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"Donzella svampita" su fidelity card di una cliente, multa di 300 mila euro a Rinascente

Cronaca
©Getty

La segnalazione al Garante della Privacy di una cliente, scaturita da un litigio con una dipendente dello store di Milano, ha portato l'autorithy a scoprire numerose irregolarità nel trattamento dei dati personali. L'addetta alle vendite invece è stata punita dall'azienda con una sanzione disciplinare

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Una lite tra una commessa e una cliente è costata cara alla Rinascente Spa.

Il Garante della privacy ha infatti sanzionato per 300mila euro il gruppo per aver trattato in modo illecito dati personali dei clienti nell'attività di marketing e profilazione, mediante l'uso delle carte di fedeltà. 

 

Indagini nate dalla segnalazione di una cliente

L'Autorità è intervenuta a seguito della segnalazione di una cliente che, dopo un alterco con un'addetta dello store di Milano, si era vista annullare la fidelity card erogata anni prima e attivarne una nuova sulla quale la signora era stata rinominata "Donzella Svampita". Quando la cliente se ne è accorta ha immediatamente scritto al Garante della privacy per valutare eventuali profili di irregolarità nel trattamento dei suoi dati personali. La segnalazione è arrivata fino all'istruttoria dell’Authority. A quel punto le indagini infatti sono andate oltre il singolo fatto e hanno fatto emergere numerose irregolarità nel trattamento dei dati. 

 

Come è stato definito l'importo della sanzione

Nel definire l'importo della sanzione a 300mila euro il Garante ha considerato l'elevato numero dei soggetti coinvolti dalle violazioni (più di 2 milioni di persone sono risultate iscritte presso i negozi oppure online), la loro durata e la capacita' economica della Societa'. Sono invece state considerate attenuanti l'assenza di precedenti procedimenti a carico della Società, la tempestiva adozione di

misure correttive e la grave crisi socio-economica in atto.

Sanzione disciplinare

La Rinascente dovrà pagare 300mila euro, a meno che non decida di risolvere la controversia entro 30 giorni pagando la metà dell’importo e rinunciando impugnare il provvedimento. La dipendente invece è stata punita dall'azienda con una sanzione disciplinare, ma il caso è stato archiviato come "leggerezza di una dipendente che ha violato le istruzioni ricevute nonché, più in generale, un predefinito protocollo".

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