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Bimba abbandonata dopo maternità surrogata in Ucraina: verrà adottata

Cronaca
©Ansa

La piccola di 15 mesi era stata riconosciuta dai genitori, una coppia italiana, ma lasciata nel Paese alle cure di una tata. Dopo qualche mese hanno smesso di farsi sentire e la donna ha avvisato il consolato italiano della situazione. Lo Scip ha gestito il caso di rientro con la Croce Rossa, la piccola è in salute e allegra ed è stata già affidata a una famiglia piemontese che se ne occuperà fino all’adozione. Intanto la Procura di Novara ha aperto un fascicolo

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Una bimba di 15 mesi è stata portata in Italia dall’Ucraina dopo che i genitori l’avevano abbandonata. La coppia italiana si era recata nel Paese per ricorrere alla maternità surrogata. Dopo la nascita avevano riconosciuto la piccola, ma nei mesi successivi i due erano spariti lasciandola in Ucraina alle cure di una tata. È stato il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip) a gestire il caso, con il rientro della bambina che giovedì è atterrata a Malpensa da Kiev. Il Tribunale per i minorenni di Torino ha aperto la procedura di adozione e la piccola è stata affidata a una famiglia piemontese che se ne occuperà fino all'adozione definitiva. Alla piccina, secondo quanto si apprende, è stata anche trovata una tata di lingua ucraina in modo che potesse ascoltare parole nell'unico idioma che finora ha conosciuto. La famiglia presso cui si trova la bimba è da considerare "affidataria". La pratica per l'adozione, intanto, seguirà il suo corso. Intanto la Procura di Novara ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati: il comportamento dei due novaresi - fanno sapere gli inquirenti - sarà valutato per capire se esistono profili di rilevanza penale. Dopo essere stati investiti del caso, gli inquirenti avevano fatto ascoltare la coppia, che aveva confermato l'intenzione di non volere prendere in consegna la piccola.

Dopo la maternità surrogata affidata a una tata: la storia

I genitori italiani erano andati in Ucraina nell'agosto del 2020 – in una delle parentesi concesse dal Covid per gli spostamenti aerei – dopo la nascita della piccola per coronare il loro desiderio di avere un figlio attraverso una madre surrogata. Dopo il riconoscimento della bambina, la coppia è rientrata in Italia affidando la neonata a una baby-sitter del posto. Dopo alcuni mesi però la coppia non si è più fatta sentire, smettendo anche di inviare il compenso pattuito per il mantenimento della bimba alla donna. Al compimento del primo anno di vita della bimba, non avendo più notizie dai genitori, la baby-sitter si è rivolta al consolato italiano per denunciare l'accaduto. La vicenda è rimbalzata alla Procura della Repubblica e alla Procura della Repubblica dei Minori, che hanno accertato l'intenzione dei genitori di non voler riprendere la bambina. È stato così incaricato lo Scip per il rimpatrio della piccola, in stretto contatto con il Consolato italiano a Kiev chiamato a rilasciare i documenti necessari per il viaggio. Gli operatori di polizia hanno chiesto la collaborazione della Croce Rossa Italiana.

Il viaggio in Italia

La piccola è partita da Kiev con una salopette di jeans, una valigia con i suoi giocattoli preferiti e una busta con tante foto, raccolte dalla donna che se ne è presa cura. La tata "era disperata. Piangeva e così il suo figlio naturale di 17 anni. Ci ha consegnato le foto della bimba e ha chiesto di darle ai futuri genitori, così quando crescerà le potrà vedere", ha raccontato la pediatra Carolina Casini che per la Croce Rossa ha svolto questa missione. “Per come si era presentata la missione avevano paura di trovare una piccola mal tenuta, non ben nutrita e deprivata affettivamente, ma non è stato così: la bambina è allegra e interagisce positivamente con gli adulti", ha confermato. La piccola ha dormito tra le sue braccia per due ore e mezza, tutta la durata del viaggio. All’atterraggio Casini le ha tolto gli indumenti pesanti (“quando l'abbiamo presa in Ucraina erano meno due gradi”, ha spiegato) e le ha fatto indossare dei vestiti più leggeri. “Adesso sarà accudita come tutti i bambini del mondo dovrebbero esserlo, da due genitori e non perché qualcuno viene pagato. Chi abbandona il frutto della procreazione assistita viene perseguito dalla legge alla stregua di chi lo fa con i figli naturali", specifica la dottoressa.