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'Ndrangheta: le mani delle cosche sui canili, 7 arresti nel Reggino

Cronaca
La Polizia ha arrestato 7 persone nell'ambito dell'operazione "Happy dog" (ansa)

L'operazione “Happy dog” ha portato anche a numerosi sequestri di aziende in tutta la Calabria e a Milano. L'indagine della Dda ha permesso di accertare il condizionamento criminale sugli appalti per l'assegnazione dei servizi di custodia e assistenza dei cani randagi

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Ci sarebbero stati gli interessi della 'ndrangheta dietro il giro di appalti per alcuni canili privati nella zona di Reggio Calabria. È quanto emerge dalle carte dell'operazione “Happy dog” che nelle prime ore del 21 giugno ha portato a sette arresti, perquisizioni e sequestri di aziende nel Reggino, in altre provincia calabresi e in quella di Milano.

Gli arresti del 21 giugno

L'operazione condotta dagli agenti della Polizia di Stato, coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, ha portato a un totale di sette persone arrestate (3 in carcere e 4 ai domiciliari), mentre ad altre quattro persone sono state notificate altre misure cautelari. I reati contestati a vario titolo sono tentata estorsione e illecita concorrenza con minaccia e violenza, commesse con l'aggravante del ricorso al metodo mafioso, ovvero al fine di agevolare la 'ndrangheta; turbata libertà degli incanti; intestazione fittizia di beni e truffa aggravata. L'inchiesta della Dda, frutto di un'indagine sviluppata dal 2014 al 2016 dalla Squadra Mobile reggina e dal commissariato di Bovalino (RC), ha permesso di accertare l'infiltrazione nel settore dei canili degli interessi di soggetti vicini alla cosca mafiosa Zagari-Fazzalari-Viola di Taurianova. Per gli inquirenti, la cosca avrebbe condizionato gli appalti indetti dal suddetto comune della piana di Gioia Tauro per l'assegnazione dei servizi di custodia e assistenza di cani randagi presso canili privati.

Il sistema mafioso

Le investigazioni avrebbero inoltre documentato vere e proprie condotte intimidatorie ed estorsive nei confronti di un imprenditore operante nella Locride nello stesso settore, vessato anche da soggetti vicini alle cosche di Platì e Sant'Ilario sullo Ionio, e pratiche di concorrenza sleale. In particolare, per ostacolare e screditare l'operato del titolare del canile della Locride - che si era aggiudicato l'appalto di Taurianova - sarebbero state organizzate campagne mediatiche e denigratorie, con il coinvolgimento di trasmissioni televisive locali e nazionali. La manovra sarebbe stata resa possibile grazie alla partecipazione di funzionari pubblici infedeli, ed esponenti locali di associazioni animaliste. L'indagine avrebbe inoltre permesso di ricostruire alcuni reati di intestazione fittizia di beni finalizzati a partecipare ad alcune gare di appalto nel settore canino. Per i magistrati, i presunti illeciti sarebbero stati posti in essere nel tentativo di superare gli impedimenti derivanti dalle interdittive antimafia disposte dalla Prefettura di Reggio Calabria, con conseguente truffa aggravata ai danni di Enti comunali.