È morta Michela Murgia. La scrittrice aveva 51 anni

Cronaca
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Dopo aver reso pubblica la sua malattia la scrittrice, drammaturga, opinionista, ha raccontato sui social i momenti privati, celebrando la sua famiglia queer ma anche continuando le sue battaglie da attivista per i diritti. Nata a Cabras nel 1972, Michela Murgia ha esordito con 'Il mondo deve sapere' (2006), romanzo tragicomico sul mondo dei call center, che ha ispirato l'opera teatrale omonima e il film 'Tutta la vita davanti' (2008)

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È morta la scrittrice e opinionista Michela Murgia. Aveva compiuto 51 anni lo scorso 3 giugno. Figura tra le più conosciute della cultura italiana, a maggio aveva annunciato al Corriere della Sera di essere stata colpita da un carcinoma renale al quarto stadio, “incurabile” anche a causa delle numerose metastasi. Non era la prima volta che Murgia si trovava a che fare con il cancro: nel 2014 era riuscita a combattere un tumore al polmone. Pochi mesi fa era uscito il suo ultimo romanzo Tre Ciotole. Rituali per un anno di crisi (Mondadori), che si apre proprio con la diagnosi di un male incurabile. “È il racconto di quello che mi sta succedendo”, aveva detto Murgia.

Dal diploma da perito aziendale al primo libro Il mondo deve sapere

Murgia era nata il 3 giugno 1972 a Cabras, in provincia di Oristano. Dopo essersi diplomata come perito aziendale, lavorando nel mentre come cameriera, si era iscritta a un istituto di scienze religiose. Poi – mentre porta avanti l’attività da animatrice per Azione Cattolica - si dedica a diverse professioni, quasi tutte da precaria: insegnante di religione, operatrice fiscale, dirigente amministrativa di una centrale elettrica, cameriera d’albergo, centralinista in un call center per la vendita di aspirapolveri per l’azienda Kirby. Proprio durante quest’ultimo lavoro apre un blog che nel 2006 sarebbe diventata la base per il suo primo libro, Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria, in cui denunciava lo sfruttamento economico e la manipolazione psicologica affrontata da molti lavoratori precari dei call center. Ai tempi dell’uscita del romanzo, Murgia lavorava di notte come portiera in un albergo. Nel 2017 il libro diventava un’opera teatrale, dallo stesso titolo, con la regia di David Emmer.

 

Da Accabadora alla televisione

Nel 2008 usciva per Einaudi Viaggio in Sardegna, guida letteraria ad alcune delle località meno conosciute dell’isola di Murgia. Poi, un anno dopo, sempre per Einaudi, arrivava in libreria Accabadora, dove la scrittrice metteva insieme il racconto della sua terra e alcuni tra i più caldi temi sociali: parlava di eutanasia e adozione nella Sardegna degli anni ’50. Il libro vince il Premio Dessì 2009 nella sezione narrativa, il SuperMondello 2010 e il Premio Campiello 2010. Intanto, per tutta la stagione 2010, è volto fisso de Le Invasioni Barbariche, Rai2, dove cura la rubrica Barbarica Mente. Nel 2011 esce il saggio Ave Mary. E la chiesa inventò la donna, e del romanzo breve L’Incontro, ancora editi da Einaudi. Nel 2013, insieme alla giornalista Loredana Lipperini, pubblica L'ho uccisa perché l'amavo: falso!, uno scritto contro i femminicidi edito da Laterza. Il suo terzo romanzo narrativo più ampio, Chirù, esce nel 2015. Nel 2016, Murgia torna in televisione, curando una rubrica di recensioni letterarie per Quante storie di Rai3. L’anno dopo conduce Chakra, sempre su Rai3.

 

Gli ultimi anni: i podcast, L’Espresso, Tre ciotole

Nel 2018 escono L’inferno è una buona memoria (Marsilio) e Istruzioni per diventare fascisti (Einaudi). Nel 2019 vince il premio Morante e guadagna una menzione speciale al premio Andersen per Noi siamo tempesta (Salani), raccolta di storie illustrate da The World of Dot Con. Lo stesso anno, per Mondadorim arriva Morgana, storie di ragazze che tua madre non approverebbe, a cui lavora insieme alla scrittrice Chiara Tagliaferri, con cui aveva già realizzato un omonimo podcast nel 2018, dove raccontavano le storie di personalità anticonvenzionali. E il 2019 è anche l’anno in cui Murgia arriva a Radio Capital, dove conduce (fino al 2020) TgZero. Tra le sue altre opere si ricordano: Morgana. L'uomo ricco sono io, scritto sempre con Chiara Tagliaferri per Mondadori (2021); Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più (Einaudi, 2021) e God Save the Queer. Catechismo femminista (Einaudi, 2022). Dal 2021 inizia a curare per L’Espresso la stessa rubrica che era già stata di di Giorgio Bocca e Roberto Saviano: L’Antitaliano, che per l’occasione diventa L’Antitaliana. Nel 2023 l’ultimo libro, Tre ciotole.

 

I matrimoni e la grande “famiglia queer”

Dal 2010 al 2014 Murgia è stata sposata con l’informatico Manuel Persico. Il 25 luglio 2023, con un video sul suo profilo Instagram, annuncia di essersi sposata con rito civile con l’attore e regista Lorenzo Terenzi, precisando però di averlo fatto solo “perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più niente per scontato. Lo abbiamo fatto controvoglia: se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato”. Da tempo Murgia aveva iniziato a raccontare della sua “famiglia queer”: un gruppo di persone allargato, senza rispettare i tradizionali rapporti familiari, dove conta la volontà “di fondare le sue relazioni sullo Ius Voluntatis, sul diritto della volontà”. “Perché la volontà deve contare meno del sangue?”, aveva detto a giugno Murgia a Vanity Fair. Per fare un esempio: su Instagram scriveva poco tempo fa di condividere un figlio, Raphael, con “Claudia”, conosciuta quando era ancora legalmente sposata con Persico: “Nei successivi dodici anni io ho divorziato, lei si è sposata, abbiamo vissuto tante cose insieme, ma una cosa non è mai cambiata: siamo rimaste le madri di Raphael”.

 

Attivismo e politica

Oltre che tra le pagine dei suoi libri e dei suoi altri scritti, Murgia ha sempre espresso con libertà i suoi pensieri su molte tematiche di grande rilevanza sociale e culturale. Negli ultimi tempi aveva criticato duramente la premier Giorgia Meloni, definendo “fascista” il suo governo. Si è sempre battuta con forza per i diritti delle minoranze e contro la violenza sulle donne, oltre ad aver anche tentato la strada della politica. Nel 2014 si era candidata presidente della Regione Sardegna, a capo della coalizione Sardegna Possibile. Era arrivata terza, con il 10% dei voti.

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