Il microbiologo spiega che la prossima tornata elettorale sarà "un ulteriore stress, perché portiamo milioni di persone all’interno della scuola e diamo loro l’opportunità di incontrarsi". Poi, sul ritorno degli alunni tra i banchi, commenta: "Il successo è nelle nostre mani"
Le elezioni “sicuramente sono un’occasione distruttiva per la scuola e sicuramente è un ulteriore stress, perché portiamo milioni di persone all’interno della scuola e diamo loro l’opportunità di incontrarsi. Dipenderà dalle misure che saranno state adottate per far avvenire le elezioni in sicurezza, di cui obiettivamente non si è discusso molto”. A dirlo, a Tribù, su Sky TG24, è Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova (LO SPECIALE ELEZIONI - LE NOTIZIE SUL CORONAVIRUS IN DIRETTA - LO SPECIALE SUL RIENTRO A SCUOLA - IL PODCAST).
“Il successo della scuola è nelle nostre mani”
L’esperto, nel giorno dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico, ha anche commentato il ritorno tra i banchi: “Ho dato suggerimenti e sollevato critiche, ma in questo momento vanno messe da parte. Dobbiamo fare tutti in modo che questo sia un successo. È nelle nostre mani far sì che l’inizio della scuola sia un successo e che ne vediamo anche la fine regolare. Richiede l’apporto di tutti e richiede anche un apporto di flessibilità: se alcune di queste misure si rivelassero inadeguate bisogna correggerle rapidamente. Questi sono gli ingredienti: facciamo uno sforzo collettivo e corale e cerchiamo di cambiare se qualcosa non funziona”.
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In Francia riduzione della quarantena è "misura di compromesso"
Poi uno sguardo anche all’estero e, in particolare, alla scelta della Francia di ridurre i giorni di quarantena. “È una misura di compromesso, basata sul fatto che la maggior parte delle persone si ammala dopo cinque o sei giorni dal contatto, ma è una misura che lascia sfuggire una percentuale di persone. Quando si prende una misura si valutano i rischi e i benefici. In questo caso il beneficio è di non tenere a casa troppe persone, i rischi però non li conosciamo bene, perché se riduciamo la quarantena a sette o dieci giorni non sappiamo quante persone sfuggono”. “Manca il razionale della valutazione rischio-beneficio. Diventa una decisione politica, non scientifica”, ha concluso Crisanti.