Angela Celentano, la pista turca e la nuova proroga: cosa succede ora? La ricostruzione

Erano le 13 del 10 agosto 1996, quando durante la gita annuale della comunità evangelica di Vico Equense sul monte Faito, Catello Celentano si accorge che la figlia Angela, di tre anni, è scomparsa. Catello e Maria erano nel piazzale con le tre figlie che giocavano a poca distanza. Da allora sono passati 28 anni. Ma di quel giorno Catello ricorda tutto. “Era l’ora di pranzo, le bambine avevano già mangiato, e io chiesi a mia moglie se c’era qualcosa altro. A quel punto mi girai verso le bambine che giocavano e mi rivolsi proprio a Angela chiamandola. Da lì mi accorsi che non c’era e iniziammo tutti a cercarla. Poco dopo quando ci siamo resi conto che non era nelle immediate vicinanze chiamammo i carabinieri. Arrivarono tutti. Nel primo pomeriggio c’erano più di 200 persone a cercare Angela nel Faito. Il ricordo è nitido e ogni volta è come se rivivessi tutto.” Gli ultimi ad avere visto Angela sarebbero stati due bambini presenti alla gita Luca e Renato ma le loro versioni sono discordanti. “Sul momento loro non dissero nulla. Durante gli interrogatori vennero fuori queste versioni ma non sono state confermate. Renato disse di avere visto Angela allontanarsi e di averle suggerito di tornare dalla mamma. Ma sono state solo chiacchere senza conferme. Spero che nessuno abbia nascosto nulla". Sei giorni dopo Catello riceve una telefonata anonima. Sente il pianto di una bambina e una voce che dice “tuo papà”. “Noi siamo rimasti 5 giorni e 5 notti sul monte Faito. Poi ci hanno consigliato di scendere anche per capire se arrivassero telefonate al numero fisso di casa. Il giorno successivo il telefono squillò e ci arrivò una chiamata anonima in cui sentivamo il pianto di una bambina. Ma fu un buco nell’acqua. Il primo di tanti.” Nel 1999 c’è una prima pista subito abbandonata: quella del sequestro da parte di uno zio. Poi le indagini si spostano in Messico. E ogni volta una nuova speranza. “Ci furono le prime indagini che non portarono a nulla. E partirono dalla famiglia. Io ho sempre detto di indagare ovunque perché non avevamo nulla da nascondere. Ma furono fatti tantissimi errori. Non erano preparati a un caso come quello di Angela. Nessuno era preparato. Le ricerche furono fatte bene ma la questione era un’altra. Se Angela si fosse allontanata da sola la avremmo trovata subito. Ci dissero che se un bambino si disorienta cammina senza fermarsi. Ma evidentemente non fu così.” “All’inizio si parlò di una organizzazione, ma sarebbe emerso qualcosa negli anni. Si valutava tutto. Ad oggi però la nostra idea è che è stata presa a scopo di una adozione illegale. Potrebbe anche essere stata una occasione colta al volo, il tutto è avvenuto in pochissimi minuti, meno di 15 minuti. Eravamo tutti nel piazzale, io continuo a pensarci ogni giorno". Dal Messico al Venezuela, quale è stata - chiediamo - la volta in cui ci avete creduto con più forza? “In entrambi i casi c’erano una serie di elementi che ci hanno fatto sperare. In Messico ci abbiamo sperato perché ci sembrava verosimile il racconto e il contesto. In Venezuela la somiglianza era davvero impressionante.” “Ogni anno il 10 agosto lo trascorriamo ricordando Angela ma la vita deve continuare per le sorelle. Andiamo avanti anche per Angela e per continuare a sperare di riabbracciarla. Ora aspettiamo notizie da questa pista turca. Abbiamo parlato con gli investigatori che si occuparono delle indagini. Loro vogliono approfondire e noi siamo sempre contenti che ci siano indagini scrupolose per non lasciare nulla di intentato. Per mia moglie, la mamma di Angela, c’è sempre questa speranza. Noi aspettiamo fiduciosi. Nessuno può toglierci la fede e la speranza che Angela stia vivendo i suoi 31 anni da qualche parte nel mondo". Tutte le piste sulla scomparsa di Angela Celentano Alla vigilia di Ferragosto e a pochi giorni dal 28esimo anniversario della scomparsa di Angela Celentano, arriva la notizia che il giudice per le indagini preliminari di Napoli Federica Colucci, ha disposto una proroga di 180 giorni per indagare ancora su quella che è stata definita la “pista turca”, partita dalla segnalazione di una blogger, secondo cui la donna vivrebbe sull’isola di Buyukada con un uomo che si crederebbe suo padre. Luigi Ferrandino è il legale che segue Maria e Catello, i genitori di Angela, da 12 anni. È sempre stato estremamente cauto davanti alle indagini e ancora di più davanti alle segnalazioni che sono arrivate da tutto il mondo. Chiediamo a lui di ripercorrere la vicenda giudiziaria e le piste battute fino all’ultima che porta in Turchia. “Partiamo dalla pista messicana. Una ragazza una notte contattò sui social le figlie dei Celentano dicendo di essere Angela, raccontò di vivere in Messico con una nuova famiglia. Disse di stare bene e di volere rimanere dove era. Segnalammo questo episodio alla procura di Torre Annunziata, ma ci furono dei ritardi e quindi la famiglia si rivolse a me per sollecitare sia la procura che il ministero degli esteri. Grazie all’intervento dell’allora presidente del consiglio Matteo Renzi, l’omologo messicano fissò una ricompensa in cambio di informazioni su questa ragazza. Nel frattempo, con il nostro team investigativo riuscimmo a rintracciare l’abitazione e l’Interpol scoprì che si trattava di un mitomane che raccontò di avere usato una foto trovata sui social di un’altra ragazza. Fu una grande delusione per la famiglia che incontrò questa ragazza che effettivamente ricordava molto la figlia Angela”. Nel 2022 la nuova pista dall'America Latina “Era il 2022 quando interviene la Manisco World, una associazione internazionale che si occupa di persone scomparse e vittime di sette, di cui diventai team leader. Scoprimmo che c’era una ragazza nota nel mondo dello spettacolo in Argentina, con una somiglianza impressionante con la sorella di Angela, Naomi. Abbiamo mandato il nostro investigatore lì e siamo riusciti ad avere degli oggetti su cui fare l’esame del dna. Il nostro laboratorio di riferimento di Roma svelò che non era lei. Non c’era alcuna corrispondenza e fu una altra grande delusione". La pista turca e la nuova proroga: cosa succede ora? “La pista turca nasce dalla segnalazione di una blogger, che risale a 14 anni fa, in cui sosteneva di essersi recata in una isoletta turca a seguito di una confidenza che le aveva fatto in punto di morte un alto prelato. Secondo questo prelato, di cui non ha mai rivelato il nome, Angela viveva a Buyukada con il padre, il veterinario del posto. La Blogger con un escamotage era venuta in possesso di alcuni oggetti della ragazza dai quali ricavare il dna e denunciò il tutto alla procura della repubblica di Napoli. L’indagine fu aperta e un nucleo Interpol si recò sull’isola turca per le indagini a conclusione delle quali il pubblico ministero chiese l’archiviazione che fu disposta dal gip. La blogger però è andata avanti e ha fatto una nuova segnalazione con richiesta di riapertura indagini, spiegando che nella relazione c’era un errore sui soggetti interrogati. Questa volta il gip accoglie la richiesta e da allora l’indagine resta aperta. Si tratta di una attività molto complessa e per questa ragione non è stato possibile chiuderla entro sei mesi. La pista turca: sono stati commessi degli errori? “Sicuramente dagli atti emerge che è stata interrogata una persona diversa da quella segnalata dalla blogger. La ragazza di cui parla non è stata mai trovata. Il presunto padre vivrebbe sulla terra ferma e farebbe solo attività ambulatoriale. In quel periodo però sembra che ci fosse un sostituto che sarebbe stato erroneamente interrogato. Adesso bisognerebbe rintracciare il vero veterinario e interrogarlo per arrivare a questa ragazza. La foto diffusa sui social è quella che la blogger avrebbe estrapolato da un video ma non c’è nessuna conferma. La famiglia è contenta che gli investigatori continuino a cercare e sperano che ci siano risultati quanto prima".