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Mancata ispezione a Casapound, Corte dei Conti: No minacce ma chiusura

Cronaca
La sede di CasaPound in via Napoleone III a Roma (Ansa)

La Procura attende un'informativa dopo che la formazione di estrema destra ha costretto la Guardia di finanza a rimandare il sopralluogo per verificare lo stato dell’immobile di proprietà del Demanio ma occupato abusivamente dal 2003. Casapound: Nessuna minaccia

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La Procura di Roma attende un'informativa da parte della Guardia di Finanza sulla mancata perquisizione di ieri dell'immobile occupato da militanti di Casapound a Roma che, secondo alcune notizie di stampa, avrebbero minacciato i finanzieri e gli agenti della Digos in caso di ingresso. L'atto istruttorio era stato disposto dalla Corte dei Conti per verificare lo stato dello stabile di via Napoleone III, occupato abusivamente dal dicembre del 2003. Secondo alcune ricostruzioni, nonostante il controllo fosse stato concordato, i militanti del movimento di estrema destra, infastiditi dalla presenza delle telecamere, si sarebbero opposti alla perquisizione minacciando un "bagno di sangue" nel caso in cui la Guardia di Finanza fosse entrata nello stabile. Allo stato attuale però nessuna informativa sulla mancata perquisizione e sulle minacce è arrivata alla Procura di Roma. Fonti interne alla Corte dei Conti del Lazio hanno parlato non di "minacce esplicite", ma "un atteggiamento molto duro di chiusura". 

Corte dei Conti: "Cambio di atteggiamento dei militanti"

Dopo un atteggiamento "di apertura e di disponibilità", registrato nei giorni scorsi, anche alla luce di "un incontro svolto con le forze dell'ordine per concordare le modalità dell'atto istruttorio", spiegano ancora fonti interne alla Corte dei Conti, ieri si è registrato un drastico cambio da parte degli occupanti, "forse dovuto anche alla presenza di molti giornalisti". In base a quanto si apprende, dopo il "no" dei militanti c'è stata anche una sorta di trattativa per cercare di individuare un altro giorno per effettuare l'atto istruttorio ma "non è stato trovato alcun accordo".

CasaPound: "Nessuna minaccia"

Il presidente di Casapound Italia Gianluca Iannone smentisce con una nota l'ipotesi che ci siano state minacce: "Nessuno sgombero in vista per CasaPound, nessun danno erariale, nessuna minaccia alla finanza. Lasciano di stucco le ricostruzioni fantasiose di quanto accaduto, o meglio non accaduto, ieri in via Napoleone III" a Roma. "Non c'è davvero più limite alle fake news", aggiunge Iannone, annunciando che il movimento ricorrerà alle vie legali "contro chiunque scriva notizie inventate su CasaPound".

"Nel nostro interesse che il controllo avvenga"

Iannone poi spiega il mancato sopralluogo: "Ci siamo limitati a concordare le modalità per un controllo nello stabile che avvenisse nel rispetto dei diritti e della sicurezza delle famiglie in grave stato di emergenza abitativa che vi risiedono dal 2003. Quando però ci siamo resi conto che non era possibile garantire minime condizioni di dignità per i residenti vista l'inopportuna presenza di una folla di telecamere, ci siamo limitati a chiedere che si rinviasse il controllo ad altra data". Il presidente di Casapound Italia aggiunge che è nell’interesse del movimento che il controllo avvenga, così da dimostrare che non sono stati “recati danni alle casse dello Stato, mentre i locali di via Napoleone III sono utilizzati in via esclusiva per l'emergenza abitativa”.

La vicenda

Le indagini erano scattate dopo un’inchiesta del settimanale Espresso, che aveva descritto la sede di Casapound a Roma, all’Esquilino, come "un’isola abusiva di fatto sconosciuta", di proprietà del Demanio ma occupata dal 2003. La Corte dei Conti ha così aperto un fascicolo per verificare l’eventuale danno erariale per le casse pubbliche, procurato da più di un decennio di mancati provvedimenti da parte dell'Amministrazione. Per stabilire l’ammontare, è stata disposta una stima dello stabile, con l'accesso della Guardia di finanza per verificare lo stato dei luoghi. Un blitz concordato con gli occupanti, quello delle Fiamme Gialle, che però hanno rimandato la perquisizione.