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Reggio Calabria, inchiesta su gestione centro migranti: indagato il sindaco di Varapodio

Cronaca
©Ansa

Secondo la procura di Taurianova il centro si era trasformato in un luogo di guadagno e conflitti di interessi per favorire i rapporti del sindaco  - eletto in una lista civica e candidato alle ultime Regionali con Fratelli d'Italia  - e il rafforzamento della sua influenza politica. Oltre al primo cittadino indagate altre 5 persone. I reati contestati vanno dal peculato all'abuso d'ufficio, fino alla frode e alla truffa

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 “Cara accoglienza”. Questo il nome dell'inchiesta della procura di Palmi che avrebbe fatto emergere una gestione costosa, discrezionale e poco trasparente del centro di accoglienza per migranti di Varapodio, nel Reggino, nell'ex agriturismo "Villa Cristina". L'indagine, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Taurianova, ha portato alla notifica dell'avviso di conclusione indagini a sei persone tra le quali il sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari, eletto a capo di una lista civica e candidato non eletto alle regionali del gennaio scorso con Fratelli d'Italia. Tra gli indagati figurano anche il gestore di una società cooperativa, due titolari di impresa di abbigliamento e due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria. Sono indagati, a vario titolo, per falso ideologico (unico reato contestato ai funzionari della Prefettura), abuso d'ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, truffa ai danni dello Stato e peculato.

 

La procura: il centro utilizzato per il rafforzamento politico del sindaco

Sarebbe, quello emerso dalle indagini, un vero e proprio "centro di illecito guadagno e di cointeressi, per il consolidamento dei rapporti personali e professionali dei gestori, in particolare del Sindaco, e per il rafforzamento della sua influenza politica nel territorio, il tutto con grave danno ai principi del buon andamento, imparzialità, legalità e trasparenza della Pubblica amministrazione".

 

Le accuse al sindaco di Varapodio

Fazzolari, in particolare, è accusato di aver stipulato convenzioni con affidamenti diretti con imprese da lui scelte senza la preventiva autorizzazione dal Consiglio comunale, il tutto, secondo gli investigatori, in contrasto con la normativa e in violazione del Codice degli appalti e della Convenzione con la Prefettura. Secondo l'accusa, il sindaco, infatti, affidava le convenzioni di beni e servizi a privati nei confronti dei quali si trovava in conflitto di interesse, in quanto, per alcuni di essi, svolgeva o aveva svolto il ruolo di consulente fiscale o intermediario-commercialista. Il sindaco è accusato anche di falso ideologico, in quanto avrebbe firmato auto dichiarazioni con le quali attestava falsamente di non trovarsi in alcuna situazione di conflitto di interesse, come legami professionali o di amicizia e frequentazione, con i titolari delle imprese affidatarie.

Contestate assunzioni di favore

Tra le altre cose, secondo l'accusa, il sindaco, avrebbe affidato la convenzione per la gestione del centro alla società cooperativa sociale "Itaca" - con il legale rappresentante della quale aveva consolidati rapporti di collaborazione, amicizia e cointeresse - in cambio dell'assunzione, con contratti di prestazione di lavoro occasionale, di persone a lui legate da rapporti di collaborazione, anche politica e di amicizia. Tra queste, viene contestata l'assunzione di due consiglieri di maggioranza e della moglie di uno dei due, privi di specifica competenza, che ricevevano un contribuito mensile anticipato dalla Cooperativa e poi rimborsato dal comune. Per l'assunzione di uno dei consiglieri, il legale rappresentate della coop è accusato anche di peculato. In una fase di tensione politica con il Sindaco infatti, per evitare che il consigliere rompesse i rapporti politici con Fazzolari, il gestore della società, secondo l'accusa, avrebbe distratto parte dei corrispettivi versati dal Comune di Varapodio per pagare al dipendente 200 euro in più al mese rispetto a quanto stabilito dal contratto di collaborazione.