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Mafia, fermato esponente dei Radicali: per i pm faceva da tramite tra boss e clan

Cronaca
Foto dal profilo Facebook di Antonello Nicosia

Secondo i pm Antonello Nicosia partecipava a ispezioni in carcere grazie al suo ruolo nella onlus Oidu, che si occupa di diritti dei detenuti, e faceva uscire i messaggi dei boss. Nelle intercettazioni definisce la morte di Falcone "incidente sul lavoro"

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È accusato di aver fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all'esterno messaggi e ordini: Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti, è stato fermato insieme ad altre 4 persone dalla procura di Palermo. Insieme alla parlamentare di Italia Viva Giuseppina Occhionero (estranea alle indagini), di cui si sarebbe detto collaboratore, Nicosia avrebbe incontrato diversi boss detenuti. Per i pm sarebbe vicino all'ala di Cosa nostra che fa riferimento al boss latitante Matteo Messina Denaro. In carcere, tra gli altri, è finito il capomafia di Sciacca Accursio Dimino. Il fermo è stato emesso dalla Dda di Palermo ed eseguito dal Ros dei carabinieri e dal Gico della Guardia di Finanza, nell'ambito dell'operazione chiamata "Passepartout". A Nicosia e al boss Dimino i pm del capoluogo siciliano contestano il reato di associazione mafiosa. Per altri tre l'accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa.

Le accuse

Secondo i pubblici ministeri Nicosia avrebbe veicolato all'esterno messaggi provenienti da mafiosi detenuti nei penitenziari sparsi nella Penisola. Accessi quest'ultimi che avvenivano grazie al suo ruolo di direttore dell'Osservatorio internazionale dei diritti umani, onlus che si occupa della difesa dei diritti dei detenuti, e di assistente parlamentare. Cariche da insospettabile, ma sarebbe stato in stretto contatto con boss, a partire dal superlatitante Matteo Messina Denaro.

Gli insulti a Falcone nelle intercettazioni

Insulti pesantissimi a Giovanni Falcone che, la cui morte viene definita "incidente sul lavoro" e che "da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico". Antonello Nicosia, intercettato per mesi dal Ros e dal Gico della Finanza, parlando al telefono, dava giudizi sprezzanti sul giudice ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992. Parole pesanti finite nel decreto di fermo firmato dai pm della Dda di Palermo. Sempre nelle intercettazioni Nicosia definiva il boss Matteo Messina Denaro "il nostro Primo ministro". Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore parlare con cautela di Messina Denaro. "Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)", diceva.

Chi è Antonello Nicosia

Direttore dell'Osservatorio Internazionale dei diritti umani (Oidu), pedagogista, laureato in Scienze della Formazione multimediale con una tesi sul "Trattamento penitenziario, ascoltare e progettare per rieducare sorvegliare e rieducare, l'esperienza carcere", Antonello Nicosia, originario di Sciacca, è stato eletto per due anni (2017-2018) come componente del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani. Nel curriculum si dice "assistente parlamentare" e "docente a contratto nella scuola pubblica come esperto nei corsi Pon". Nicosia indica tra i suoi titoli quello di ricercatore presso l'Invalsi, Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, e quello di insegnante di Storia della mafia nell'Università della California. Per i pm, oltre a portare all'esterno i messaggi dei mafiosi che incontrava durante le sue visite in carcere, avrebbe gestito gli affari del clan in America e riciclato denaro sporco.