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Perquisizioni in casa Contrada, richiesta danni per errore giudiziario

Cronaca
L'ex poliziotto Bruno Contrada, 87 anni (archivio Ansa)

L'ex poliziotto e dirigente dei servizi segreti ha annunciato, assieme al suo legale, che adirà la Corte europea dei diritti dell'uomo per protestare anche contro le intercettazioni che continua a subire senza essere indagato

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Non c'è pace per Bruno Contrada. A 87 anni l'ex "superpoliziotto", ex dirigente della Mobile di Palermo e del Sisde, la cui condanna a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa fu annullata dalla Cassazione nel 2017, continua a combattere le sue battaglie. Che ora riguardano il risarcimento del danno per l'ingiusta detenzione e alcune presunte intercettazioni illegittime. 

Il risarcimento per ingiusta detenzione

In una conferenza stampa tenuta a Palermo assieme al suo legale, Stefano Giordano, Contrada ha preannunciato la richiesta di risarcimento per l'ingiusta detenzione subita in conseguenza della condanna annullata. "Agiremo a breve per ottenere la riparazione dell'errore giudiziario di cui è stato vittima", ha spiegato l'avvocato. Per ottenere una cifra riparatoria che "non è stata ancora quantificata, ma sarà di diversi milioni di euro". Ma non è tutto: "Ci apprestiamo - ha annunciato Giordano - a un nuovo ricorso innanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo".

Il ricorso alla Corte europea

Il procedimento che Contrada e i suoi legali intendono aprire presso la Corte europea dei diritti dell'uomo, riguarda gli "atti invasivi" che Contrada continuerebbe a subire da parte delle autorità giudiziarie senza essere indagato o comunque sottoposto a procedimenti penali. A fine giugno Contrada era stato oggetto di perquisizioni nella propria abitazione e in due immobili di sua proprietà. In autunno è stata revocata a Contrada la destituzione dal corpo di Polizia con effetto retroattivo.

"Intercettato da gennaio"

"Contrada non è indagato - spiega ancora Giordano - ma era intercettata una sua utenza telefonica, crediamo il cellulare, almeno dal gennaio 2018. Non è ammissibile, è una chiara violazione della privacy e dei diritti". Il ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo dovrebbe denunciare l'illegittimità della normativa italiana che, secondo Giordano, "consente alla pubblica autorità di sottoporre indiscriminatamente ad atti invasivi della vita personale e del domicilio, soggetti che non siano parte di un procedimento penale", per di più "privati, in tal modo, delle garanzie che le norme (...) pongono a tutela di chi sia formalmente accusato di un reato".

L'indagine sull'omicidio Agostino

L'indagine che ha acceso questa miccia è quella, di recente avocata dalla Procura generale di Palermo, sull'omicidio del poliziotto Antonino Agostino, ucciso assieme alla moglie Ida Castellucci il 5 agosto 1989. Durante un'intercettazione, in un colloquio col figlio, Contrada avrebbe fatto riferimento a fascicoli che ancora custodirebbe. "Di cosa sono indagato, indiziato?", ha chiesto polemicamente alla stampa Contrada. "Io ho servito per tutta la vita le istituzioni. Con D'Agostino non ho mai avuto alcun rapporto. Nel 1989 ero da tre-quattro anni in servizio a Roma e non mi sono mai occupato di indagini su quel delitto".

La vicenda Contrada

Bruno Contrada, per anni in prima linea contro la mafia a Palermo e poi uomo dei servizi segreti, venne arrestato con l'accusa di concorso in associazione mafiosa alla fine del 1992. Per lui condanna in primo grado, assoluzione in appello e - poi - annullamento con rinvio del secondo grado e successiva conferma della condanna a 10 anni, diventata definitiva nel 2007. L'ex poliziotto, tra carcere e domiciliari ha scontato tutta la pena. Sulla scorta della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che condannò l'Italia a risarcire il poliziotto (che per i giudici europei non poteva essere né processato né condannato perchè all'epoca dei fatti il reato di concorso in associazione mafiosa non era "chiaro, né prevedibile"), la Corte di Cassazione ha annullato nel 2017 la condanna.