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Migranti, stop del Consiglio di Stato sulle motovedette italiane alla Tunisia

Cronaca

L'organo di governo ha accolto l'istanza cautelare di un gruppo di ong e associazioni e ha fissato l’udienza in Camera di consiglio per l’11 luglio. Il ricorso delle ong era stato inizialmente rigettato dal Tar del Lazio: le organizzazioni hanno quindi impugnato la sentenza il cui esito è stato ribaltato dal Consiglio di Stato

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Stop al trasferimento delle motovedette italiane alla Tunisia. La decisione di sospendere il passaggio fino a nuove indicazioni è stata presa dal Consiglio di Stato che ha accolto l'istanza cautelare di un cartello di ong e associazioni e ha fissato l’udienza in Camera di consiglio per l’11 luglio. Per le ong le violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità tunisine sono gravissime. "Come sostenuto anche dalle Nazioni Unite, fornire motovedette alle autorità tunisine vuol dire aumentare il rischio che le persone migranti siano sottoposte a deportazioni illegali", spiega Maria Teresa Brocchetto, Luce Bonzano e Cristina Laura Cecchini del pool di avvocate che segue il caso. 

Il ricorso al Tar

darne notizia sono le stesse ong, Asgi, Arci, ActionAid, Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet, che avevano presentato ricorso al Tar del Lazio contestando il finanziamento di 4,8 milioni di euro per la rimessa in efficienza e il trasferimento alla Tunisia di sei motovedette. A fine maggio, il Tar aveva rigettato il ricorso delle organizzazioni, contro il trasferimento di sei motovedette alla Garde nationale tunisina. In forza di questa decisione, per giugno era in previsione il trasferimento delle prime tre motovedette. Le associazioni hanno quindi impugnato la sentenza del Tribunale amministrativo presso il Consiglio di Stato, chiedendo d'urgenza la sospensione cautelare del provvedimento. E l'istanza è stata accolta dal massimo giudice amministrativo.

Il Consiglio di Stato accoglie l'istanza

Il ricorso inizialmente presentato dalle ong era stato rigettato in quanto il Tar del Lazio aveva ritenuto legittimo l’accordo contestato. I giudici, in riferimento al Memorandum del 16 luglio 2023 tra Ue e Tunisia, avevano infatti considerato l’accordo come in linea con le decisioni prese a livello sia comunitario europeo che nazionale. La Tunisia, inoltre, era stata considerata come Paese di origine sicuro. L'accoglimento da parte del Consiglio di Stato dell'istanza cautelare rovescia però la situazione: il massimo giudice amministrativo ha infatti ritenuto "prevalenti le esigenze di tutela rappresentate da parte appellante", sospendendo il trasferimento delle motovedette alla luce delle possibili violazioni che tale atto può comportare.

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"Alla nuova ondata di arresti e deportazioni nei confronti delle persone migranti ora si affiancano persecuzioni contro gli attori della società civile che le sostengono", dice Filippo Miraglia di Arci, "tuttavia le politiche italiane ed europee sembrano sostenersi e giustificarsi a vicenda, impermeabili agli allarmi lanciati dalle Nazioni Unite e dalle ong internazionali che condannano unanimemente l'operato delle autorità tunisine". Gli fa eco Lorenzo Figoni di ActionAid Italia: "Le deportazioni di massa, gli arresti arbitrari e le violenze ai danni delle persone migranti dimostrano che la Tunisia non può essere considerata un luogo sicuro di sbarco. Come per la Libia, le autorità tunisine non possono quindi essere considerate un interlocutore nelle attività di soccorso". Sulla stessa linea anche Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans: "Si tratta di una decisione estremamente importante, poiché sono in gioco i diritti umani delle persone in movimento. La sospensione del trasferimento delle motovedette consente all'autorità giudiziaria di valutare la legittimità dell'atto prima che possa produrre effetti dannosi. Alla luce della documentazione depositata, riteniamo la Tunisia un porto non sicuro".

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