Amianto fra i banchi, quali i rischi per studenti e docenti

La premessa è doverosa ma non rincuorante: di amianto muoiono soprattutto i lavoratori. Per le persone soggette a esposizioni ambientali, che non lavorano cioè il minerale e inalano una minore quantità di fibre, il rischio di sviluppare malattie letali è molto inferiore. Ma non nullo. Dal 1993, quando entrò in vigore la legge che vieta la commercializzazione dell’asbesto in Italia, molto è stato fatto e molto altro resta da fare. Nello specifico, circa 40 milioni di tonnellate di amianto sono tuttora da bonificare e si nascondono sparse tra fabbriche, biblioteche, ospedali e scuole. Gli avvisi nelle bacheche di molti istituti avvertono gli studenti: “Vietato appendere chiodi, graffiare le pareti e sbattere porte”. Se possibile, meglio non spostare troppo i banchi. Tutto potrebbe sollevare fibre di amianto. Migliaia di scuole sono contaminate e studenti e docenti rischiano ogni giorno di sviluppare malattie, che si potrebbero manifestare anche dopo decenni. Ma i fondi per la bonifica sono pochi, i monitoraggi ancora meno e i numeri poco chiari. A rischio almeno 2.400 scuole Non esistono statistiche ufficiali. Il governo Conte I, a maggioranza giallo-verde, sollevò la questione nel cosiddetto “Contratto per il governo del cambiamento” annunciando “una mappatura capillare di tutte le eventuali strutture a rischio amianto partendo dalle scuole”. Di fatto, l’esecutivo prendeva atto dell’assenza di un monitoraggio presso i ministeri competenti e della conseguente impossibilità di imporre dispositivi di prevenzione. La mappatura, poi, non fu redatta né dal governo giallo-verde né dai successivi. L’unica ad oggi disponibile, realizzata dall’Osservatorio nazionale amianto e avallata dal Censis, raccoglie segnalazioni dal basso e organizza i dati verificati in una mappa interattiva. Nel novero dell’Ona compaiono, dunque, 2.400 istituti scolastici nei quali sarebbero esposti oltre 352.000 alunni e 50.000 lavoratori . “Si fa un ragionamento cinico riguardo alle scuole – spiega il presidente Ona Ezio Bonanni – perché dove le esposizioni all’amianto sono sporadiche si muore solo nel 5-7% dei casi. Ma la verità è che sugli alunni nessuno fa statistiche e, se muoiono a distanza di molti anni, è difficile capire da dove sia arrivata l’esposizione”. Per il personale scolastico, invece, qualche numero lo ha raccolto l’Inail: nel VII rapporto Renam si parla di 121 casi di mesotelioma sviluppati fino al 2018. A questi, sarebbero da aggiungere gli altri tumori asbesto-correlati non censiti dall’Inail, oltre all’asbestosi e alle complicazioni cardiache e cardiocircolatorie. Bonifiche obbligatorie La mortalità non è bassa, dunque, tenendo conto che nessuno manipola amianto nelle scuole. Già dal 1986 , una circolare del ministero della Salute imponeva la bonifica delle scuole e degli ospedali ma, in quasi 40 anni, è stato fatto ben poco. “Le pubbliche istituzioni, dal ministero della Salute alle Regioni, hanno ritardato la messa in atto di quanto stabilito dalla circolare – spiega Bonanni nel “Libro bianco delle morti da amianto in Italia” – trascurando la bonifica di scuole e ospedali, sul presupposto della presunta bassa dose di esposizione, ovvero di un contemperare di costi e benefici”. La questione ruota attorno ai cosiddetti “limiti di soglia”, che consentono di effettuare una valutazione costi/benefici sulla base della quale decidere dove effettuare la bonifica. In breve: nelle scuole in cui si stima che le probabilità di inalare amianto siano poche, l’intervento non si fa. Questo presupposto, cui si somma l’assenza di una mappatura ufficiale, ha lasciato in mano all’amianto migliaia di istituti. Dove, di fatto, è sufficiente una sola inalazione per sviluppare tumori asbesto-correlati. Sentenze di condanna e finanziamenti Nel febbraio 2017 la docente Olga Mariasofia D’Emilio, insegnante presso la scuola media Farini di Bologna, è morta per mesotelioma pleurico. Nel suo istituto, l’amianto infestava i laboratori di chimica e fisica. Per questo, quando i medici le diagnosticarono la malattia nel 2002, la donna decise di intraprendere un lungo procedimento penale, del quale non ha mai visto la conclusione. Arrivata quattro anni dopo la sua morte, nel 2021, con una storica sentenza in cui il tribunale di Bologna condannava, per la prima volta, il ministero dell’Istruzione per la mancata bonifica dall’amianto. Alla famiglia della vittima sono andati 930.258 euro mentre, agli altri lavoratori del settore avvelenati dall’amianto, il parere dei giudici ha regalato la speranza di un risarcimento. Solo un anno prima della sentenza, il ministro dell’Ambiente del governo Conte II Sergio Costa, aveva disposto lo stanziamento di 385 milioni di euro per la progettazione delle bonifiche di ospedali e scuole, dando seguito alla circolare del 1986 e disponendo un cronoprogramma per gli anni successivi. “La legge che venticinque anni fa ha messo al bando l’amianto in Italia mostra i segni dell’età e per una parte importante è rimasta inascoltata”, sosteneva il titolare del dicastero. Ma da allora - è un dispiacere ripetersi - poco è stato fatto: nel Pnrr la questione amianto viene citata una sola volta e oggi le iniziative in ambito scolastico sono sparse e isolate. Il caso romano Nel 2022 la Regione Lazio ha investito circa dieci milioni di euro per bonificare 111 scuole romane. L’intervento, isolato e lodevole, è stato organizzato sulla base di un monitoraggio della Città metropolitana che non teneva conto di molti istituti contaminati. A segnalarli, nello stesso periodo, è stato l’Osservatorio nazionale amianto che ha rilevato il minerale cancerogeno nel 6,8% delle scuole della città e nell’8% degli istituti regionali. Particolare il caso del “Carlo Evangelisti”, sfuggito alla rilevazione istituzionale e segnalato da Ona nel 2022 alla Procura romana. L’esposto ai magistrati ha provocato la reazione del Comune e l’immediata rimozione dell’amianto dalla scuola. Ma altri studenti, dentro e fuori dalla Capitale, restano ancora esposti alla fibra letale in attesa di monitoraggi nazionali, capillari e ufficiali. Che tardano ad arrivare.