Migranti, il governo esulta per i risultati sui rimpatri. Ma i numeri dicono anche altro

Diminuiscono gli sbarchi e aumentano i rimpatri: il saldo tra arrivi e partenze è sempre più positivo e il governo Meloni illustra i suoi risultati sul fronte dei migranti. Ci sono numeri, tuttavia, che possono dare nuovi elementi alla discussione, soprattutto perché arrivano dall’Europa. Ed è stato lo stesso ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a chiamare in causa il governo continentale per la gestione dei flussi. Quasi 8.000 rimpatri nel 2024 Quelli che il governo considera i successi della sua strategia tra arrivi e partenze partono dalle cifre illustrate nella risposta dell’8 agosto scorso durante un question time alla Camera a firma di Simona Bordonali, deputata leghista Innanzi tutto i rimpatri. Sarebbero stati nei primi sei mesi del 2024 quasi 8mila: 5111 in Libia e 3800 in Tunisia. Non si tratta, ha spiegato Piantedosi, dei rimpatri forzati ma, in accordo con gli organismi internazionali come Oim e Unhcr, che lavorano gomito a gomito in Libia, delle triangolazioni con i Paesi di partenza. Il governo italiano in Libia o in Tunisia propone quelle che sono state definite “alternative a progetti migratori, a volte anche avventurosi e pericolosi, riportando i migranti nei Paesi di origine e aiutandoli a reinserirsi grazie a consulenze ad personam, assistenza logistica e finanziaria”. Quindi non propriamente i rimpatri forzati che, invece, subiscono un calo. Gli arrivi Ma alla strategia in uscita, si aggiunge il calo degli sbarchi, significativo per il governo. Uno degli ultimi “cruscotti” pubblicati dal governo parlava di 48.028 sbarchi nel 2022, 100.419 nel 2023 e 37.644 quest’anno. Quando a fine giugno è stata pubblicata la stessa statistica sul bilancio dei primi sei mesi, la fondazione OpenPolis ha emesso questa nota: “Sono 25.676 le persone migranti arrivate sulle coste italiane dal 1 gennaio al 30 giugno 2024. Si tratta dei numeri relativi esclusivamente alla rotta del Mediterraneo, e non agli arrivi della cosiddetta “rotta balcanica”, su cui le autorità non rilasciano dati. Gli ingressi del primo semestre di quest’anno sono in numero sensibilmente inferiore rispetto allo stesso periodo del 2023, ma si tratta di cifre simili al 2021 e al 2022, quando a palazzo Chigi sedeva Mario Draghi”, ha scritto OpenPolis che poi ha riportato anche le cifre di approdo via mare con i picchi del 2016 e 2017 e i minimi registrati nel 2018 e nel 2019. Per esempio nei primi sei mesi del 2024, secondo i dati di Frontex, su oltre 95mila arrivi per le rotte migratorie in Europa, il 60% sono stati gli approdi via mare nelle tre rotte mediterranee, mentre il restante 40% sono frutto dei viaggi di terra, tra rotte occidentali e orientali, tra Balcani, Grecia e Albania. Partenze Questo sul fronte arrivi. E poi ci sono le partenze. Oltre al progetto di rimpatrio volontario del quale parla Piantedosi verso Libia e Tunisia, c’è Eurostat che monitora gli ordini di rimpatrio e le effettive partenze rispetto all’ordine di abbandono del Paese Ue. I dati sono stati pubblicati in giugno, ma aggiornati a marzo, in attesa di settembre quando ci sarà anche la situazione fino a giugno del 2024. “Nel primo trimestre del 2024, 103.515 cittadini extracomunitari hanno ricevuto l'ordine di lasciare un paese dell'UE e 30.570 sono stati rimpatriati in un altro paese a seguito di un ordine di allontanamento”, scrive Eurostat. Di questi oltre trentamila rimpatri, nei primi tre mesi del 2024, l’Italia contribuisce con 935 ordini di espulsione contro i circa 4000 di Francia e Germania e 3000 della Svezia. Meno di un migliaio in calo rispetto al precedente trimestre. E se l’aumento a livello di Unione Europea si attesta al +11,43%, l’Italia riesce a raggiungere la metà con un +5,65% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Almeno sul fronte degli ordini di espulsione, mentre l’Europa segna un -7% sullo stesso periodo dell’anno scorso, l’Italia resta stabile: sono sempre circa 6.000 in un trimestre, più o meno come il Belgio, ma meno della metà rispetto alla Francia e quasi un quinto dei tedeschi.