Una piattaforma digitale per la ricerca di opere e oggetti dispersi appartenuti ai Martelli, una delle più significative dinastie fiorentine, dal 400 al fianco dei Medici in affari e politica. La famiglia, decadute le rendite finanziarie e cambiato il clima politico, iniziò a vendere, dalla seconda metà dell’Ottocento, gran parte del patrimonio a musei, collezionisti europei ed internazionali
Quando circa venti anni fa Casa Martelli è stata acquisita dallo Stato italiano le pareti erano quasi vuote e gli armadi svuotati. Racconta a Sky TG24 l’allora direttrice Monica Bietti che dalla quadreria, erano già state sottratte opere già dopo l’Unità d’Italia, quando la crisi finanziaria dei Martelli si fece più grave.
Alcuni di questi capolavori si trovano legittimamente a Berlino come il ritratto di Ugolino Martelli del Bronzino, oppure a Washington e ad Amsterdam. Sono espatriati prima della Legge di Tutela, oppure stati scambiati con il permesso della Soprintendenza. Molti però, nonostante inventari meticolosi stesi e stilati dai Martelli nel corso dei secoli, sono semplicemente svaniti. Non solo i dipinti, ma anche tutti gli oggetti del vivere comune, dai vestiti alle porcellane, dalle tovaglie ai gioielli. Eppure queste stanze furono vissute, in ricchezza e decadenza, dal secolo XVII al 1986 quando morì Francesca, l’ultima delle Martelli.
La caccia al Tesoro
L’Associazione Amici dei Musei di Palazzo Davanzati e Casa Martelli ha avviato questa preziosa ricerca su scala internazionale alla quale tutti, non sono di studiosi e specialisti, possono partecipare attraverso la piattaforma digitale www.casamartellifirenze.it. Un elemento importante per la ricerca è il Grifone Rampante- suggerisce Paola D’agostino – Direttore dei Musei del Bargello- lo stemma del Casato, attribuito a Donatello o a Desiderio da Settignano, che veniva applicato ai servizi, agli stemmi per l’esterno cosi come a tante opere.
Il progetto di ricerca degli oggetti e delle opere perdute vuole ricostruire l’identità di questa aristocratica famiglia. Una casa-museo più ne è ricca, più può comunicare la storia dei suoi abitanti. Chiunque abbia notizie, ricordi, immagini e oggetti potrà collaborare, anche solo virtualmente. L’obbiettivo è quello di ricostruire la storia tribolata della famiglia. Di riallacciare il filo della storia. Segnalarli – sottolinea Monica Bietti- non creerà nessun problema ai legittimi proprietari.