La responsabile sarebbe la parente delle ragazze, poco più che ventenne. Alla base del gesto ci sarebbero gravi dissidi familiari. La donna è stata sottoposta a fermo di polizia giudiziaria. Il reato contestato dal pm Giulia D'Alessandro è deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso
Ha 22 anni ed è la zia delle due sorelle sfregiate con l'acido a Napoli la donna sulla quale si è concentrata l'attenzione degli inquirenti della Squadra Mobile e della Procura di Napoli. La donna si è recata in Questura per dichiarare di essere stata lei l'autrice dell'insano gesto, che avrebbe potuto avere conseguenze più gravi per le nipoti. Gli investigatori l'hanno lungamente interrogata, in presenza del suo avvocato, lei ha risposto e non ha potuto negare dinanzi le prove evidenti rappresentatele. Il reato di "deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti del viso" le viene contestato in concorso. Alla base del gesto ci sarebbero gravi dissidi familiari. La donna è stata sottoposta a fermo di polizia giudiziaria. Si avvia dunque verso una soluzione-lampo un caso che aveva destato preoccupazione e innalzato l'allarme sociale: l'ultimo di una serie di episodi di criminalità che saranno l'1 giugno al centro di una apposita riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. L'attenzione degli investigatori si concentrerà ora sulle altre persone che hanno preso parte all'agguato.
Un altro attentato tre settimane fa
Non era la prima volta che le due ragazze erano finite nel mirino. Il primo avvertimento lo avevano ricevuto tre settimane fa, quando le fiamme hanno avvolto la loro Smart. La circostanza, ritenuta il campanello d'allarme di una querelle che aveva preso una brutta piega, è emersa dalle indagini della polizia, le quali hanno pure evidenziato come i social abbiano avuto un ruolo determinante nell'esacerbare gli animi.
leggi anche
Modena, bambino caduto dal balcone a Soliera: fermata la babysitter
Un reato che prevede pene tra gli 8 e i 14 anni di reclusione
Particolarmente grave il reato ipotizzato dal sostituto procuratore Giulia D'Alessandro ("deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso") che prevede pene tra 8 e 14 anni di reclusione. Gli inquirenti hanno passato al setaccio i profili social delle persone coinvolte nell'aggressione che ha costretto le due giovani, una delle quali madre di una bimba, a ricorrere all'intervento dei sanitari del reparto "Grandi ustioni" dell'ospedale Cardarelli. Ascoltate anche parecchie persone (molte delle quali familiari e parenti delle vittime) ritenute dagli investigatori a conoscenza dei fatti e che hanno risposto alle domande del pm negli uffici della Questura
leggi anche
Omicidio Samarate, madre e sorella uccise: Nicolò è uscito dal coma
I messaggi sui social su cui indagano gli inquirenti
Le attività sui social di una delle due ragazze si sono interrotte domenica scorsa, intorno alla mezzanotte e circa un'ora prima dell'aggressione: l'ultimo post, delle 23.58, è stato pubblicato per commentare una sorta di proverbio - "Peggio della bugia che ha le gambe corte, c'è l'invidia che ha la lingua lunga" - con una frase costellata da emoticon che lascia trapelare la sussistenza di una querelle: "lingua lunga ma di bugie... precisiamo". Un'ora dopo, intorno all'una di notte, è scattata l'aggressione. Altro post dello stesso tenore dell'ultimo, la giovane l'ha pubblicato nel tardo pomeriggio di domenica ("quello che odiano di te è perché manca a loro") e anche questo sembrerebbe riconducibile a una querelle di tipo sentimentale. Fa riferimento a presunte "malelingue", invece, quello pubblicato, sempre domenica scorsa, per commentare un altro detto ("La gente vive di cattiveria, soffre di invidia e sputa veleno"): "Sputano veleno perke c'è tanta m... nella loro vita", ha scritto la ragazza sul suo profilo social.