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Gino Cecchettin: "Spero Filippo si renda conto di ciò che ha fatto"

Cronaca

Parlando di Turetta, accusato della morte della figlia Giulia, si è augurato che un domani possa dare agli altri che sono in difficoltà un messaggio per evitare si ripetano fatti del genere. Sui genitori del ragazzo: "Hanno la mia comprensione"

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Il giorno dopo il funerale di Giulia Cecchettin, il padre Gino è tornato a parlare di Turetta, in carcere dal 25 novembre a Verona dopo aver confessato la 22enne. "Spero che Filippo si renda conto di quello che ha fatto". Cecchettin si è augurato che un domani possa dare agli altri che sono in difficoltà un messaggio per evitare si ripetano fatti del genere. Poi si è soffermato sui genitori del ragazzo. spiegando di voler mandare loro "un grande abbraccio, perchè come dicevo ieri, forse io tornerò a danzare sotto la pioggia, quindi, farò un sorriso, per loro sarà molto più difficile. Quindi hanno tutta la mia comprensione, il mio sostegno". 

"Il perdono sarà difficile"

Gino Cecchettin si è soffermato sul tema del perdono. "Una cosa veramente difficile. Neanche Gesù ha perdonato i suoi carnefici, ha chiesto a Dio di farlo. Sarà difficile", ha detto ai microfoni dei giornalisti. "Non lo so.... - ha proseguito nella riflessione - Un conto è non provare rabbia, un conto è non provare ira. Il perdono è un passo superiore. Sarà difficile". Nessuno della famiglia Turetta ha partecipato ai funerali e neanche il 22enne, secondo quanto si apprende, ha seguito le esequie: in carcere avrebbe potuto farlo grazie alle dirette tv se l'avesse voluto, ma la televisione in cella sarebbe rimasta spenta, come quelle degli altri detenuti della sezione. Intanto Filippo, nella sua cella di Montorio, sta facendo i conti con la difficile realtà del carcere. Aspetta. Non avrà a breve altri colloqui con i genitori, che l'hanno incontrato per la prima volta domenica scorsa, per un'ora. E non sa neppure se ci sarà una nuova visita del pm di Venezia: gli inquirenti hanno detto di ritenere esaustivo l'interrogatorio di nove ore reso da Turetta quattro giorni fa e per ora non ne sono stati programmati altri.

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Il punto sulle indagini

Già svolto l'interrogatorio di garanzia da parte della gip Benedetta Vetuli e quello investigativo del pm Andrea Petroni, titolare del fascicolo per omicidio volontario e sequestro di persona, per aggiungere nuove tessere alle indagini si attende soprattutto l'arrivo in Italia della Fiat Punto nera di Filippo, sotto custodia della polizia tedesca da sabato 18 novembre, quando la fuga si è conclusa su una autostrada vicino a Lipsia. L'auto sarà riportata in Italia solo dopo il 10 dicembre ma prima di quella data dovrebbe tenersi un summit tra investigatori italiani, tedeschi e austriaci - in quest'ultimo paese sono infatti state segnalate le ultime tracce di Turetta prima dell'arresto - per fare il punto sulle indagini. La vettura è un elemento centrale per la ricostruzione del delitto: è su quella macchina che si è consumata la parte finale dell'aggressione a Giulia, nella zona industriale di Fossò, sabato 11 novembre, verso le 23.30; ed è lì che probabilmente la giovane ha subito la coltellata mortale alla base del collo, che ne ha causato in pochi minuti la morte per dissanguamento. L'interno dell'auto non è ancora stato analizzato nel dettaglio. Si sa che è stato rinvenuto nell'abitacolo dello scotch del tutto simile a quello del quale era stata repertata una traccia, assieme ad una ciocca di capelli, a Fossò. E nell'auto c'è anche un cellulare, non è ancora chiaro se sia quello di Filippo o di Giulia. E poi ci sono da effettuare le comparazioni, i raffronti tecnici tra le macchie ematiche e le tracce biologiche rimaste sull'auto, e l'esito dell'esame autoptico sul corpo di Giulia eseguito giovedì scorso all'istituto di medicina legale di Padova. Per questo le analisi del Ris di Parma sull'auto e sugli oggetti trovati all'potrebbero far luce sui punti ancora oscuri dell'indagine, consentendo all'accusa di avvalorare o meno l'aggravante della premeditazione.

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