Morto il genetista Luigi Luca Cavalli Sforza, aveva 96 anni
CronacaProfessore a Stanford, fu il primo a interpretare la storia degli esseri umani attraverso lo sguardo della genetica. Nei suoi studi dimostrò che il concetto di razza è culturale e non ha basi genetiche. Nato a Genova, si è spento a Belluno, dove viveva
Si è spento nella notte di venerdì 31 agosto a Belluno Luigi Luca Cavalli Sforza, lo scienziato italiano pioniere della genetica delle popolazioni. Aveva 96 anni.
Cavalli Sforza, la biografia
Nato a Genova il 25 gennaio 1922 da padre pubblicitario e madre laureata in Lettere, aveva studiato a Torino dove aveva avuto come maestro Giuseppe Levi, insieme con i premi Nobel Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco. Allievo di Adriano Buzzati Traverso – fratello dello scrittore Dino nonché padre della genetica italiana – Cavalli Sforza terminò gli studi in medicina all'Università di Pavia, dove tornò in seguito come insegnante di genetica. Insegnò anche microbiologia a Parma e poi – come ricorda anche l'Enciclopedia Treccani – fu professore a Stanford, in California, dagli anni Settanta. Sua moglie, Alba Ramazzotti, scomparsa nel 2015, era nipote dei fratelli Buzzati da cui ereditò la casa di Belluno in cui lo scienziato ha vissuto fino alla morte.
Il lavoro di Cavalli Sforza
Con Buzzati Traverso, Luigi Luca Cavalli Sforza studiò la genetica del moscerino ma dagli anni Cinquanta la sua attenzione si concentrò sull'uomo. Fu il primo a interpretare la storia degli esseri umani attraverso lo sguardo della genetica, partendo dal confronto tra la diffusione dei geni e l’evoluzione culturale, e arrivando a costruire un albero genealogico dell'umanità basato su dati archeologici e linguistici, oltre che biologici. I risultati di queste ricerche sono confluiti in alcuni libri, tra cui "Storia e geografia dei geni umani" che raccoglie 45 anni di studi della sua squadra di scienziati. Tra le altre pubblicazioni fondamentali "Geni, popoli e lingue" (un'indagine scientifica che riesce "a liberare da presupposti erronei la controversa nozione di razza", secondo quanto riporta la casa editrice Adelphi) e "Chi siamo. La storia della diversità umana", scritto con il figlio Francesco. Nel corso della sua vita, Cavalli Sforza ha dedicato particolare impegno alla divulgazione scientifica, attraverso incontri con il pubblico e mostre.
Gli studi sul concetto di razza
Luigi Luca Cavalli Sforza nelle sue ultime ricerche era giunto ad affermare che il concetto di razza è soltanto culturale e che non è dimostrato da nessuna base genetica. In questo ambito, inizialmente aveva intrapreso lo studio della popolazione della Val di Parma, raccogliendone meticolosamente campioni genetici e analizzando le possibili variazioni dovute alle aree geografiche dove vivevano le persone. Nel 1963, il genetista pubblicò il suo primo albero evolutivo, con la collaborazione dello scienziato inglese Anthony Mourant, mentre negli anni successivi nacque l'Human genome diversity project, una sterminata raccolta di dati sulle variazioni genetiche dei popoli del mondo. Per i suoi studi sulla scienza delle origini dell’uomo Cavalli Sforza vinse nel 1999, il premio Balzan. Oltre al confine tra le razze, lo scienziato genovese si è preoccupato durante la sua vita di abbattere anche quello tra cultura scientifica e umanistica, facendo dialogare discipline diverse, come genetica, matematica, archeologia e linguistica, allo scopo di ricostruire il primo atlante genetico del mondo.