Generazione ansia, Costantino: “La diagnosi libera gli adolescenti dal senso di colpa"

Cronaca

Maria Antonella Costantino, direttore della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza al Policlinico di Milano, pone l’attenzione su un aspetto importante: avere la possibilità di intervenire prima che i ragazzi arrivino in pronto soccorso è fondamentale. Così come aiutarli con una diagnosi, per dare loro consapevolezza. Il percorso verso la conoscenza di sé è anche parte del racconto di Stefano, il protagonista della quarta puntata di Generazione anZia

 

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Il Policlinico di Milano è l’ospedale con il più alto numero di accessi in pronto soccorso della città, ma in proporzione è quello con il più basso numero di accessi per “acuzie psichiatriche”, i casi più acuti. Questo perché esiste un progetto di interventi intensivi per i disturbi psichiatrici acuti che riguarda pre adolescenti  e adolescenti fino ai 18 anni. Si tratta di un percorso rivolto ai codici rossi o gialli.
 

La maggior parte delle volte i minori vengono segnalati dalle famiglie o dal ragazzo stesso nei casi di sintomi seri, a volte invece arrivano in pronto soccorso per gesti autolesivi. Le situazioni sono tutte ad alto rischio. Parliamo del pericolo concreto di fare del male a sé stessi o agli altri. I ragazzi presi in carico frequentano il centro diurno oppure un progetto ancora più intensivo che si chiama Percival, organizzato anche per rispondere con interventi domiciliari. “Due letti in pediatria sono ormai dedicati integralmente alla neuropsichiatria  infantile - spiega Maria Antonella Costantino, direttore della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza al Policlinico di Milano - con ricoveri che durano al massimo 15 giorni anche nelle situazioni più gravi”. Il Progetto intensivo segue i ragazzi per un periodo che va dai 9 ai 12 mesi, mentre il centro diurno può arrivare fino ad una frequenza di due anni. 

Qui vengono coinvolti anche i genitori, ci sono i gruppi di sostegno e terapeutici e attività che aiutano la famiglia ad avere una maggiore consapevolezza su come gestire i momenti acuti.

 

“Tra le cause scatenanti più diffuse c’è la difficoltà  ad accettare il fallimento, il giudizio - spiega ancora Costantino - Per un adolescente con un disturbo, avere una diagnosi precisa è una liberazione. Dare un nome a una malattia mentale è già il primo passo per affrontarla, senza che sia vista come una colpa”.

 

Avere consapevolezza di cosa si prova, di come ci si relaziona con gli altri e con se stessi è un passo importante, fondamentale. A cui molti ragazzi arrivano grazie alla terapia e al supporto. Come Stefano, protagonista della quinta puntata di Generazione anZia, il podcast di Sky tg24. 

 

"Generazione AnZia”, è il podcast di Sky tg24 che parla della Generazione Z e dell’ansia, una fusione tra due parole e due entità spesso, entrambe, non così riconosciute. In questo podcast, a cura di Emanuela Ambrosino e Marianna Bruschi, l’approccio è stato quello di partire dalle storie e di affiancare sempre un riscontro medico. Insieme al Centro Giovani Ponti degli ospedali San Paolo e San Carlo di Milano abbiamo raccolto le voci di Mirna, Matteo, Greta e Aurora. Hanno vissuti diversi, età simili, livelli diversi di ansia. Nel podcast sentirete il loro racconto, le sensazioni, le paure, le difficoltà, ma anche il percorso di terapia che li ha aiutati a poter dire “sì, oggi sto bene”. Insieme a loro ci saranno Angelo Bertani, che dirige il centro Giovani Ponti ed è psichiatra esperto di disturbi psicopatologici dell’età giovanile, e la psicoterapeuta Maria Rosaria Femiano, che al Centro dirige i gruppi adolescenti e compiti evolutivi. Sono disponibili le prime due puntate della serie, su tutte le piattaforme audio e sul sito di Sky tg24.   

 

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