Giallo del Piave, la misteriosa morte di Alex Marangon. Incidente o omicidio?

Un misterioso ed esclusivo party all’interno di una antica abbazia, tra litanie e riti sciamanici. Bevande e sostanze allucinogene, inquietanti santoni guaritori e un partecipante trovato morto all’alba. L’intricato caso della morte del giovane barista veneziano Alex Marangon in località Vidòr, in provincia di Treviso, presenta tutti gli elementi del classico romanzo noir. Un caso che, a 54 giorni dal ritrovamento del corpo senza vita del 25enne, sul greto del fiume Piave, vede le indagini proseguire a rilento. La procura di Treviso ha aperto un fascicolo di inchiesta: omicidio volontario il reato ipotizzato dai magistrati, al momento ancora nei confronti di ignoti. Il racconto dei presenti Alex, uno dei venti partecipanti al rito, stando al racconto di alcuni testimoni ad un certo punto della serata si sarebbe allontanato volontariamente, in silenzio. “Sembrava agitato, scosso per qualche motivo a noi sconosciuto” – avrebbero detto agli investigatori i due organizzatori della serata, negando il consumo di Ayahuasca, una sostanza allucinogena vietata in Italia, ma utilizzata dagli sciamani amazzonici per entrare in contatto con il mondo degli spiriti. Il corpo senza vita di Alex viene ritrovato due giorni dopo, il 2 luglio scorso, nelle basse acque del fiume Piave. Il punto delle indagini Secondo i medici legali, il 25enne non sarebbe morto per annegamento. A certificarlo l’assenza di acqua nei polmoni. Alex potrebbe sarebbe stato ucciso dai colpi sferrati con violenza alla testa e all’addome con un corpo contundente, presumibilmente un bastone o una grossa pietra, ma stando all’autopsia il decesso potrebbe essere riconducibile anche ad altre cause. A confermarlo, nelle scorse settimane, il procuratore di Treviso Alberto Martani; d’altronde dopo giorni di minuziose ricerche l’arma del presunto delitto non è stata trovata. Inoltre, le ferite mortali rilevate sul corpo di Alex dal medico legale, sarebbero compatibili con una caduta da un’altezza di circa 15 metri, tra vegetazione e rocce sporgenti; esattamente l’altezza di un terrazzino della abbazia che si affaccia sul fiume Piave. Il 25enne potrebbe essere caduto accidentalmente, o potrebbe essersi gettato, sotto l’effetto di sostanze allucinogene o stupefacenti. I curanderi I due curatori sudamericani, figure chiave delle serate sciamaniche, sarebbero state le ultime persone a vedere in vita Alex. Arrivati in Italia per un giro di incontri e ripartiti subito dopo la nottata trascorsa a Vidòr, si dice siano esperti nella preparazione e nella somministrazione dell’ayahuasca, un intruglio di erbe amazzoniche dai potenti effetti psichedelici vietato nel nostro Paese proprio per le sue caratteristiche psicotrope. Secondo alcune testimonianze raccolte dai partecipanti, nella notte tra sabato 29 e domenica 30 giugno i due avrebbero raggiunto Alex, uscito improvvisamente dalla sala, per poi rientrare pochi minuti dopo. Test del capello per tutti i partecipanti Determinanti saranno gli esiti dei test tossicologici eseguiti sul corpo del 25enne, ma soprattutto gli accertamenti sui capelli di tutti i presenti, ad eccezione dei due “curanderi”, dei quali, dopo aver lasciato l’Italia, si è persa quasi ogni traccia. Gli accertamenti sono stati disposti dalla procura di Treviso su richiesta della famiglia di Alex, che all’ipotesi dell’incidente continua a non credere. Una serie di lettere anonime recapitate ai genitori nel corso delle settimane avrebbero fornito dettagli fino ad ora non emersi, nascosti dal muro di omertà eretto dai partecipanti.

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