Coronavirus, appello sindaci del Milanese: sorveglianza attiva, controlli a casa, tamponi

Cronaca

In una lettera congiunta, i primi cittadini di oltre ottanta Comuni della città metropolitana di Milano si rivolgono a Regione Lombardia: “Serve un cambio di strategia” perché l’epidemia è più diffusa di quanto appare ed è sottostimato il numero di chi è in quarantena

"E’ tardi, bisogna fare presto ma siamo ancora in tempo". E’ l’appello che ottanta sindaci della città metropolitana di Milano rivolgono alla Regione Lombardia. “Serve un cambio di strategia”, scrivono in una lettera congiunta. E propongono la soluzione: occorre attivare una strategia di “sorveglianza attiva" a casa di chi ha sintomi ma non è stato ricevuto in ospedale. (LO SPECIALELA MAPPA DEL CONTAGIO -)

"L’epidemia è più diffusa di quanto appare"

"Dal confronto con i medici di base, che hanno il contatto diretto con la popolazione, emerge che a loro giudizio l'epidemia è più diffusa di quello che appare dai dati ufficiali e che conseguentemente il numero di malati è sicuramente più alto", si legge nel documento. Secondo le informazioni raccolte sul campo dai medici di base, sono tante le persone “a casa con sintomi riconducibili al Covid-19. Non ricorrendo alle cure ospedaliere, però, i cittadini non vengono sottoposti a tampone e quindi non sono tracciati e non essendo tracciati potrebbero contribuire al diffondersi dell'epidemia".

Sottostimato il numero di chi è in quarantena

Nel documento si sottolinea inoltre che il numero delle persone in quarantena sia sottostimato e, di conseguenza, il contagio potrebbe essere “fuori controllo”. Un modello di “sorveglianza attiva” è quello messo in atto dalla regione Veneto, che prevede di fare i tamponi a tutte le persone con sintomi riconducibili al Covid19, soprattutto a quelle che sono a casa ammalate e non ricorrono all'assistenza ospedaliera, e in base al risultato di sottoporre conseguentemente a tampone i familiari e tutte le persone con le quali sono entrate in contatto".

"Cambiare rotta"

La richiesta alla Regione Lombardia è chiara: "Cambiare rotta", ma non solo: "Studiare ed attuare con i tecnici delle Aziende Sanitarie e gli esperti di epidemiologia una strategia che punti sulla sorveglianza attiva e sull'assistenza medica domiciliare. E di arrivare alla definizione di un patto per la salute dei lombardi esteso a tutti i soggetti coinvolti che condividono una strategia di azione comune". (I CONSIGLI DEL VIROLOGO - LA CAMPAGNA DI SKY)

Tampone per i medici

I sindaci, poi, fanno un drammatico appello a "sottoporre periodicamente al tampone i medici di base e ancor più di dotarli in giusta quantità di tutti gli strumenti indispensabili per poter eseguire in massima sicurezza l'assistenza al domicilio dei pazienti, che le sperimentazioni in corso in Emilia Romagna dimostrano essere un valido strumento di azione". I comuni si impegnano infine a trovare e mettere a disposizione strutture idonee per ospitare “le persone che devono trascorrere il periodo di quarantena e non lo possono fare al loro domicilio".

I firmatari

Fra i primi cittadini che hanno firmato l'appello ci sono Yuri Santagostino, sindaco di Cornaredo, Michela Palestra di Arese, Fabio Bottero di Trezzano sul Naviglio, Moreno Agolli di Arluno, Gilberto Barki di Grezzago, Sonia Belloli di Zibido San Giacomo, Maria Rosa Belotti di Pero, Riccardo Benvegnù di Binasco, Sara Bettinelli di Inveruno, Paolo Branca di Carpiano, Ezio Casati di Paderno Dugnano, Andrea Checchi di San Donato Milanese.

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