Formazione dei cittadini, investimenti sugli impianti, differenziata "spinta" e soprattutto zero discariche: questi i punti fondamentali dell’organizzazione creata nella provincia veneta per gestire la raccolta e lo smaltimento
Formazione dei cittadini, investimenti sugli impianti, differenziata "spinta" e soprattutto zero discariche. Il cosiddetto "modello Treviso" si basa su questi pochi ma fondamentali punti. Di cosa parliamo? Dell’organizzazione creata nella provincia veneta per gestire la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Un modello indicato nel programma di governo M5S – Lega come esempio da seguire in tutta Italia. D'altronde i risultati raggiunti sono importanti: nei comuni della provincia la differenziata ha una media dell’82%, con picchi del 90%. Il piano è stato adottato nel 2004, con la scelta, coraggiosa, di chiudere le discariche. In quell’anno la differenziata era al 70% e la parte non riciclabile al 30%. È stato poi creato un impianto pubblico per la trasformazione del "non riciclabile" in combustibile da rifiuto, venduto a cementifici, termovalorizzatori e fornaci autorizzate.
Forte campagna di sensibilizzazione e formazione dei cittadini
Ma in provincia di Treviso si ricicla davvero di tutto: plastica, carta, vetro, metalli e perfino pannolini e assorbenti usati (nello stabilimento di Contarina S.p.a. unico caso in Italia e in Europa ndr). A questi straordinari risultati si è arrivati partendo dalla campagna di sensibilizzazione e formazione dei cittadini, per i quali, oggi, non fare la differenziata sarebbe impensabile. Secondo alcuni dati forniti da Contarina, una delle società che si occupano della raccolta dei rifiuti in provincia di Treviso, i suoi utenti nel 2016 hanno prodotto 386 kg pro capite, contro i 497 kg della media italiana. Le tariffe? 186 euro all’anno per i trevigiani, contro i quasi 305 della media italiana.