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Violenza sessuale Firenze scoperta in chat, Pellai: vita virtuale figli va conosciuta

Cronaca

Giulia Floris

È nata dalla scoperta di una mamma che ha "spiato" il cellulare del figlio l'indagine di Firenze sulla violenza sessuale ai danni di due 12enni durante una festa. Per Alberto Pellai, psicoterapeuta dell'età evolutiva, "il territorio della crescita si è spostato dal reale al virtuale" e i bambini e ragazzi hanno accesso "a esperienze del tutto inadeguate all'età"

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Droga, alcol, sesso. Prima immaginati in chat, poi consumati nella vita reale. Una festa di Capodanno tra poco più che bambini in cui si consuma la violenza sessuale su due 12enni (sotto i 13 anni non può esserci in alcun caso consenso), che hanno rapporti sessuali con ragazzini poco più grandi, anche in pubblico. E poi, ancora, i video delle violenze condivisi sui social. L’indagine di Firenze, nata dalle scoperte di una mamma nel cellulare del figlio, spalanca uno scenario inquietante sulle abitudini di questi (e chissà quanti altri) adolescenti e pre-adolescenti. Di fronte alle quali gli adulti si scoprono disorientati, a volte esterrefatti.

Per Alberto Pellai medico e piscoterapeuta dell’età evolutiva, autore di molti libri dedicati all’infanzia e all’adolescenza, come Tutto troppo presto. L'educazione sessuale dei nostri figli nell'era di internet, "il territorio della crescita si è spostato dal reale a virtuale". "Questo processo - spiega - è stato sicuramente accelerato dalla pandemia, che ha sdoganato la virtualizzazione dell’esistenza, e ora stiamo aprendo il vaso di Pandora".

"Nella vita virtuale contenuti inadeguati all'età"

C’è un nesso infatti forte, fortissimo, tra quello che si sperimenta nella vita digitale e quanto accade poi in quella reale. “Lo smartphone in mano a bambini a partire dagli 8-9 anni – spiega ancora Pellai a Sky TG24 - apre a territori totalmente inadeguati per l’età. Si entra per un’esperienza ma poi si aprono infiniti link e così ci si imbatte in siti, relazioni del tutto inappropriati". E non si tratta di demonizzare la tecnologia ma della necessità di cambiarne l’uso, le abitudini: “Lo smartphone non può essere lasciato in mano ai bambini, diventando una loro parte del corpo”. "Ci sono bambini - prosegue - che cantano le canzoni dei trapper ma non hanno mai visto lo zecchino d’oro: questo dà l’idea della perdita della specificità dell’infanzia".

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"Manca del tutto l'educazione alla sessualità e all'affettività"

A tutto ciò si aggiunge la mancanza totale di un’educazione alle sessualità e all’affettività, in particolare per i maschi. Qualcosa che andrebbe fatto, in maniera adeguata all’età, "da quando un bambino viene al mondo e poi in tutte le fasi della crescita: è compito de genitori, della scuola, una responsabilità di tutto il mondo adulto". "La mancanza di educazione sessuale unita all’esposizione precocissima alla pornografia - prosegue l'esperto - portano alla normalizzazione e banalizzazione di un’area così intima e delicata, senza nessuna consapevolezza delle implicazioni". Ci troviamo, insomma, "di fronte a ragazzini diseducati, confusi e molto eccitati: pensano che l’eccitazione corrisponda alla felicità. E così a 12-13 anni credono che diventare grandi sia fare le cose dei grandi e non hanno capito nulla dell’adultità".

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"La vita online dei figli non può essere un territorio sconosciuto"

Inevitabile farsi una domanda sul ruolo dei genitori. La vita online dei nostri figli, per Pellai, "non può essere un territorio sconosciuto". "Fino a 14-15 anni dobbiamo esserci anche noi. Queste notizie di cronaca spesso vengono alla ribalta perché un genitore ha spiato il cellulare e scoperto cose del figlio virtuale che mai avrebbe immaginato nella vita reale. Dobbiamo essere anche genitori virtuali dei nostri figli, dobbiamo essere lì con loro".