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Procura Padova impugna atti nascita. Una mamma: “Non ci saranno più tutele"

Cronaca

Beatrice Barbato

La Procura di Padova ha impugnato 33 atti di nascita di figli di due madri - registrati dal 2017 a oggi -  di fatto dichiarando illegittimi questi documenti. Abbiamo intervistato una delle madri coinvolte, che ci ha raccontato a quali difficoltà andranno incontro i suoi figli

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La procura di Padova ha impugnato 33 atti di nascita che riconoscono ai figli di coppie omogenitoriali gli stessi diritti degli altri. Si tratta di bambini concepiti all’estero con fecondazione eterologa e poi riconosciuti in Italia come figli di entrambe le madri. Gli atti di nascita sono tutti quelli registrati dal sindaco Sergio Giordani, dalla sua elezione nel 2017 con una coalizione di centro sinistra del Pd, a oggi.

 

Con queste raccomandate, che le famiglie stanno ricevendo, di fatto si chiede di cancellare il nome della madre non biologica. Questo perché nel diritto italiano non è presente la figura della “seconda madre”, né la possibilità per la donna di assegnare al figlio biologico il cognome della compagna.

 

Ne abbiamo parlato con una delle madri coinvolte, che insieme alla moglie è in attesa che arrivi questo documento.

 

Sono sposata da tre anni con mia moglie e abbiamo avuto il nostro primo figlio tre anni e mezzo fa, nel  2019. La seconda è nata sette mesi fa – ha raccontato a Sky tg24 –  Io ho partorito la prima volta, mia moglie ha portato in grembo nostra figlia. Abbiamo intrapreso il percorso in Spagna, perché in Italia non è legale. Abbiamo scelto di dare entrambi i cognomi ai nostri figli”.

Cosa dice la legge sulla fecondazione medicalmente assistita

Dal 2014 la Corte Costituzionale ha fatto decadere, solo per coppie eterosessuali, il divieto di fecondazione eterologa nel nostro Paese – ovvero la fecondazione in cui uno o entrambi i gameti provengono da un donatore esterno alla coppia. Oggi le coppie eterosessuali possono accedere sia a tecniche omologhe che a tecniche eterologhe.  Resta in vigore la legge 40 del 2004 che consente il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita solo a “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”.

Cosa cambierebbe per i bimbi e per i genitori

Quando abbiamo iscritto il primo a scuola, ci è stato chiesto di portare un certificato di nascita che dimostri la presenza di entrambi i genitori. Documentazione che alle altre famiglie non viene di norma richiesta. Adesso addirittura rischiamo di perdere questo documento. Io sono genitore biologico del primo figlio, mia moglie lo è del secondo. Così entrambe perdiamo la possibilità di tutelare i nostri bambini, ad esempio nelle situazioni di quotidianità, dalla scuola all’ospedale, nel caso in cui si facessero male. Non potremmo parlare con insegnati o pediatri”.

 

A essere stravolta sarebbe la quotidianità di questi bambini.

 

Siamo abituate ad accompagnare e a prendere nostro figlio da scuola, insieme. Per lui e per i suoi compagni di classe è normalissimo vedere le due mamme che arrivano insieme. È diventata la normalità per tutta la struttura scolastica, riconoscerci come genitori di nostro figlio. Per le insegnanti, parlare con me o con mia moglie è la stessa cosa. Siamo ovviamente preoccupate, perché questo vuol dire sottoporre i bambini a un'attenzione e a una gestione burocratica complesse”.

L’Associazione Famiglie Arcobaleno del Veneto

Sulla vicenda è intervenuta anche l’Associazione Famiglie Arcobaleno del Veneto: “Questi atti di nascita non hanno infranto alcuna legge poiché sono stati formati in un vuoto legislativo che colpevolmente e consapevolmente lascia in un limbo * nostr* figl*, poiché il parlamento non ha mai legiferato per dare a quest* bambin* una famiglia riconosciuta per legge.  Vogliamo avere i doveri che ogni genitore è tenuto a rispettare: il dovere di cura, di educazione, di mantenimento de* bambin* che abbiamo fortemente voluto e portato al mondo nei nostri consapevoli e felici percorsi di genitorialità. Chiediamo che * nostr* figl* siano nient'altro che cittadin* pienamente tutelat* dalla legge e che le nostre famiglie non vengano distrutte per decreto dalla volontà politica del governo di imporre un modello unico di famiglia”.

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