titolo in ambito Letterario-Umanistico o Arte e Design. Un po’ meglio il gruppo Politico-Sociale e Comunicazione e Educazione e Formazione . Discorso a parte per i comparti Giuridico e Psicologico. L’accesso alle professioni che alcune lauree di questi due gruppi disciplinari rendono possibile prevede un periodo di tirocinio o praticantato che limita le possibilità di impiego nei primi tempi. Non a caso, le percentuali di occupazione salgono notevolmente a 5 anni dalla fine degli studi. Quanto guadagnerò? Trovare lavoro è il primo passo. Guadagnare bene il secondo. E spesso, tra i due, c’è un collegamento. Perché gli ambiti universitari che garantiscono le migliori chance di occupazione sono anche quelli che, mediamente, offrono paghe più cospicue. 5 anni dopo il completamento degli esami i guadagni maggiori, oltre 2mila euro netti al mese, sono appannaggio dei laureati nei gruppi disciplinari Informatica e Tecnologie ICT, Ingegneria industriale e dell’informazione, Architettura e Ingegneria civile, Medico-Sanitario e Farmaceutico. Proprio il comparto sanitario è quello che offre i migliori guadagni trascorsi 365 dalla festa di laurea: più di 1.700 euro . Dall’altra parte dello spettro, cinque anni dopo il termine degli studi, le paghe più basse sono riservate ai laureati nei gruppi Educazione e Formazione , Psicologico , Letterario-Umanistico e Arte e Design . Differenze di genere Fin qui i dati aggregati. Raccontati facendo finta che non ci siano differenze di genere. Che invece, come ben sappiamo, ci sono. E sono almeno di due ordini. Il primo riguarda l’accesso ai tipi di lauree che, mediamente, garantiscono i migliori stipendi. Per esempio, come abbiamo visto, quelle dell’ambito di Informatica e Tecnologie ICT e Ingegneria industriale e dell’informazione. In questi gruppi disciplinari da cui provengono i laureati meglio pagati le donne sono gravemente sottorappresentate: 83% contro 17% nel primo caso, 72,5% contro 27,5% nel secondo. Un divario di interessi tra maschi e femmine che ricalca quello che abbiamo già notato nelle scelte della scuola superiore. E che però, quando si tratta di università, non è neutro dal momento che finisce per avere ripercussioni sull'ingresso in professioni che garantiscono migliori prospettive di occupazione e retribuzioni migliori. Ma c’è un altro ordine di differenze di genere. E soprattutto di problemi, sempre di genere: anche a parità di tipo laurea, le donne tendono a guadagnare meno. Il discorso vale per tutti i gruppi disciplinari, da quelli che offrono le migliori opportunità occupazionali a quelli che ne regalano meno. Si va dai 30 euro in più al mese per i maschi nell’ambito educativo agli oltre 200 nell’ambito economico se si tengono in considerazione le remunerazioni a 5 anni dalla laurea. Differenze, come si vede, non da poco. E che si ripercuotono sulla struttura delle famiglie e dunque della società in generale. Non è un caso che l’Italia sia, tra i Paesi europei, uno di quelli in cui è più bassa la percentuale di nuclei familiari in cui la donna è considerata il “principale percettore”.

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