In Italia è bandita. Ma nel mondo la carne coltivata in laboratorio cresce ancora

Il 2023 è stato un anno cruciale per il settore della carne coltivata e il 2024 non sembra essere da meno. L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno dato il via alla vendita di carne coltivata in laboratorio, seguendo le orme di Singapore, che nel 2020 era diventata la prima nazione al mondo ad approvare la sua distribuzione. A inizio 2024 anche Israele ha fatto lo stesso, mentre a fine luglio il Regno Unito ha autorizzato la messa in vendita di carne di pollo coltivata in laboratorio, ma destinata solo agli animali domestici. Contrariamente a questa tendenza globale, il 2023 è stato anche l’anno in cui in Italia è diventato il primo Paese al mondo ad approvare una legge che vieta la produzione e la commercializzazione di carne coltivata, una decisione che è stata fortemente sostenuta da Coldiretti, l’associazione che rappresenta il settore agricolo in Italia, e dal ministro della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. La resistenza alla carne coltivata in laboratorio, unita all'incertezza normativa in alcuni Paesi e alle sfide tecnologiche per la produzione su larga scala hanno contribuito a un lieve rallentamento del settore, come dimostrano i dati dell’ultimo report del Good Food Institute, un'organizzazione no-profit internazionale che promuove lo sviluppo di alternative proteiche e sostenibili ai prodotti di origine animale. Quasi 200 aziende Nel 2023 il numero di aziende che si dedicano alla produzione di carne in laboratorio è continuato ad aumentare, anche se a ritmi più contenuti rispetto all’anno precedente. In particolare, il Nord America, con 54 aziende tra Stati Uniti e Canada, emerge come leader del settore, seguito dall'Europa con 47 aziende. L'Asia e la regione del Pacifico si posiziona al terzo posto con 45 aziende, mentre l'Africa e il Medio Oriente contano complessivamente 22 imprese. L'America Latina, con solo 6 aziende, mostra un minor sviluppo in questo campo. Tra i paesi singoli, gli Stati Uniti dominano il mercato con 45 soggetti: Israele segue con 19, mentre il Regno Unito, con 16, e Singapore, con 11, completano il quadro dei Paesi leader nel settore. Diminuiscono gli investimenti Secondo i dati raccolti dal Good Food Institute, le aziende che producono carne coltivata in laboratorio hanno raccolto investimenti pari a 225,9 milioni di dollari nel 2023, registrando un notevole calo rispetto ai 922,3 milioni di dollari del 2022. Nonostante il rallentamento degli investimenti privati, il potenziale della carne coltivata continua a essere studiato grazie a significativi finanziamenti pubblici nazionali soprattutto in Norvegia, Paesi Bassi, Belgio, Spagna e Germania, oltre che grazie a molteplici iniziative dell'Unione europea. In particolare, l'UE ha dimostrato il suo impegno stanziando 7 milioni di euro per un progetto di ricerca che vuole approfondire i benefici ambientali, sociali ed economici di questa tecnologia. La percezione della carne coltivata in laboratorio Nonostante il primato della legge italiana, uno studio dimostra che nei Paesi del Sud Europa, solo un terzo della popolazione è completamente contrario al consumo di carne coltivata in laboratorio, mentre in Francia la resistenza supera la metà della popolazione. Al contrario, in paesi come Cina e Brasile, l'opposizione è inferiore al 20%. Più in generale, il Good Food Institute indica che l'interesse dei consumatori per la carne coltivata è potenzialmente guidato da fattori come salute, curiosità, benefici ambientali e la possibilità di mangiare carne senza uccidere gli animali. Indipendentemente dalle resistenze politiche, per i Paesi dell'Unione europea, la decisione finale spetta alla Commissione. Attualmente, infatti, all’interno dell’Unione non è autorizzata la commercializzazione di alimenti derivati da colture cellulari di animali vertebrati. Tuttavia, se la Commissione dovesse approvare tali prodotti in futuro, gli Stati membri sarebbero obbligati ad accettarne la commercializzazione in virtù dei principi di mutuo riconoscimento e libera concorrenza che regolano il mercato unico europeo.