La mancanza di personale nel settore turistico e il caso Sammontana che ha assunto centinaia di operatori stagionali ricevendo oltre 2500 domande di assunzione
Tutto pronto per l’estate, dopo un anno e mezzo di pandemia la stagione turistica è finalmente pronta a ripartire. O almeno così dovrebbe essere e non lo è. Dal mare alla montagna gli operatori del settore arrancano a causa della penuria di stagionali, giovani da assumere tra le file di camerieri, lavoratori d’albergo e assistenti degli stabilimenti balneari che non ci sono. O meglio ci sono ma non rispondono all’appello delle aziende del settore. Nel comparto riminese servirebbero 7 mila addetti per accogliere i vacanzieri e la situazione è identica nelle località balneari del resto d’Italia così come pure in montagna, dalle Alpi agli Appennini il personale è troppo magro. Quali sono le ragioni di questo fenomeno apparentemente paradossale? Perché nell’Italia che secondo gli ultimi dati Istat ha perso quasi un milione di posti con l’avvento del Covid, una grossa offerta di lavoro resta senza risposta? A scanso di equivoci, la voglia di lavorare non c’entra altrimenti – spiega Il segretario generale della Cgil di Lucca Rossano Rossi - non si spiegherebbe il caso Sammontana.
La Sammontana assume stagionali
Intervistato dal Tirreno, Rossi spiega il paradosso italiano della carenza di stagionali raccontando l'esempio virtuoso della storica azienda di gelati. “La Sammontana ha appena assunto 352 operai stagionali negli stabilimenti della fabbrica toscana e al momento sono 2.500 le domande che si accumulano negli uffici dell'azienda. Sono persone che andrebbero di corsa a lavorare lì. Perché è un'azienda seria: riconosce i diritti ai suoi lavoratori e, ogni mese, dà ai suoi dipendenti uno stipendio medio che consente loro di vivere in modo dignitoso. Non è scontato, di questi tempi”.
Invece, le offerte di lavoro che girano sul mercato prevedono “pochi spiccioli e quasi zero diritti per molte, troppe, ore di lavoro. E poi – spiega Rossi - gli imprenditori si lamentano pure, se non si trovano gli stagionali. C'è tanto sfruttamento, soprattutto nel settore della ristorazione e del commercio. Una storia nota ai sindacati, purtroppo. Lavoratori assicurati per 15 ore a settimana. Peccato che, in effetti, le ore di lavoro siano molte di più. Anche 45. O magari camerieri o cuochi che accettavano di tutto: anche interi mesi di lavoro nero. Se i datori di lavoro cominciassero a pagare bene i dipendenti – conclude – smettendo di sfruttarli, sono sicuro che avrebbero la fila”.