A Scampia 170 famiglie non trovano casa: "Nessuna chance per noi delle vele"

Sono 800 gli abitanti della vela celeste. Circa 220 nuclei familiari che vivevano in uno dei palazzoni rimasti in piedi, l’unico destinato a essere trasformato, con il progetto Restart Scampia, in uffici, attività commerciali e residenze per studenti. Alle 208 famiglie censite nel 2023 sono stati validati i contributi di autonoma sistemazione e sono state già corrisposte le prime tre mensilità che vanno dagli 800 ai 1.100 euro. Ma solo 50 famiglie sono riuscite a trovare una casa. Per le altre 170 ci sono difficoltà oggettive. "Nessuna trattativa" con chi arriva dalle vele “La prima problematica è il pregiudizio”, ci raccontano, “appena capiscono che siamo abitanti delle vele non si apre neanche una trattativa. Poi chiedono le referenze, vogliono la busta paga e il contratto di lavoro”, continuano. In molti non vogliono bambini e animali. Meno che mai disabili. Questa è la voce degli abitanti della vela celeste che hanno perso la casa un mese fa e che da allora vivono in situazioni di emergenza e precarietà. Per le 208 famiglie censite nel 2023 le prime tre mensilità del contributo per l’autonoma sistemazione sono state già erogate. Ma la difficoltà vera è trovare una casa in affitto. Lucia e i figli con disabilità che dormono in auto Lucia viveva nella vela celeste con il marito, il figlio di 8 anni con una forma di autismo molto grave e un piccolo di 4 anni con un ritardo cognitivo. Da quando hanno lasciato la loro abitazione il 22 luglio scorso vivono in macchina perché il bambino non vuole allontanarsi dall’unica casa che riconosce come tale. Non si tratta di una protesta ma di una delle tante esigenze particolari di queste famiglie. Nella sistemazione provvisoria, il bambino non riesce a stare e mancano pochi giorni all’inizio della scuola e alle attività del centro di riabilitazione e assistenza che sono a Scampia. Lucia, oltre ad avere due minori disabili a carico, è costretta a cercare una casa che sia nel quartiere dove ci sono tutti i loro punti di riferimento. Sotto il peso dell'ansia Tina ha 42 anni, è nata nella vela celeste. Viveva con il marito, malato oncologico, e il figlio in 90 metri quadrati. Non ha avuto il contributo perché il comune li ha sistemati provvisoriamente in un albergo vista la situazione di salute dell’uomo. “Dopo il crollo del 22 luglio mio figlio ha iniziato a soffrire di attacchi di panico e crisi di ansia. Abbiamo dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso almeno dieci volte. Non posso pensare di continuare a vivere in un albergo e non sono in condizione di mettermi a cercare casa se dovessi accettare il sussidio. Vorremmo che fossero le autorità a aiutarci a trovare una casa. Senza di loro, non ce la daranno mai”. Troppi figli Salvatore ha tre figli. Con la moglie la risposta che hanno avuto da quando sono alla ricerca di una casa è che non affittano alle famiglie numerose con bambini. È arrivato a 30 tentativi. La risposta è sempre la stessa. Nel 2014 Camilla è venuta a vivere qui. Il marito è morto un anno dopo. Lei è rimasta sola con i tre figli di 14, 15 e 19 anni e un cane che per lei è come un figlio. Anche lei ha difficoltà enormi aggravate, ci racconta, dalla presenza del cane. Oggi vivono divisi, ospiti di alcuni parenti. I ragazzi hanno lavori salutari, nessun contratto e nessuna busta paga: “Vorrei che le istituzioni prendessero provvedimenti. Perché noi abbiamo diritto ad avere una casa. Ci devono dare i mezzi”. "Non affittiamo a chi ha figli disabili" Antonio e Angela hanno tre figli piccoli e uno in arrivo, dovrebbe nascere i primi giorni di ottobre. Vivevano nella vela insieme alla nonna. Uno dei bambini è affetto da mutismo selettivo. La situazione della famiglia è complicata: “Stiamo spendendo tutti i soldi del contributo affitto per pagare una stanza in albergo. Ma ci chiediamo come faremo a settembre quando non riusciremo a coprire più le spese e avremo finito il contributo. Nessuno ci affitta casa con tanti bambini e un disabile”. “I proprietari della casa vogliono affittare a una coppia, al massimo con un bambino. Ci siamo sentiti dire così proprio ieri da un’agenzia immobiliare che abbiamo contattato e che era ancora aperta ad agosto”. Enzo ha un lavoro, ha una agenzia di pubblicità, ha una partita iva, un buono stipendio e il contributo per l’autonoma sistemazione. “Se ho difficoltà io a trovare una casa, non vedo come potrà riuscirci chi non ha referenze.”

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