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Vino, Jacopo Biondi Santi: non ho sottratto denaro al fisco

Cronaca

L'imprenditore, sesta generazione dei creatori del Brunello, è sotto inchiesta della procura di Siena che mira ad accertare "un giro di fatture tra società finalizzato a pagare meno tasse". La replica: operazioni effettuate solo per fini estranei a motivi fiscali

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Jacopo Biondi Santi è indagato dalla procura di Siena per reati tributari: nei suoi confronti è stato eseguito un sequestro per circa 4,8 mln di euro tra terreni, immobili e beni immobili. A riportare la notizia è La Nazione, secondo cui l'imprenditore, sesta generazione dei creatori del famoso vino, sarebbe al centro dell'inchiesta atta ad accertare "un giro di fatture tra società finalizzato a pagare meno tasse".

La difesa di Biondi Santi: nessun euro sottratto al fisco

Nel mirino degli inquirenti non c'è l'operazione siglata da Jacopo Biondi Santi con i francesi di Epi Group, diversamente da quanto era emerso inizialmente. Riguardo alle contestazioni fatte dalla Guardia di Finanza al produttore Jacopo Biondi Santi, sesta generazione della famiglia che creò il vino Brunello di Montalcino, lo studio legale tributario Dentons di Milano, che lo difende, precisa in una nota che "le operazioni oggetto di contestazione non hanno generato nel complesso la benché minima sottrazione d'imposta". In altri termini, "a seguito delle operazioni contestate, il Fisco non ha perso nemmeno un euro; tali operazioni, infatti, sono state effettuate esclusivamente per fini estranei a motivi fiscali".

La difesa di Biondi Santi: commesse al massimo violazioni formali

"Nella elevazione delle predette contestazioni, la Guardia di Finanza non ha tenuto conto dei principi più volte affermati in materia dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, i quali conducono a opposte conclusioni - si legge in una nota dissufa dallo studio legale che difende Biondi Santi - . La Corte di Giustizia UE è la più alta Autorità in materia di IVA, avendo questo tributo matrice comunitaria, e chiunque, per quanto concerne l’applicazione di tale imposta, deve conseguentemente attenersi rigorosamente ai suoi dettami, a nulla rilevando, ove siano difformi, le interpretazioni di qualsiasi altro soggetto. In questo caso, sono state commesse, al massimo, solo talune violazioni formali, dalle quali possono discendere - sempre in base alle pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea - solo sanzioni corrispondenti alla natura di tali violazioni, il cui ammontare è conseguentemente molto modesto; non può invece derivarne la debenza di alcuna somma a titolo d’imposta". Alla luce di tali precisazioni, "siamo certi che quanto è accaduto verrà rapidamente chiarito, sia in ambito tributario che penale”.