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Torture in questura a Verona, indagati altri 17 agenti

Cronaca
©Ansa

L'inchiesta è partita grazie a una intercettazione telefonica, compiuta nell'ambito di un'altra indagine, in cui un agente si vantava di aver "messo al suo posto" una persona fermata dandogli due schiaffi. Piantedosi: vicende "di enorme gravità" ove confermate

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Risultano altri 17 indagati nell'inchiesta della Procura di Verona su episodi di torture, maltrattamenti e peculato che ieri ha portato all'arresto di cinque poliziotti in servizio alle Volanti della Questura. Nei confronti degli ulteriori indagati la Procura ha avanzato al gip Livia Magri la richiesta di applicazione di misure cautelari interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d'ufficio. (IL PROCESSO: CASERMA LEVANTE - RIAPERTURA CASERMA LEVANTE)

Intanto saranno fissati nelle prossime ore gli interrogatori di garanzia dei cinque poliziotti finiti ai domiciliari. Oltre al reato di tortura vengono contestati, a diverso titolo, anche quelli di lesioni, falso, omissioni di atti d'ufficio, peculato e abuso d'ufficio. Il Questore di Verona, Roberto Massucci, nel frattempo aveva già disposto la rimozione dagli incarichi di 23 agenti che, pur non avendo preso parte a episodi di violenza, si presume possano non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi. Si tratta di poliziotti del Reparto Volanti che sono stati trasferiti ad incarichi burocratici. 

Piantedosi: "Enorme gravità"

"Le vicende che emergono dall'inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell'onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio". Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sottolineando che "la magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto". La Polizia "che conosco e a cui rinnovo la mia stima e gratitudine per le delicate attività che svolge quotidianamente - aggiunge il titolare del Viminiale - è quella che senza esitazioni e pregiudizi riesce a fare pulizia al suo interno". Lo dimostrano "la fiducia accordata dalla procura che ha delegato alla squadra mobile della questura di Verona lo svolgimento delle indagini e il riconoscimento nell'ordinanza del gip dell'efficienza e della sollecitudine con cui queste sono state svolte". 

Le accuse

Un lavoro durato otto mesi nel quale gli agenti della squadra mobile di Verona hanno indagato in silenzio sull'operato dei colleghi, portando alla luce episodi di violenze e torture avvenute tra le pareti della Questura. A finire agli arresti domiciliari un ispettore e quattro agenti, accusati in almeno sette occasioni di aver abusato di persone sottoposte alla loro custodia, "trattate come stracci". Nell'ordinanza si sottolinea come gli indagati con le loro condotte "abbiano tradito la propria funzione". 

Le intercettazioni

L'inchiesta è partita grazie a una intercettazione telefonica, compiuta nell'ambito di un'altra indagine, in cui un agente si vantava di aver "messo al suo posto" una persona fermata dandogli due schiaffi. In particolare l'agente Alessandro Migliore, intercettato, parlava al telefono con la fidanzata delle "stecche" tirate sul volto alle vittime, dei calci e dei pugni sferrati. Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Verona Livia Magri in cui vengono riportati alcuni stralci dei dialoghi di Migliore con la fidanzata. "Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom". "E io ridevo come un pazzo", raccontava alla ragazza. "Ho caricato una stecca amo', bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra", si vantava al telefono. "Raccontava alla fidanzata, inframezzando il narrato con risate e commenti divertiti, il pestaggio ai danni di una delle vittime", sottolinea nell'ordinanza il Gip. "M... che pigna che gli ho dato". E ancora: "ho detto vabbè, oggi le devi prendere anche da me!". In un'altra conversazione aggiungeva: "gli ho fatto una presa io, gli ho calciato fuori e poi l'abbiamo portato dentro insieme, no, e vabbè gli abbiano tirato due, tre schiaffi a testa, no, ma così, giusto per...".

approfondimento

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Una delle vittime messa ko fuori dall'acquario

L'episodio descritto nelle intercettazioni risale al 22 agosto scorso, quando un italiano viene visto da una Volante, probabilmente dopo aver assunto alcol e sostanze, e condotto in Questura per accertamenti. Portato nell'"acquario", si trova assieme ad altre tre persone, cittadini nordafricani anch'essi fermati dagli agenti. Saranno questi tre a confermare la dinamica dell'episodio. L'uomo avrebbe dapprima tirato alcune testate alle pareti in plexiglas della stanza; uno degli agenti lo avrebbe quindi invitato a uscire, sapendo che all'esterno dell'"acquario" non vi sono videocamere di sorveglianza, e lo avrebbe colpito facendogli sbattere la testa sulla porta. Tornato dentro, il giovane ha iniziato a inveire nuovamente contro gli agenti, fatto uscire ancora e qui colpito con un pungo al volto che lo ha fatto stramazzare a terra. Un terzo agente, aizzato dal collega, lo avrebbe infine colpito con calci alla schiena. Gli inquirenti hanno sentito l'uomo il primo dicembre scorso nella Casa circondariale di Montorio, ma egli dichiarò di non ricordare assolutamente nulla, perché sotto l'effetto di farmaci e alcol. I fatti hanno poi trovato conferma nel racconto dei tre che erano con lui, e che hanno riconosciuto gli agenti in fotografia, raccontando i fatti come aveva fatto lo stesso poliziotto al telefono con la sua ragazza. Per questo, il Gip ha configurato il reato di tortura nella forma del 'dolo intenzionale', considerando il "vero e proprio godimento" mostrato dall'agente nei confronti di Tacchi che, scrive il gip, "senza aver commesso reati di sorta e semplicemente fermato per identificazione, si è trovato tra le grinfie di quegli indegni operanti di polizia".