Strage Altavilla, chi è la figlia 17enne di Barreca fermata per aver partecipato a omicidi
CronacaLa giovane, che si trova nel carcere minorile, ha ammesso di aver preso parte al 'rito' per "liberare mamma e i miei due fratelli dal demonio". Secondo i vicini di casa era la "figlia prediletta del padre". All'alba di domenica scorsa era stata trovata nella sua camera, con i cellulari della madre e dei fratelli, a cui erano stati sottratti forse per impedire che chiedessero aiuto: mentre loro morivano, poi, la ragazza avrebbe scambiato decine di messaggi con le amiche
"Quando posso vedere il mio papà?". È quanto continua a ripetere, come riferisce l'Adnkronos, la ragazza 17enne arrestata con l'accusa di avere partecipato alla strage familiare di Altavilla Milicia. La giovane si trova nel carcere minorile con l'accusa di omicidio: avrebbe preso parte anche alle torture, su sua stessa ammissione, della madre Antonella Salamone, 40 anni, e dei suoi due fratelli, Kevin Barreca di 16 anni ed Emanuel di 5 anni. Questi ultimi due sono stati trovati senza vita con catene al collo e con degli stracci in bocca, forse per evitare che gridassero durante le torture. La ragazza ha ammesso di aver partecipato al 'rito' per "liberare mamma e i miei due fratelli dal demonio". Secondo i vicini di casa era la "figlia prediletta del padre", Giovanni Barreca. La giovane all'alba di domenica scorsa era stata trovata nella sua camera con i cellulari della madre e dei fratelli, a cui erano stati sottratti forse per impedire che chiedessero aiuto. Mentre madre e fratelli morivano, poi, la 17enne avrebbe scambiato decine di messaggi con le amiche. Niente social, pochi amici, negli ultimi tempi - dicono i vicini citati da Repubblica - anche quelli scomparsi.
Non è stata drogata o sedata
Secondo quanto riporta l’Adnkronos, dalle prime indagini è emerso che la 17enne non è stata né drogata né sedata. La giovane, dopo l'allarme lanciato da Giovanni Barreca, il muratore 54enne che ha ammesso di avere ucciso la sua famiglia, è stata trovata nella sua abitazione, alla periferia del piccolo comune del palermitano, con accanto i telefoni cellulari dei due fratelli e della madre, tutti uccisi nel rito che ha provocato la loro morte. A pochi metri di distanza, nell'altra stanza, c'erano i corpi di Kevin e di Emanuel. È stata la ragazza, parlando prima con la psicologa della comunità per minori e poi con la procuratrice, ad ammettere di aver partecipato attivamente alle torture delle tre vittime insieme al padre e alla coppia arrestata, Sabrina Fina e Massimo Carandente. Poi la giovane ha detto che la madre l’ha supplicata di chiamare i carabinieri per chiedere aiuto: "Mi chiedeva 'Ti prego, chiama i carabinieri, mi vogliono uccidere'".