Il capitano della Fiorentina morì tragicamente in un albergo di Udine che ospitava i gigliati
Il professor Giorgio Galanti è stato condannato a un anno di reclusione, pena sospesa, nel processo con rito abbreviato per la morte del capitano della Fiorentina Davide Astori, trovato senza vita la mattina del 4 marzo 2018 nella sua camera di albergo a Udine mentre era con la squadra. Galanti, unico imputato, era accusato di omicidio colposo per due certificati di idoneità rilasciati al giocatore quando era direttore sanitario di Medicina dello sport dell'Azienda ospedaliero universitaria di Careggi.
La morte in albergo
Il 4 marzo 2018 Davide Astori venne rinvenuto senza vita in un albergo di Udine che ospitava la Fiorentina, prima della gara contro l'Udinese del 27mo turno del campionato di Serie A. Astori era il capitano la squadra viola , anche se nella sua carriera Astori aveva indossato anche le maglie del Cagliari e della Roma, e faceva parte anche della Nazionale Italiana. Fu per prima la procura del capoluogo friulano ad aprire un fascicolo. Venne eseguita l'autopsia e furono acquisite le cartelle cliniche del calciatore, che dovevno certificarne l'idoneità per l'attività agonistica.
Le indagini a Firenze
Nel giugno dello stesso anno gli atti vennero trasmessi alla procura di Firenze, perché venne ipotizzata una responsabilità medica, proprio in ordine alle visite medico-sportive. I pm toscani affidarono una consulenza allo specialista di Padova, Domenico Corrado, e sulla base di quel parere, iscrissero sul registro degli indagati l'ultimo medico che aveva firmato l'idoneità di Astori, il direttore della medicina sportiva di Careggi (oggi in pensione) Giorgio Galanti. La posizione di un altro medico sportivo, Francesco Stagno, che aveva visitato il calciatore ai tempi del Cagliari, venne archiviata.
Il rinvio a giudizio per Galanti
Secondo i consulenti della procura, i risultati delle prove da sforzo a cui era stato sottoposto Astori sette mesi prima della sua morte, avrebbero dovuto suggerire ulteriori accertamenti, che avrebbero fatto scoprire la cardiomiopatia aritmogena di cui Astori soffriva. Ma alla consulenza di Padova ha risposto quella della difesa del
professor Galanti, che ribalta le conclusioni dell'accusa e stabilisce che nessun esame avrebbe potuto indicare quel male del cuore del calciatore, che mai aveva avuto sintomi. Per questo, il giudice ha disposto una terza perizia, nel corso del procedimento con il rito abbreviato a cui ha deciso di aderire l'imputato, accusato di omicidio colposo.
La terza perizia
A firmare la terza perizia, un cardiologo e un medico legale di Torino, il
professor Fiorenzo Gaita e il dottor Gianluca Bruno. "L'holter Ecg indicato all'interno delle linee guida cocis non è stato eseguito - scrivono i due periti -.vrebbe potuto, ma non con alta probabilità (vista la variabilità delle aritmie) identificare aritmie maggiori che, se documentate, avrebbero indirizzato ad ulteriori indagini di terzo livello".
Per quanto riguarda le possibilità di evitare il decesso dell'atleta, sarebbe stato necessario il pronto intervento di un defibrillatore. Ma la morte di Astori avvenne nel sonno, mentre si trovava da solo nella camera d'albergo.
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La condanna
Per la procura, la negligenza di Galanti durante quell'esame merita una condanna: un anno e sei mesi la richiesta del pm, Antonino Nastasi, tenendo conto anche dello 'sconto' previsto dal rito abbreviato. Alle ultime udienze ha sempre partecipato
Francesca Fioretti, ex compagna di Astori e mamma della loro bambina.