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Sciopero balneari, concluso stop di due ore. Governo studia norma per fine agosto

Cronaca
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L’orario scelto era il meno affollato della giornata. La protesta indetta contro il governo di Giorgia Meloni e la possibilità di mettere a gara le concessioni, che dovrebbero scadere alla fine del 2024. Ma la categoria si spacca

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Si è conclusa dopo due ore la mini-serrata dei balneari prevista per mattina. Gli ombrelloni hanno aperto solo alle 9:30, due ore dopo l'inizio ufficiale, in seguito alla mancata risposta del governo entro la pausa estiva alla richiesta di un intervento normativo sull'annosa - e irrisolta - questione delle concessioni. I balneari hanno scelto la via dello sciopero per protestare contro il governo di Giorgia Meloni e la possibilità di mettere a gara le concessioni balneari, che dovrebbero scadere alla fine del 2024. Ma la categoria si spacca: se Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti hanno imboccato la strada della mobilitazione, altre sigle come Assobalneari, Federbalneari e Cna si sfilano, parlando di "iniziativa spot". L’orario scelto è stato quello meno affollato della giornata e comunque nelle due ore di chiusura si potrà andare in spiaggia, dove saranno presenti i bagnini. 

Assobalneari non aderisce, i motivi del no

Assobalneari ha fatto sapere di non sostenere l'apertura ritardata degli ombrelloni "per non penalizzare migliaia di consumatori che hanno scelto gli stabilimenti balneari italiani per le loro vacanze". Per questo migliaia di aziende associate ad Assobalneari e La Base Balneare con Donnedamare si sono astenutr dallo sciopero, hanno fatto sapere i presidenti Fabrizio Licordari e Bettina Bolla, convinti che la via maestra sia "sostenere la validità della mappatura fatta dal governo italiano", secondo cui il 67% delle coste è disponibile al libero mercato. I balneari, infatti, chiedono certezze per le concessioni che sono scadute lo scorso 31 dicembre dopo lo stop del Consiglio di Stato alle proroghe decise dal governo.  

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La posizione di Sib

Chi non accetta "il gioco di dividere la categoria" è Antonio Capacchione, presidente del Sib: "È uno sciopero gentile. A chi non ritiene di aderire dico: scegliete un'altra iniziativa, ma non fare nulla è sbagliato". E alle associazioni dei consumatori, dal Codacons all'Aduc all'Unc, contrarie alla protesta, replica: "Se penalizziamo gli utenti? Ma lo facciamo anche per loro. Con le gare al rialzo succederà quello che è successo a Jesolo, dove hanno tolto le spiagge ai vecchi concessionari ed è arrivato Mr.Geox che ha raddoppiato le tariffe".

Tutti gli altri servizi garantiti

"Non è uno sciopero di bandiera, è nell'interesse generale della categoria", concorda il presidente di Fiba, Maurizio Rustignoli, ricordando che la sua federazione con il Sib "rappresenta in Italia quasi il 90% degli operatori balneari" e stimando un'adesione all'80% per la protesta. Se gli ombrelloni hanno aperto con due ore di ritardo, negli stabilimenti tutti i servizi sono stati comunque garantiti, dal salvamento - con i bagnini operativi - ai servizi igienici, alle docce. Con qualche iniziativa creativa, come un brindisi con i calici alzati a Rimini

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La direttiva Ue

Il nodo resta la procedura di infrazione europea che pende sull'Italia, accusata di non aver ancora fatto partire le gare sulle concessioni prevista dalla direttiva Bolkestein. La riassegnazione deve avvenire entro la fine di quest'anno, ma mancano all'appello criteri nazionali e gli enti locali si stanno avviando a mettere a punto le procedure per conto proprio. I negoziati con Bruxelles sono in corso, ma un portavoce dell'esecutivo Ue ha precisato ieri che "il parere motivato" spedito a Roma a novembre "è l'ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue".

Mancano criteri nazionali

I balneari si sono sempre opposti alla messa a gara delle concessioni: anche il governo attuale si è sempre detto contrario, ma dopo ripetuti richiami sia da parte dell’Unione Europea che del Consiglio di Stato non è più riuscito a evitarlo. I proprietari degli stabilimenti lamentano, però, il fatto che manchino dei criteri nazionali sulle gare e che ogni ente locale possa definire le regole in autonomia, con conseguenti disparità di trattamento tra una località e l’altra. Inoltre richiedono il riconoscimento di un indennizzo economico per i concessionari uscenti, che perderanno la concessione a causa delle gare pubbliche.

 

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L'ultima proroga di Meloni

Da decenni le concessioni balneari vengono quasi sempre prorogate in modo automatico agli stessi proprietari, peraltro con canoni d’affitto molto bassi. Ma questo metodo viola la direttiva europea del 2006, nota come “direttiva Bolkestein”, che impone a tutti i paesi membri dell’Unione di fare dei bandi per mettere a gara le concessioni e aprire così il mercato alla concorrenza. Dal 2006 a oggi, però, governi italiani hanno fatto slittare la scadenza delle concessioni, temendo di inimicarsi la categoria dei balneari. L’ultima proroga era stata quella voluta dall’attuale governo di Giorgia Meloni, che con la legge di bilancio approvata nel dicembre del 2022 ha prorogato le concessioni fino alla fine del 2024.

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