Il caporalato in agricoltura dilaga nel sud Italia e tra gli stranieri

All’incirca tra il 2016 e il 2023, in Italia si sono registrati 432 casi di sfruttamento lavorativo nel settore primario o, come più comunemente chiamato, caporalato. Sono questi i dati che emergono dal quinto rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto sullo sfruttamento lavorativo e sulla protezione delle sue vittime, che individua e analizza gli atti giudiziari relativi alla legge 199 del 2016 sul contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura. Una piaga dell'agricoltura Con i suoi 432 casi, contro i 155 del settore secondario e i 197 del terziario, l’agricoltura è di gran lunga il settore in cui avvengono più casi di sfruttamento lavorativo. Il caporalato è un fenomeno che si concentra soprattutto nelle regioni del sud Italia, dove si sono registrati 252 casi di sfruttamento in agricoltura , mentre al nord e al centro ammontano rispettivamente a 87 e 93. Tra le regioni dove sono stati intercettati più casi spiccano Puglia e Sicilia , seguono a distanza Calabria , Lazio e Lombardia . Più irregolarità tra gli stranieri Sul totale dei casi in cui è stato possibile risalire alla provenienza degli sfruttati, 346 su 432, il report rileva che tre vittime su quattro sono di provenienza extra-UE, mentre gli italiani sono poco meno del 10%. Nei 135 casi in cui è stato invece possibile risalire allo status giuridico delle vittime, 65 di questi hanno coinvolto richiedenti asilo e 47 stranieri irregolari senza permesso di soggiorno. La correlazione tra stranieri e sfruttamento emerge anche da un’analisi del Ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro basata su dati ISTAT-RCFL: i due settori economici dove si riscontrano più casi di irregolarità nero sono infatti quelli nei quali sono occupati più stranieri. Uno di questi è proprio l’agricoltura, dove il 18% su tutti gli occupati è straniero e il 13,5% proviene da un Paese extra-UE, e dove si registra un tasso di irregolarità del 23,2% . L’unico settore dove l’indicatore di irregolarità è più alto è quello del lavoro domestico, dove più di una persona su due lavora in nero. "Lavoro grigio" Come si legge nell’analisi del Ministero, oltretutto, in ambito agricolo si ricorre spesso a forme di ‘lavoro grigio’ che penalizzano le vittime in modo molto simile al lavoro nero: “L’ambito agricolo è, in particolare, caratterizzato dal frequente ricorso alla “sotto-dichiarazione” delle giornate o delle ore lavorate. Questo comporta un’evasione dalle norme fiscali e l’erosione dei diritti e delle tutele per i lavoratori, che possono vedersi negata la possibilità di accedere alle indennità di disoccupazione, malattia, infortunio e maternità.”