Morta in dirupo a Ischia, la sorella: "Era terrorizzata dal compagno"

Cronaca
Gaia Bozza

Gaia Bozza

Parla la sorella di Marta Maria Orhyzko, morta a 32 anni in un dirupo dopo aver chiesto per ore aiuto al compagno. Emerge, dal suo racconto, un passato di presunte violenze e minacce che la vittima non è mai riuscita a denunciare formalmente. In un caso, è finita in ospedale con ustioni di secondo grado. 

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"Perché non ha chiamato me? Perché non ha chiamato qualcuno che potesse aiutarla?". Non si dà pace Tetiana, la sorella di Marta Maria Ohryzko,  a soli 32 anni, caduta in un dirupo a Ischia, morta dopo avere chiesto per ore aiuto al compagno, Ilia Batkrakov, 40 anni, che non l'ha aiutata. Ha chiesto aiuto dal vivo e al telefono solo a lui, che - secondo quanto emerge  - la vessava e la rendeva succube da anni. Almeno tre gli episodi allarmanti, in un caso è finita anche in ospedale per ustioni di secondo grado. Lui, aveva confessato la vittima alla sorella, la avrebbe spinta dentro un rogo, vicino alla roulotte dove viveva a poca distanza dalla famiglia di origine.  Ma non è riuscita mai a formalizzare una denuncia, anche se Tetiana lo faceva, gridava aiuto, provava a convincerla, parlava con le autorità competenti. Ma in assenza di una denuncia della parte lesa poco si può fare. Fino al 13 Luglio, quando, caduta in un dirupo, forse dopo una lite, ha provato a chiedere aiuto al compagno. Ma nulla di più. Alla sorella avrebbe detto che andava tutto bene. 

La sorella: "Violenze e minacce da anni"

"L'ho chiamata alle 19 circa, chiedendole perché era tutto il giorno che non mi rispondeva al telefono - racconta Tetiana - Lei mi ha risposto che aveva dormito perché era stanca, che era a casa con lui, che avrebbe preparato da mangiare e sarebbe rimasta lì. Io le ho risposto che io e il papà eravamo preoccupati, che doveva tornare a casa sua con i suoi familiari, che sarei andata con le forze dell'ordine a prenderla se non mi avesse prestato ascolto. Mi ha pregato di non farlo rispondendomi che sarebbe tornata Lunedì". Ma al Lunedì Marta non ci è arrivata. In quelle ore, secondo quanto ricostruito dalle indagini dei Carabinieri e della Procura di Napoli, era già  nel dirupo. E supplicava aiuto al fidanzato.

Non era la prima volta che Marta subiva violenze e minacce, anche con un coltello, racconta tra le lacrime Tetiana: "In questi anni lui ha minacciato lei e anche noi. E' russo e ci offendeva in quanto ucraini. In questi anni sono stata più volte dalle autorità a esprimere la mia preoccupazione, dopo episodi di violenza, ma lei non ha mai voluto formalizzare una denuncia perché era terrorizzata dal compagno, che minacciava di morte lei e noi, se lei avesse denunciato qualcosa". Una giovane donna fragile e delicata, Marta Maria, che era in cura presso il centro di salute mentale di Ischia, con un passato segnato da lutti e privazioni. Tetiana era venuta in Campania proprio per starle vicino. E' sotto choc, fatica a concepire e accettare quello che è accaduto: "Io voglio che mia sorella torni a vivere", continua a ripetere. Fatica anche a credere che in quel dirupo ci sia finita da sola, un dislivello di soli due metri, anche se al momento, le evidenze che emergono dalle indagini non avvalorano altre ipotesi. Una cosa è certa: Marta è morta credendo aiuto alla persona che amava. E che non l'ha aiutata. "Voglio la verità - conclude Tetiana - Non posso credere a quanto è accaduto". Il compagno di Marta si trova adesso nel carcere di Poggioreale, a Napoli, con l'accusa di maltrattamenti aggravati dalla morte. Dice di averla amata. 

 

 

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