"Uno psicologo in ogni scuola", l'appello dell'Ordine a inizio anno scolastico

Per David Lazzari, presidente dell'Ordine degli psicologi, serve un professionista fisso in ogni scuola che diventi un punto di riferimento per l’ascolto e il sostegno. "La legge approvata dal Parlamento sulla lotta al bullismo e al cyberbullismo prevede la presenza degli psicologi nelle scuole. Si parla proprio di servizi di psicologia scolastica, con una missione che va oltre i temi del bullismo, ma che riguarda la promozione del benessere e prevenzione del disagio. Nel mese di marzo abbiamo anche firmato un protocollo con il ministero dell’Istruzione e del Merito finalizzato a rilanciare la presenza della psicologia all’interno del sistema scuola con un gruppo di lavoro per valutare la fattibilità di questo processo". Però ad oggi non ci sono psicologi in tutte le scuole ma sono previsti solo alcuni sportelli, e non ovunque. "Oggi ci sono a macchia di leopardo. Le scuole in base all’autonoma e alle risorse che hanno raccolto, possono attivare dei servizi ma non c’è una presenza organica e strutturale e soprattutto omogenea. Non ci sono dati ufficiali ma la presenza non supera il 25 per cento delle scuole italiane con differenze importanti tra le varie regioni. A volte le scuole che ne avrebbero più bisogno sono quelle che hanno meno risorse. Si tratta di una questione di finanziamenti. La legge non ha previsto fondi ad hoc e quindi diventa complicato realizzarle, tranne in alcune regioni, come la Lombardia, la Puglia e la Calabria, che ci hanno messo risorse proprie. La questione è sempre la stessa: ben vengano leggi e protocolli ma senza le risorse economiche non si può raggiungere il risultato". Questo anno scolastico parte con alcune novità. Tra questa c’è il divieto dell’uso dei cellulari fino alla terza media. Secondo lei è corretto? Andrebbe esteso anche alle scuole superiori? "Io credo che l’uso dei cellulari vada regolamentato. C’è bisogno di una educazione all’uso di questi mezzi. Sono finestre su mondi virtuali che possono creare dipendenza. A volte ci sono contraddizioni. La scuola incentiva da un lato l’uso delle tecnologie e, dall’altro, si cerca di limitare l’uso. Dobbiamo raggiungere un criterio di carattere generale. Viviamo in un mondo di contraddizioni molto complicato da gestire. Non possiamo oscillare tra la promozione dei device e i divieti. Per i ragazzi ancora di più bisognerebbe mantenere un’unica direzione. Decidere una politica e una strategia complessiva. Questo riguarda anche l’intelligenza artificiale. Tutto dipende da che finalità vogliamo dare. Perché il rischio è sempre creare dipendenza. Non possiamo delegare l’apprendimento alla tecnologia". Quale è il rischio? "Come per il corpo, per mantenerlo sano occorre fare attività fisica e non ci sono scappatoie, per la mente è la stessa cosa. Se non si allena la mente, la memoria e anche l’emotività, non ci sono apprendimenti. Non facciamo nostre le esperienze della vita. Questo crea apprendimenti superficiali e identità fragili. Soprattutto nei giovani che vengono plasmati da un mondo sempre più virtuale e sempre meno reale. Secondo una recente indagine di Unicon, per l’81% delle famiglie italiane sarebbe fondamentale il supporto psicologico per gli studenti soprattutto in un periodo cosi complesso per la salute mentale dei giovani. C’è grande consapevolezza. Ma l’indagine mette in luce le crescenti difficoltà economiche affrontate dalle famiglie italiane e la difficoltà a disporre di risorse proprie da investire.”

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