Cosa manca al nuovo liceo del Made in Italy?

Il nuovo anno scolastico è iniziato con alcune novità. Tra queste c’è il nuovo Liceo del Made in Italy. Sono solo 92 le prime classi in tutta Italia. Il primo giorno di scuola è arrivata una frenata da parte del Consiglio di Stato. La Sezione Consultiva per gli Atti Normativi ha sospeso il parere sul regolamento che definisce il quadro orario e gli obiettivi di apprendimento del nuovo indirizzo scolastico, sollevando alcuni dubbi. Poco dopo è arrivato il parere favorevole della Conferenza unificata, Stato regioni. Restano però alcuni nodi da sciogliere. In particolare, sul triennio. A Muggiò, in Brianza, nell’Istituto Superiore di Istruzione Martin Luther King è stata attivata una classe da 25 studenti, tra le classi più numerose d’Italia. La preside Elena Motta aderisce ad una rete di dirigenti e docenti referenti che in questi giorni si stanno confrontando sulle linee guida e sui percorsi da intraprendere. Alla luce del parere del Consiglio di Stato le chiediamo cosa effettivamente è rimasto in sospeso. “Abbiamo letto alcuni rilievi mossi dal Consiglio di Stato e riguardano le competenze in uscita e la strutturazione del triennio. Per quanto riguarda le prime pensiamo di procedere come era stato presentato. Il monte ore delle discipline resta quello stabilito per il biennio. E andiamo avanti così. La programmazione del triennio va sistemata e organizzata, ma non brancoliamo nel buio. Sappiamo già che il triennio avrà le stesse materie degli altri licei. Le ore che si possono personalizzare sono 6. Saranno attribuite a docenti di economia. Un potenziamento giuridico e economico. L’incertezza è legata all’attribuzione di queste ore visto che si tratta di materie molto specialistiche. L’altra incertezza che è emersa è che nel triennio veniva indicata un’ora su tre di lingua come potenziamento. E questo non è stato chiarito perché comporta un numero di docenti specializzati.” Dei 12 licei del Made in Italy in Lombardia, 1 solo è a Milano. È stato attivato in una scuola paritaria che si trova al nord della città: l’istituto Labor. Gli studenti in aula sono 15, di cui 5 ragazze. Le materie di indirizzo sono le stesse dei licei: italiano, matematica, fisica, inglese e scienze a cui si aggiungono economia, politica, arte, diritto e una seconda lingua a scelta tra francese e spagnolo. Salvatore matto è il vicepreside e responsabile del nuovo corso di studi del Made in Italy. A lui chiediamo di spiegarci di cosa si tratta. “È un liceo nato per diffondere la cultura del Made in Italy, creare nuove professionalità, e approfondire tutti quegli aspetti sulla territorialità per creare una rete ad hoc.” Sono davvero poche le prime classi in Italia. E ora vi trovate a fare gli open day per promuovere questo nuovo corso senza conoscere le materie del triennio. “Per ora abbiamo solo il Piano di studi del biennio. Sono 27 ore a settimana. È molto simile agli altri licei. Aspettiamo quello del triennio. Quello che sappiamo al momento e’ che le ore saranno 30 e che ci saranno due laboratori: uno sulla diffusione del Made in Italy e uno sulla cultura e la promozione del nostro territorio. Si avvicinano però gli Open day e senza indicazioni precise rischiamo di formare poche classi. I genitori vogliono conoscere l’intero percorso per potere scegliere. Così rischiamo di non potete dare le informazioni necessarie.” Greta ha 13 anni e lo scorso anno ha dovuto scegliere che indirizzo frequentare. A gennaio aveva deciso di iscriversi all’indirizzo di scienze umane con indirizzo economico sociale ma poi ha cambiato idea. “Non ero sicura della mia scelta, non mi sembrava legato al mondo che mi circonda. Ho saputo di questo nuovo liceo e ho chiesto ai miei genitori di informarsi. Siamo venuti qui, nell’unica scuola dove sarebbe partito a settembre e abbiamo chiesto un colloquio. Noi abitiamo molto lontano, ogni giorno dovrò uscire alle 7 per arrivare puntuale ma ci tenevo molto. Mi sono piaciute le materie e mi è sembrata una bella novità. A me piace tanto la moda ma anche la storia è così posso approfondire sia l’una che l’altra.” È una classe piccola ma Greta è fiduciosa: “Io credo che ci siano pochi studenti perché è una novità. Bisogna aspettare qualche anno.”

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