Chi fa volontariato in Italia? L’identikit realizzato attraverso i dati

Un lavoratore tra i 30 e 45 anni che vive nel Nord o nel Centro Italia: questo è il profilo del volontario medio in Italia secondo il Censimento permanente delle istituzioni non profit dell'Istat, realizzato nel 2021 e pubblicato quest’anno. In Italia, infatti, circa 4,6 milioni di persone fanno volontariato nel loro tempo libero, ovvero quasi il 7% della popolazione. Molte di queste, però, non rispecchiano l’idea di volontario che potremmo avere in mente, come dimostrano i dati contenuti nel report. Tra i 30 e i 45 anni A fare più volontariato in Italia non sono infatti né i giovani, né le persone in pensione, ovvero quelle che, in teoria, dovrebbero avere più tempo libero: la fascia di età in cui si concentrano più volontari, infatti, è quella tra i 30 e i 45 anni. A questo proposito, Riccardo Guidi, docente del dipartimento di Scienze politiche dell'università di Pisa, in un’intervista ha sottolineato che sono proprio le persone che hanno figli in età scolare e sono impegnate in un’attività lavorativa a tempo parziale o pieno a fare più volontariato. Da un lato, infatti “gli ambienti lavorativi, quelli del classico impiego retribuito, alimentano anche relazioni che guidano, motivano l’attività di volontariato”. Dall’altro, è anche vero che avere figli in età scolare aumenta la possibilità “di entrare in contatto con molti ambienti, dalla società sportiva alla ludoteca per intenderci, che possono alimentare l’attività di volontariato”. Dal punto di vista di genere, in ogni fascia di età il numero di volontari supera quello delle volontarie: un dato che risulta poco sorprendente se confrontiamo questi dati con quelli contenuti del report I tempi della vita quotidiana, pubblicato sempre dall’Istat nel 2019 e che riguarda il biennio 2013-2014. Lo studio rileva infatti che “le donne, da sempre considerate il pilastro delle reti informali di aiuto, in realtà concentrano le loro attività proprio nell’aiuto ai familiari: nel giorno medio settimanale forniscono aiuti a familiari non conviventi il 7,8 per cento delle donne contro il 4,9 per cento degli uomini, dedicandovi mediamente 1h40’ contro 1h31’”. Più in generale, “le donne hanno, da sempre, uno svantaggio di tempo libero a disposizione pari a circa un’ora rispetto agli uomini e anche i recenti miglioramenti registrati nella distribuzione dei carichi di lavoro per genere, non hanno prodotto effetti su tale svantaggio”. Tra il 2003 e il 2013, infatti, il tempo libero a disposizione della popolazione è cresciuto di 15 minuti, lasciando sostanzialmente inalterato il divario di genere di circa un’ora a svantaggio delle donne. Le regioni con più volontari Circa il 18% dei volontari in Italia si trova in Lombardia che, seguita da Veneto e Lazio, è la regione in cui si concentra il volontariato organizzato. Nel 2023, infatti, risultavano iscritte al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore 15.692 realtà che si occupano di volontariato sociale in Lombardia, ovvero il 13,5% di tutte le associazioni e imprese sociali italiane. A loro volta, le attività di volontariato si concentrano nelle province più grandi fino a quelle meno popolose . I volontari occupati sono più della metà del totale Nonostante abbiano meno tempo a disposizione , sono proprio le persone occupate quelle a impegnarsi di più in attività di volontariato. Come segnala il professore Guidi, però, “l’elemento che con maggiore probabilità predice se una persona deciderà di impegnarsi nel volontariato non è il reddito ma è il titolo di studio e, ancora di più, il livello di consumo culturale. Più cultura, più volontariato. La potremmo tradurre così con uno slogan: ovviamente la realtà è molto più complessa, ma se dovessimo individuare un fattore che fa la differenza, e che spiega perché alcune persone fanno volontariato e altre no, questo è un elemento culturale e più precisamente il possesso di risorse che hanno a che fare con la capacità di riflessività e di pensare autocriticamente all’utilizzo del proprio tempo e del tempo libero”. Nell’ultimo Censimento delle istituzioni non profit, tuttavia, non sono stati raccolti dati riguardanti i titoli di studio o i consumi culturali dei volontari. Cultura, sport e ricreazione al primo posto Più della metà dei volontari in Italia si dedica ad attività di volontariato che riguardano la cultura, lo sport e la ricreazione: molto frequentate, anche se in misura inferiore, anche quelle che riguardano l’assistenza sociale e la sanità. Rispetto ai volontari più giovani, Sabrina Stoppiello, responsabile del Censimento permanente delle Istituzioni non profit, segnala che “anche se il 56% si concentra nei settori della Cultura, sport e ricreazione, quello che caratterizza maggiormente il loro impegno è il settore sanitario, in cui sono presenti per il 17,3% del totale del settore”. Le persone più giovani si occupano infatti soprattutto di servizi di soccorso e trasporto sanitario, donazione di sangue e di organi, clownterapia, pet therapy e infine servizi di accoglienza e orientamento. Quasi un quarto delle persone con più di 65 anni dedica invece il proprio tempo ad attività ricreative e di socializzazione, mentre un quinto svolge attività di volontariato nel settore dell’assistenza sociale e protezione civile. “Proprio la presenza in questo settore è la peculiarità del loro coinvolgimento, a riprova della capacità delle fasce anche più anziane della popolazione di mettersi ancora in gioco e di essere in alcuni casi a supporto dei soggetti fragili”, conclude Stoppiello.

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