Emergenza carceri, il diritto negato alla salute dei detenuti

Il sit-in organizzato dal Comitato "Esistono i diritti" davanti al carcere Ucciardone di Palermo era appena cominciato quando è arrivata un’ambulanza per trasportare un detenuto in sciopero della fame da parecchi giorni e in uno stato critico, accertato dal medico di turno. Le violente proteste, i casi di autolesionismo, i suicidi o tentativi di suicidio in cella sono ormai quotidiani e poca speranza viene riposta nei provvedimenti allo studio da parte del Governo. “Il decreto carceri votato in questi giorni è fatto di tanta teoria e poca pratica. Non ci sarà un alleggerimento della presenza di oltre 10.000 persone in più della capienza reale" denuncia Pino Apprendi, Garante per i diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale di Palermo, presente all'ennesima manifestazione indetta in una città deserta, per gridare a gran voce che "in carcere si muore e di carcere si muore". L'allarme suicidi tra detenuti e agenti di polizia penitenziaria Per il sit-in hanno scelto l'Ucciardone, un carcere simbolico perchè è una delle strutture penitenziarie più antiche d'Italia, costruita tra il 1830 e il 1834 e che risente della vetustà dell'edificio e della carenza di quegli spazi comuni richiesti dalle attuali normative in materia e dalle finalità rieducative della pena. Qui il 2 agosto si è tolto la vita un agente di polizia penitenziaria. Era a fine turno, ha usato la pistola d'ordinanza. Il collega che doveva dargli il cambio lo ha trovato senza vita, sul muro di cinta. È il settimo caso di suicidio tra gli agenti di polizia penitenziaria in Italia da inizio anno. Sono 67 i suicidi già registrati tra i detenuti secondo i dati del Garante e 1.270 i tentativi sventati dagli agenti. "Soffrono i carcerati, soffrono gli agenti di polizia che rappresentano l'ultimo anello delle istituzioni, spesso inadeguate e inadempienti, ed è l'anello più fragile" dice Apprendi. "L'agente di polizia diventa la spugna che assorbe tutto il malessere e la rabbia che il detenuto ha accumulato, per le ragioni più varie, perché soffre il caldo soffocante di questi giorni in cui le celle diventano ambienti roventi in cui è impossibile respirare, perché non ha potuto assistere al funerale della madre o perché soffre la lontananza da casa e dai suoi familiari e in questo contesto basta una scintilla a far diventare esplosiva una situazione costantemente tesa". Una strage, nell'indifferenza generale "Noto con rammarico una generale assuefazione, al di qua e al di là delle sbarre, tra la gente, oltre che nella politica" continua il Garante Apprendi. "Proviamo a immaginare i 61.500 mila detenuti dei 190 istituti penitenziari come gli abitanti di una città; un suicidio ogni 3 giorni farebbe notizia? La politica prenderebbe posizione? Invece a cosa assistiamo? La visita del sottosegretario Delmastro che incontra nel carcere di Taranto solo gli agenti e non i detenuti ha il sapore di una sfida che non fa bene a nessuno e non allenta la tensione". I diritti negati per la popolazione penitenziaria "Finchè non sarà garantita la salute al cittadino detenuto assisteremo a tante morti silenti. La situazione che verifico ogni volta che entro in un carcere e cioè almeno due volte alla settimana, è drammatica" dice Apprendi. "Nelle celle, piccolissime, il caldo è insopportabile. Ci sono persone con malattie psichiatriche già certificate prima dell'ingresso in carcere che qui non vengono curate, ci sono 80enni sulla sedia a rotelle, ci sono persone con gravissime patologie, malattie invalidanti o affette da tumori, che rimangono in carcere pur avendo diritto a scontare la pena in strutture più adeguate o ai domiciliari. Ho visitato alcuni giorni fa al Pagliarelli un detenuto che da gennaio attende un intervento all'occhio e nel frattempo ha quasi del tutto perso la vista. A differenza dei cittadini liberi chi è in carcere non può rivolgersi ad una struttura privata, è costretto ad attendere il ricovero in ospedale, e la sanità siciliana non è in grado di fornire le cure sufficienti". Le pene alternative non applicate "Noi non contestiamo le condanne" - puntualizza Apprendi - "noi non entriamo nel merito delle sentenze ma chiediamo da sempre e a gran voce che si possa beneficiare delle pene alternative, che venga garantito il diritto alla salute della popolazione penitenziaria nel rispetto della dignità umana e della Costituzione. Almeno tremila persone potrebbero godere della liberazione anticipata, diecimila potrebbero scontare pene in modo alternativo.". Carceri sovraffollate, carenza di personale "Gli sforzi di chi vorrebbe migliorare le cose sono vanificati dai numeri. Il personale è sempre insufficiente, mancano medici, infermieri, figure specializzate nel fornire supporto e assistenza dal punto di vista psicologico a chi vive in un contesto di disperazione. La polizia è sotto organico da anni. Al carcere Pagliarelli, una città nella città, in una domenica d'agosto c'erano 240 persone per 1.400 detenuti al mattino, 60 agenti nel pomeriggio e 30 di notte. I provvedimenti ministeriali sono una goccia nell'oceano, i mille nuovi inserimenti previsti nei prossimi due anni non coprono nemmeno il turnover del personale.".